Le gesta di Gilgamesh e Enkidu
di Daniel Tubau
15 Dicembre 2014
dal Sito Web
TheCult
traduzione di
Nicoletta Marino
Il
Poema di Gilgamesh,
conosciuto anche come l'Epopea di Gilgamesh, è la prima opera
letteraria vera della storia.
Racconta le gesta di un re di Uruk, una città sumera che forse ha
dato il nome all'odierno Iraq. Il tema si divide in dodici tavole
che possiamo considerare capitoli della stessa storia.
Ho parlato delle sue origini e caratteristiche nel
Primo libro che Contiene tutti i Libri,
qui mi limiterò a raccontare le avventure di Gilgamesh e del
suo amico Enkidu e a indicare alcuni punti intriganti e di
rilievo.
Tema dell'Epopea di Gilgamesh
La storia è raccontata da una persona, forse un sacerdote della dea
Ishtar, che ci parla della sua ammirazione per l'antico re che
costruì le impressionanti mura di Uruk.
Il narratore si rivolge ai suoi interlocutori in forma generale
("Presenterò al mondo") ma a volte sembra parlare con una persona
che cammina accanto a lui:
"Presenterò al mondoColui che ha visto tutto,Ha conosciuta l'intera terra,Penetrato tutte le cose,e ha esploratotutto ciò che è occulto".
Questo personaggio sembra essere primo in tutto, oltre ad aver
dipanato antichi misteri:
"Eccellente in saggezza,ha abbracciato tutto con lo sguardo:contemplò i Segreti,scoprì I Misteri,e ci ha raccontatodel tempo prima del Diluvio".
Curiosamente, il narratore qui sembra passare la narrazione al suo
protagonista, o almeno sembra si basi su un racconto che quello
stesso personaggio aveva scritto:
"Di ritorno dal suo lungo viaggio,esausto, ma contentoincise su una steletutti I suoi lavoricostruì le mura di cintadi Uruk".
Il narratore poi, sembra rivolgersi a qualcuno che è vicino a lui,
forse un aiutante, forse uno scriba al quale vuole trasmettere
quella storia leggendaria.
Gli dice di guardare le mura di Uruk, di ammirare i basamenti
inimitabili, di ispezionare le mura di mattoni cotti.
Poi gli chiede di cercare il racconto segreto che il re Gilgamesh
aveva lasciato:
"Adesso vai a cercareLa piccola cassa di rame.Prendi l'anello di bronzoApri il pomello segretoEd estrai la tavoletta di lapislazzuli.Così scopriremo come Gilgameshha superato tante prove."
Dopo aver estratto da quel misterioso cofanetto la tavoletta di
lapislazzuli, che contiene un antico testo che sembra da decifrare
forse perché è in sumero e il narratore è semita o forse perché è
codificato come un messaggio segreto, inizia la storia.
Gilgamesh è il re di Uruk. Figlio del re Lugalbanda e della
dea Ninsun.
Crudele e spietato, applica il diritto di "ius primae noctis", cioè
dorme con loro prima dello stesso sposo, non rispetta gli anziani e
maltratta i giovani che affronta in combattimenti mortali.
E' odiato e aborrito dal suo stesso popolo, che eleva le sue
lamentele agli dei. Gli dei decidono di creare un nemico che lo
freni e la dea Aruru dà vita ad una creatura selvaggia chiamata
Enkidu come il nome della bestia.
Enkidu vive nei boschi con gli animali, come una fiera in più anche
se ha le sembianze umane. I cacciatori e gli agricoltori temono la
bestia e la notizia arriva fino a Gilgamesh.
Gilgamesh decide di inviare una prostituta o una sacerdotessa, o
forse una sacra sacerdotessa a sedurre la bestia. Enkidu e la donna,
Samhat, si uniscono e a partire da quel momento gli animali non
vogliono saperne più del suo amore e fuggono da lui.
Grazie alla sua donna, Enkidu si è trasformato in un essere umano ed
ha raggiunto la conoscenza:
"Le bestie del monteRifuggono dal suo contatto.…Enkidu si era quietatoNon era veloce come un tempoAveva però giudizioEd il suo sapere era vasto."
Samhat gli parla della città di e Enkidu arde dal desiderio di
conoscere questo nuovo mondo.
Arriva in città e si scontra col re Gilgamesh, si compie così il
disegno degli dei.
Non si conosce con esattezza l'esito del combattimento in quanto non
è stato possibile ricostruirlo al completo dai testi rimasti. Di
solito si dice che il vincitore fu Enkidu, ma non è del tutto
sicuro.
Ciò che invece si sa è che dopo il combattimento, i due nemici si
riconciliano e diventano grandi amici.
In cerca di avventure, Enkidu e Gilgamesh decidono di affrontare il
temibile mostro dei boschi chiamato Huwawa.
Inizia così quella che si può considerare la prima road movie
della storia, quando i due amici viaggiano per la Mesopotamia,
probabilmente in direzione dell'attuale Libano, dove nei boschi di
cedro regna Huwawa.
Si tratta anche, chiaramente, della prima
storia di amici di ventura
(buddies
-
camerata), e per questo la storia è paragonata ad un film
moderno come Due uomini e un destino (Butch Cassidy e
Sundance Kid) come
Due uominie un destino - Gilgamesh y Enkidu.
