“Assassinio sul Nilo” è un indimenticabile filmone del 1978 con David Niven e Peter Ustinov, diretto da John Guillermin e tratto dal romanzo “Poirot sul Nilo”, di Agatha Christie. E se fosse un giallo – legato sempre a un omicidio, ma lontanissimo nel tempo – anche l’origine dell’attuale potere mondiale? Domande vertiginose, quelle che Nicola Bizzi – sul canale “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti – rilancia al pubblico, partendo da un decisivo agguato che risale a 3.500 anni fa: quello che costò la vita al faraone di Tebe, assassinato attorno al 1570 avanti Cristo dai sicari degli Hyksos che volevano estorcergli il rituale segreto dell’immortalità. Bizzi non risparmia riflessioni taglienti: «Il dominio Hyksos fu un trauma assoluto, per l’Egitto: una vera tragedia. Ed è a causa loro che abbiamo ereditato la maggior parte dei problemi religiosi che hanno attanagliato il mondo, fino ai nostri giorni. Se certe decisioni prese in Vaticano influenzano ancora la politica italiana, è perché continuiamo a scontare l’eredità degli Hyksos».
La tesi, molto dibattuta, è stata avanzata da studiosi come
Christopher Knight e Robert Lomas, secondo cui sarebbe ambientato
proprio a Tebe, e non a Gerusalemme, il leggendario assassinio
dell’architetto Hiram Abif, figura archetipica del primo maestro
massone. E quindi: la ritualità
libero-muratoria potrebbe esser stata davvero mutuata da quell’oscuro
fatto di sangue, realmente accaduto? Le ipotesi portano lontanissimo:
per Knight e Lomas, convinti dell’antica origine egizia della massoneria,
il mandante dei killer del faraone dell’Alto Egitto poteva essere il
biblico Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, divenuto vicerè del
Basso Egitto caduto in mano agli Hyksos. E chi erano, gli Hyksos? Popoli
semiti di origine cananea, sostengono gli assirologi. O forse erano
Amorrei, provenienti dalla Mesopotamia, proprio là dove Paolo Rumor –
nel libro “L’altra Europa” – situa l’iniziale centrale operativa della
Struttura, network-ombra che dominerebbe il pianeta in modo ininterrotto
da quasi 12.000 anni.
Di sicuro – dice Bizzi – al tempo della “cattività babilonese”, sotto il profeta Ezechiele, la tradizione ebraica si liberò completamente delle iniziali radici egizie. E la successiva comparsa (biblica) del leggendario architetto di Salomone, figura di cui si è appropriata poi la massoneria? Ebbene: il fenicio Hiram, in realtà, potrebbe essere un semplice calco, ebraicizzato, della vittima originaria: cioè il legittimo faraone di Tebe, devoto ad Amon-Ra e strenuo custode dei segreti originari. Segreti che, nella notte dei tempi, le divinità avrebbero rivelato agli eletti. Effettivamente, la drammatica vicenda storica di Sekenen-Ra Teo II (Seqenenra Ta’o II) viene riproposta in modo quasi identico nella leggenda di Hiram, assassinato da tre apprendisti decisi a carpirgli il segreto (che nella massoneria, sempre simbolizzante, diventa “costruttorio”). Il signore di Tebe viene invece ucciso da assassini agli ordini degli stranieri Hyksos, che avrebbero sterminato l’intera casta sacerdotale di Tebe. «Così sarebbe davvero andato perduto per sempre, il segreto rituale dell’immortalità».
Nella ritualistica massonica, com’è noto, quell’irrimediabile
incidente viene richiamato con l’espressione “la parola perduta”.
Scoperto il corpo del maestro, maldestramente occultato, gli assassini
di Hiram vengono poi smascherati e puniti. L’analogia con l’Egitto è
lampante, sottolinea Bizzi: gli archeologi hanno notato che Sekenen-Ra
fu imbalsamato tardivamente, quando la salma (come quella di Hiram) era
ormai in stato di decomposizione. La mummia fu rinvenuta nella stessa
tomba che ospitava il sarcofago del grande faraone Ramses II, segno
quindi dell’alto onore concesso alla vittima. Non solo: nello stesso
sito è stata trovata una terza mummia, ma senza nome. «Fatto rarissimo, nell’antico
Egitto: sinonimo di ignominia». E infatti: «La terza salma era quella
di un sepolto vivo. L’uomo era ancora in vita, quando fu stretto a forza
nelle bende. Probabilmente era uno degli assassini di Sekenen-Ra:
quello che poi, nello “hieros logos” massonico, diventa Jubello, uno
degli assassini di Hiram».
Paradossalmente, riflette Bizzi, possono quindi apparire attendibili certi documenti medievali che, al rituale massonico, attribuiscono ben 4.000 anni di storia. Non mancano altri indizi convergenti: come le tracce di una fratellanza di “costruttori in grembiulino” scoperte dagli archeologi a Deir El-Medina, sempre nella regione dell’antica Tebe, capitale della “resistenza” egizia contro l’invasione degli Hyksos. «Una confraternita iniziatica, fondata su tre gradi: questa tradizione era prettamente egizia, e solo in seguito venne ereditata dalla cultura semitica, che infine divenne “ebraica” con Mosè». Non solo: «Questa ritualistica sarebbe stata mantenuta in vita nel Sinai, dove poi l’avrebbe individuata uno studioso come Robert Ambelain». Poi però ci fu una cesura netta: come per far perdere la tracciabilità della vicenda originaria? L’impronta egizia – prosegue Bizzi, citando sempre Knight e Lomas – sarebbe stata successivamente cancellata dalla “giudaizzazione” risalente al periodo dell’esilio babilonese, dopo la distruzione del Primo Tempio.
