Dimenticare di essere liberi
Scritto da MMJ in .
fonte: Scuola Libertaria
Il neonato viene subito introdotto nel circuito del sistema per farne
di lui un adattato sociale, un normalizzato, un autoritario, un
richiedente istruzioni e assistenza. Prima si adegua ai codici
coercitivi di questa società mercantile, meglio è. Ma fino a una certa
età possiamo ancora vedere il bambino che, di fronte alla minaccia del
genitore ‘o fai come dico io, o ti punisco’ (spesso non esiste
neppure la minaccia, si passa alle vie di fatto) reagisce facendo il
muso lungo, piangendo, recalcitrando, e soprattutto chiedendosi intimamente perché mai dovrebbe fare una cosa che ritiene ingiusta. Bisogna intendersi subito sul diritto-dovere dei genitori di intervenire arbitrariamente sui figli, e lo farò con Marcello Bernardi che così dice: ‘le
limitazioni alla libertà di un bambino sono giustificate solo quando
sono indispensabili per la difesa della sua persona. Altrimenti sono dei
veri e propri attentati alla sua persona’.
Questo tipo di umana reazione del bambino, che vorrebbe solo difendere i suoi diritti e la sua unicità, svanisce per effetto dell’educazione omologante
e si fa largo un altro tipo di modello mentale e di comportamento,
quello dell’adattato, del richiedente istruzioni. Il bambino imparerà
col tempo a distogliere l’attenzione dall’ingiustizia della richiesta o
della minaccia in sé, e si concentrerà invece sul come eseguire bene l’ordine
senza così avere conseguenze punitive, come prescritto. Imparerà quindi
che l’ordine in sé, accompagnato dalla punizione oppure dal premio
nella versione adulatoria e subdola della richiesta, non deve essere
messo in discussione, perché si tratta di normalità. ‘Insomma, se lo fanno tutti, tu non fare il sovversivo’! Il bambino crederà che tutto nell’universo funzioni in questo modo, che non vi possono essere alternative, e chi le propone è un sovversivo, un pazzo, un sognatore, un animale… Per inciso, chi ha mai letto Flatlandia?
L’unico problema del bambino sulla via dell’adattamento, appena
introdotto nel circuito della produzione, è intanto quello di cercare le
soluzioni più efficaci per non finire in punizione, ma al contempo per soddisfare i suoi bisogni.
E’ ancora un umano, ma in pieno conflitto con qualcosa che lo soffoca
in quanto tale, e che gli fa intraprendere percorsi dolorosi, non
voluti, già alienanti. La bugia detta ai genitori è
quasi sempre una di queste soluzioni, che è sostanzialmente un inganno
(il bambino lo sa, ne soffre, ma ancora in lui è più forte l’istinto di
conservazione della propria libertà) che gli serve a conciliare, là dove
è possibile, il proprio diritto a non eseguire un ordine, che ritiene
ingiusto, con il volere dei genitori, cioè dell’autorità, della legge
calata dall’alto. E’ chiaro che l’ingenuità dei bambini è tale per cui
la loro autodifesa per mezzo della bugia si rivela a volte comica (‘non sono stato io a far cadere il vaso’, quando in casa c’era solo lui), ma col passare del tempo egli imparerà ad affinare la tecnica ingannatoria,
e non soltanto nei confronti dei genitori o delle autorità a lui più
prossime, maestri e professori in testa. Imparerà quindi anche ad
accusare gli altri (se in casa con lui c’era il cane o il fratellino,
incolperà il cane o il fratellino) e a ricattare a sua volta (‘se lo dici alla mamma ti faccio i dispetti’).
Ma quando per varie ragioni non è più la bugia ad essere una soluzione, ma è invece il codice di legge
ad essere considerato tale (e lo diventerà presto, in barba al buon
senso sbandierato ovunque), allora la faccenda è più grave, poiché la
persona già adattata, cioè quella che non ha più neppure la vaga idea
dell’ingiustizia insita nell’ordine in sé, nella minaccia, nel ricatto,
ma anzi lo perpetua con gli altri, sugli altri, eseguirà l’ordine
soltanto ‘perché lo dice la legge’, e lo eseguirà acriticamente
nelle forme e nei modi dettati dal sistema padronale, dall’istituzione.
Come prescritto. L’umano bambino di prima è finalmente sconfitto, e con
lui la sua libertà. Se prima il bambino in via di adattamento cercava
ancora i modi meno dolorosi per non eseguire gli ordini
(o per eseguirli con un minimo di salvaguardia della propria libertà),
ora l’adulto perfettamente adattato trova immediatamente i modi per eseguirli,
e li trova già confezionati: di ciò ne è felice, perché il sistema gli
fornisce i pre-testi e le scusanti specifiche. Siamo arrivati a un punto
della cosiddetta era civile dove l’adulto, se non trova norme calate dall’alto per un problema che potrebbe risolvere da solo, le richiede a gran voce.
In poche parole richiede governi, ordini, punizioni, e
‘giustificazioni’ preconfezionate. Non a caso, quando si parla di certi
argomenti con un adulto normalizzato, le sue frasi sono spesso
codificate, stereotipate, gonfie di retorica e di pregiudizi. Tutto
acquisito culturalmente. Se i fatti smentiscono la retorica - come
avviene - l’adattato si arrabbia, non con se stesso, ma con chi gli
dimostra che la sua retorica non regge di fronte ai fatti.
Ci ricordiamo a questo punto dell’intima domanda del bambino non ancora adattato? ‘Perché mai dovrei fare una cosa che ritengo ingiusta’? Nell’adulto adattato, nel bravo cittadino ligio al dovere e ‘onesto’, nella persona educata
e per bene, quella domanda è ormai un’ombra remotissima, una questione
che i figli devono imparare a soffocare e presto. Quella domanda si
trasforma invece e di fatto in un imperativo che l’adulto ben educato
rivolge a se stesso: ‘devo fare così perché lo dice la
legge, e se non lo faccio nei modi e nei tempi stabiliti mi puniscono;
io lo posso anche trovare ingiusto, ma la legge è legge’.
Tutto questo aderisce al modello generale imposto, al modus perpetuandi di questa società, laddove non ci si chiede più, ad esempio, se sia necessaria la scuola tradizionale (specie se obbligatoria), dati i suoi tragici effetti visibili ovunque, quanto invece se sia prudente disertarla, data la punizione prevista dalla legge. Ogni questione calata dall’alto, in questa società, si sposta dalla sua vera sostanza alle conseguenze previste in caso di disobbedienza. Non si affronta neppure la questione se sia umano un popolo governato attraverso la paura, perché ormai è tutto così orribilmente normale e consolidato, soprattutto la paura di tornare liberi e umani.
Qualcuno si chiedeva
come mai i popoli obbediscono all’autorità costituita anche quando
obbedire significa andare contro i propri interessi. Prodigi
dell’educazione.
Fonte
http://ningishzidda.altervista.org/
Terribili verità, Wlady.
RispondiEliminaCiao
...un sistema perverso che tutti danno per giusto, Zret
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