I due uomini arrivano fino al bosco di cedri e affrontano il mostro,
riescono a sconfiggerlo, ma questo fatto risveglia l'ira degli dei
perché il bosco e il mostro erano sotto la loro protezione.
La Dea
Innana/Ishtar/Astarte, poi, vuole sedurre Gilgamesh, ma lui
la rifiuta perché sa che tutti gli amanti della dea finiscono male.
Furiosa, lei, lancia contro Uruk il terribile Toro Celeste, ma gli
eroi lo uccidono.
Qui gli dei decidono di vendicarsi e castigare gli impudenti eroi.
Il problema è che la madre di Gilgamesh è una dea, quindi decidono
di uccidere Enkidu. E' qui che Gilgamesh scopre che esiste la morte,
quando vedere imputridire davanti ai suoi occhi il corpo del suo
amico.
E' il primo racconto, quindi, quello in cui si descrive la morte in
tutta la sua fatalità e concretamente è la morte di un amico o di un
amante che sarà un tema ricorrente in tutta la letteratura
universale, come nel racconto di Malcom Lowry dal titolo
Oscuro come la tomba in cui giace il mio Amico Morto, che sembra
quasi una frase pronunciata da Gilgamesh:
"Una sorte crudele in un sol colpoTi ha strappato a me!Adesso cosa è questo sonnoche si è impossessato di te?All'improvviso sei diventato un'ombraE già non mi ascolti!"
Questo momento che si può paragonare con quello in cui il principe
Siddharta Gautama scappa dal palazzo di suo padre e dopo una vita di
lussi e desideri scopre la malattia, la vecchiaia e la morte, inizia
la grande ricerca dell'immortalità.
Gilgamesh, terrorizzato dalla prospettiva di affrontare lo stesso
destino del suo amico morto, decide di andare in cerca di
Utnapishtim, l'uomo che sopravvisse al diluvio e che ora è
immortale.
Dopo diverse peripezie, Gilgamesh incontra il mitico Utnapishtim,
che gli racconta la storia del diluvio e di come il dio Enki lo
avvisò che gli dei volevano sterminare tutta l'umanità con un
diluvio universale.
Utnapishtim costruì una nave sulla quale fece salire tutta la sua
famiglia e riuscì a sopravvivere, quando dopo molti giorni di
pioggia, dopo ave rinviato un corvo nell'immensità dell'oceano
questo non ritornò, il che significava che c'era della terraferma
sulla quale sbarcare.
Quando fu scoperto questo racconto, i ricercatori rimasero
meravigliati per la sua somiglianza con il racconto biblico del
diluvio di Noè.
Oggi nessuno dubita che Utnapishtim (chiamato Ziusudra in sumero e
Atrahasis in accadico) è l'ispirazione del Noè biblico. Nel
racconto poi contenuto nell'Epopea di Gilgamesh, un altro
racconto mesopotamico, l'Atrahasis, si narrano le ragioni che
portarono gli dei a desiderare la distruzione degli esseri umani.
Dopo aver raccontato la storia del diluvio, Utnapishtim racconta a
Gilgamesh come può ottenere l'immortalità. Si sa che uno dei
requisiti è quello di rimanere svegli per sette giorni e sette
notti. Gilgamesh non ci riesce e non ottiene l'immortalità.
Quando tutto sembra perso, la sposa di Utnapishtim gli chiede di
aiutare Gilgamesh e che almeno gli riveli il segreto che gli
permetterà di recuperare la gioventù. Utnapishtim cede finalmente
alle sue preghiere e racconta a Gilgamesh che esiste una pianta
nelle profondità dell'oceano che restituisce la gioventù perduta.
Gilgamesh si inabissa nell'oceano e ritorna con la pianta.
Invece di usufruire solo lui della pianta della gioventù, Gilgamesh
dimostra che non è più il re crudele ed egoista che era prima di
conoscere Enkidu e decide di portarla a Uruk, si suppone sia per far
sì che gli anziani del Consiglio recuperino la gioventù:
"La porterò alla turrita Uruk,Farò mangiare a tutti la pianta.Il suo nome sarà'L'uomo diventa giovane nella Vecchiaia.'Io stesso la mangeròE così tornerò ad essere come quando ero giovane."
Durante il cammino si ferma vicino ad un pozzo di acqua fresca e si
addormenta un attimo.
E' allora che un serpente esce dall'acqua e gli ruba il fiore della
gioventù. Gilgamesh, disperato, ritorna a Uruk.
Il poema inizia come finisce, descrivendo la grandezza della città
di Uruk costruita dal re Gilgamesh. E' sorprendente come il primo
racconto della storia riservi un triste finale al suo eroe, anche se
gli rimane la netta consolazione di essere più saggio.
Esistono molti più dettagli nella storia,
e anche nella
Tavoletta XII,
la cui relazione con il racconto principale è molto controversa,
Gilgamesh discende all'inferno e si ritrova con Enkidu.
Fonte Originale: http://www.bibliotecapleyades.net/
dal sito web http://www.thecult.es/
Versione nella lingua originale:
http://www.bibliotecapleyades.net/sumer_anunnaki/esp_sumer_annunaki50.htm
http://ningishzidda.altervista.org/
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.E' gradito il nome o il nikname