«Gli studiosi individuano nel profeta Ezechiele, massimo leader
ebraico durante il periodo babilonese, l’autore della definitiva de-egittizzazione
della leggenda hiramitica e la sua piena acquisizione da parte della
tradizione giudaica». Forse, aggiunge Bizzi, «proprio al tempo di
Ezechiele vennero rimossi i riferimenti egizi di questa narrazione, che
poi venne fatta propria dalla tradizione ebraica». Narrazione quindi
«filtrata attraverso l’Antico Testamento» e, infine, «adottata dalla massoneria»,
come se si trattasse effettivamente di un’eredità culturale ebraica,
anziché egizia. C’era davvero qualcosa di sconveniente, da nascondere?
E’ quello che sembrano suggerire gli studi che – sulle tracce delle possibili origini egizie della massoneria
– mettono l’accento sull’eventuale ruolo di Giuseppe nella tragica fine
del faraone legittimo, quello tebano. «Volevano carpirgli i segreti del
rituale della rinascita e dell’immortalità, il rituale di Horus, che
era prerogativa dei faraoni della dinastia tebaica: era quel tanto che
mancava agli Hyksos per essere paragonati ai veri faraoni».
Sintetizza Bizzi: il “falso” faraone di stirpe Hyksos, insediato ad
Ávaris nel delta del Nilo, «voleva impossessarsi del segreto della
rinascita divina per raggiungere l’immortalità e diventare, dopo morto,
come Osiride». Attenzione: sempre Christopher Knight e Robert Lomas
hanno documentato come la storia
del mitico patriarca israelita finito in Egitto sia perfettamente
collocabile in quegli anni. «Di fatto, Giuseppe era il vicerè di Apofe»,
il faraone straniero e quindi usurpatore. Secondo la tradizione egizia,
gli invasori Hyksos adoravano il dio Seth, cioè l’assassino di Osiride.
E il loro pseudo-faraone aveva assunto proprio quel nome – Apofe – per
umiliare gli sconfitti: nella ritualità tebana, infatti, contro il
Serpente Apofe (le Tenebre) combatteva Amon-Ra, divinità del Sole. E
anche questo aspetto sembra avvicinare i fatti di Tebe alla libera
muratoria: «Nel rituale massonico del III grado, viene detto che Hiram
fu ucciso mentre si recava a pregare
nel Tempio a mezzogiorno, ovvero quando il Sole – allo zenit – esprime
la sua massima forza». Dunque: dietro al leggendario Hiram si nasconde
la vera vittima, cioè l’egizio Sekenen-Ra?
Interrogativi innescati, in ogni caso, dalla scoperta della tomba del faraone assassinato: la rinvenne nel 1881 l’egittologo tedesco Émile Brugsch. «I testi di storia attribuiscono l’omicidio, genericamente, agli Hyksos». Nel libro “La chiave di Hiram”, invece, Knight e Lomas esibiscono documenti secondo cui l’uccisione sarebbe stata opera di emissari molto probabilmente inviati da Giuseppe, braccio destro del signore di Ávaris: «Solo il segreto del rituale dell’immortalità e della rinascita avrebbe potuto garantire al sovrano Hyksos la sua assimilazione con Horus e Osiride», mettendolo quindi alla pari con gli autentici faraoni egizi. Sekenen-Ra – che evidentemente tenne per sé il segreto – fu colpito al volto esattamente come, secondo il rituale massonico, sarebbe stato colpito Hiram. Con la morte del faraone, chiosa Bizzi, quel rituale andò effettivamente perduto: verosimilmente erano stati uccisi anche i suoi sacerdoti, che il segreto lo conoscevano, e quindi Seknen-Ra Teo II era l’ultimo depositario del rituale dell’immortalità: nessun altro poteva esserne a conoscenza, se non lui e i vertici della casta sacerdotale.
Proprio l’eventuale origine egizia della massoneria potrebbe rivelare, attraverso la tradizione veterotestamentaria, il ruolo degli Hyksos nel progetto di potere
che sembra unire almeno idealmente il sionismo al suo antenato
leggendario, Mosè, che lasciò l’Egitto con un carico di oro e sotto
robusta scorta militare (non del faraone, ma sempre del sovrano di
Ávaris). Se l’evento viene collegato all’origine mesopotamica della
Struttura citata da Rumor, sembra di essere di fronte alla
quasi-chiusura di un cerchio. Il che fa pensare a quella che potrebbe
esser stata l’operazione successiva: la conquista del nuovo dominio
assoluto dell’epoca, l’Impero Romano, attraverso il format religioso
cristiano che Paolo di Tarso (uomo della Struttura) avrebbe preteso di
trarre dalla tradizione giudaica. L’ultima resistenza al piano sarebbe
stata opposta dall’imperatore Giuliano l’Apostata. Poi, quasi mezzo
millennio dopo i presunti fatti di Gerusalemme, fu Teodosio a insediare
direttamente al potere la nuova religione, concepita appunto come instrumentum regni.
(Storico indipendente, saggista prolifico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale, Nicola Bizzi – massone e iniziato ai Misteri Eleusini – è impegnato in una vasta opera di divulgazione dei contenuti storico-archeologici più scomodi, come quelli che comproverebbero l’origine atlantidea della civiltà occidentale. Acquisizioni anche scientifiche, che ormai – in molti casi – dimostrano l’insostenibilità della storiografia ufficiale, svelando il ruolo decisivo di network occulti nella sovragestione della governance planetaria, ieri come oggi).
Pubblicato su: https://www.libreidee.org/2021/12/assassinio-sul-nilo-hyksos-lorigine-di-tutti-i-nostri-guai/
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