Come mai la Airforce USA indaga sugli effetti delle nanoparticelle
di alluminio in atmosfera?
by nogeoingegneria
L’alluminio è uno degli elementi più diffusi sulla terra sotto forma di
composti, tra cui la bauxite come fonte principale. L’uso
dell’alluminio oltrepassa quello di tutti gli altri metalli ad eccezione
del ferro ed è importante praticamente in ogni settore produttivo. In
forma di nanoparticelle o nano-fibre troviamo questo metallo in molti
prodotti: cosmetica, tessuti high tech, elettronica, materiali da
imballaggio, medicinali, prodotti per l’agricoltura, per l’allevamento e
in altro ancora.
“Il nano-particolato di alluminio altera la funzione immunitaria”, è il titolo di uno studio
pubblicato dalla US Airforce. Da dove nasce l’interesse dei militari
sugli effetti dei nano-particolati di alluminio in caso di inalazione? In
vari contesti è stato proposto o è già stato effettuato il rilascio in
atmosfera di questo tipo di particelle.
1. Possedere il clima. L’esercito americano ha dichiarato l’obiettivo di “possedere il clima” entro il 2025. Nel documento Weather as a Force Multiplier:Owning the Weather in 2025 troviamo un esplicito riferimento alla nanotecnologia come strumento di intervento. Questo approccio prevede la modificazione atmosferica via introduzione di aerosol
(nano-particolato) in nubi, cicloni e correnti. Il brevetto US-Patent
5003186 “Stratospheric Welsbach seeding for reduction of global warming”
(1990) parla tra altre sostanze di ossido di alluminio.
2. Chaff. Sono note le estese operazioni chaff o flares
(rilascio di fibre di vetro rivestite di alluminio in atmosfera ). Si
tratta di meccanismi di difesa utilizzati da aerei militari per evitare
il rilevamento e/o di attacco da parte di sistemi di difesa aerea
avversari. La dispersione in grande quantità di chaff serve a riflettere i segnali radar e, formando una nube, nascondere temporaneamente velivoli al rilevamento radar.
3. Global warming. Per ovviare alle conseguenze del presunto
global warming, si è proposto (in realtà si sta già effettuando da una
decina d’anni) di spargere milioni di tonnellate di nanoparticolato di
alluminio in stratosfera (Progetto Sun Radiation Management -SRM) con
l’intento di termoregolare il pianeta.
4. Carburante aereo. I militari dell’Air Force promuovono (e
forse già utilizzano) un carburante composto da nanoparticelle di
alluminio e acqua ghiacciata, adatto non solo ai razzi e alle navicelle
spaziali, ma anche agli aerei civili e militari (vedere qui). L’Air Force Lab presenta in questo VIDEO il suo”New Fuel from Aluminum Nanoparticles”. Aluminium come additivo nel carburante è stato testato addirittura già nel 1958, come mostra questo documento.
Ci sono motivi a sufficienza per poter temere un consistente
inquinamento atmosferico con nano-particolato di alluminio (ed altro), ed
un’indagine della Airforce su scelte e operato non può sorprendere,
anzi è doveroso.
Lo studio dell’ “Applied Biotechnology Branch” dell’ “Air Force Research Laboratory” (1) presentato in forma sintetica, esamina gli effetti sul tessuto polmonare in caso di inalazione di nano-particolati di alluminio.
Il nano-particolato di alluminio altera la funzione immunitaria
Il nanoparticolato di alluminio altera la funzione immunitaria:
questo è il titolo dell’articolo scientifico pubblicato nel 2010
dall’Applied Biotechnology Branch, dell’Air Force Research
Laboratory.
Così inizia l’articolo del gruppo di ricerca della Air Force
che ha esaminato gli effetti dei nanoparticolati di alluminio in un
microambiente polmonare simulato:
“La via più probabile di
esposizione ai nano-particolati di alluminio è l’inalazione, dato il loro
utilizzo nei carburanti di jet e nelle munizioni.”
Secondo Braydich-Stolle et al., gli studi svolti sulla nano-tossicità
sono pochi e molto limitati: nanomateriali diversi in vari modelli
cellulari hanno dimostrato un effetto dose-dipendente, ma un limite è
che non sono state valutate situazioni realistiche di esposizione umana,
che descrivano quali interazioni avvengono dopo esposizione a basse
dosi di nano-particolato.
Tuttavia, proseguono i ricercatori, studi con
microparticelle di alluminio hanno mostrato danni polmonari per brevi
esposizioni settimanali. Altri studi hanno dimostrato che particelle più
piccole (nanometriche) quando inalate si accumulano nei polmoni e la
loro eliminazione è ostacolata in caso di esposizione cronica.
Sulla
base di questi risultati, il gruppo già si aspettava, per la propria
ricerca, un certo effetto del nano-particolato di alluminio, molto
reattivo e con la capacità di penetrare in profondità negli alveoli
polmonari. Inoltre, si afferma che “l’effetto diverrà più pronunciato
nel tempo, come risultato di un accumulo nei polmoni”.
Nel corso dello
studio, il gruppo ha tenuto come riferimento per i propri test i limiti
di esposizione riportati dall’OSHA (Occupational Safety and Health
Administration).
La vitalità cellulare è stata verificata ed una lieve
tossicità è stata osservata alle dosi più alte, con le cellule
fagocitarie più colpite rispetto alle epiteliali. Le cellule fagocitarie
(macrofagi)
sono cellule immunitarie locali che inglobano materiale estraneo al
fine di proteggere le altre cellule. Come era atteso, le cellule
immunitarie hanno fornito qualche protezione alla tossicità dei nano-particolati (NP).
Sono state poi valutate le funzioni immunitarie
esponendo il microambiente polmonare ad una concentrazione non tossica
di NP, e successivamente infettandolo con il patogeno respiratorio
Staphylococcus Aureus.
I test hanno mostrato che la funzione
fagocitaria, dopo trattamento con gli NP, si sia ridotta.
Visto il
cambiamento nella funzione dei macrofagi alla presenza del patogeno, il
gruppo ha effettuato ulteriori indagini sulla normale risposta
immunitaria.
Durante le infezioni, le cellule fagocitarie ed epiteliali
locali secernono proteine specifiche: chemochine per reclutare cellule
immunitarie adattative, e citochine per attivare le cellule reclutate
per una risposta più fastidiosa al materiale estraneo. E’ stato scelto
di valutare l’impatto che i nano-particolati di alluminio hanno sul
sistema NFkB dei macrofagi, che è un regolatore chiave della funzione
immunitaria, avendo il controllo della produzione di chemochine e
citochine.
In condizioni normali, Staphylococcus Aureus innesca una
forte attivazione del sistema NFkB.
Quando invece gli NP di alluminio
sono presenti, le cellule immunitarie non sono in grado di attivare il
sistema, generando degli effetti a cascata: tutti i meccanismi di attivazione immunitaria sono alterati,
reprimendo ogni attivazione alternativa dei macrofagi, diminuendo così
la capacità delle cellule immunitarie di combattere l’infezione e
lasciando le cellule potenzialmente vulnerabili ai patogeni.
Il destino
degli NP di alluminio potrebbe seguire due potenziali percorsi per la
tossicità: gli NP potrebbero rimanere nei polmoni, oppure superare le
barriere di scambio gassoso e incorporarsi nel circolo sanguigno (avendo
poi la possibilità di essere eliminati, nda). In luce del fatto che
studi precedenti hanno dimostrato che la rimozione degli NP dai polmoni è
difficoltosa, la situazione più probabile è che l’alluminio persista
nei polmoni e che continui ad essere inglobato dai macrofagi.
I ricercatori concludono: “Sebbene gli NP non siano particolarmente tossici per le cellule polmonari, essi hanno impoverito la naturale abilità di risposta ad un patogeno respiratorio”.
(1) FONTE : Nanosized aluminium altered immune function
Gli scienziati di un Air Force Research Lab di Dayton, Ohio, hanno sviluppato un nuovo fantastico modo di sfruttare l'energia dell'idrogeno immagazzinato nella normale acqua di rubinetto.
Il segreto è nelle nanoparticelle di alluminio. Aggiungendo acqua alle nanoparticelle appositamente rivestite, gli scienziati possono produrre più di mille litri di gas di idrogeno da un litro di acqua. Questo nuovo combustibile è stato progettato per fornire energia in situazioni di emergenza - ma potrebbe anche essere utilizzato in motori a razzo o aerei.
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