Le uova? Lasciamole alle galline
20 miliardi di galline vengono uccise ogni anno nel mondo. In Italia
si consumano ogni anno 12 miliardi di uova, per pasta, maionese,
merende, dolci, gelati, prodotti da forno ecc. Le galline destinate a
produrre queste uova sono 40 milioni.
L'uovo ha una sua precisa e specifica finalità naturale: quella di
dar vita (se fecondato) ad un nuovo organismo, sia che si tratti di
uccelli o di mammiferi, uomo compreso.
La maggior parte delle uova prodotte dalle galline viene immessa sul
mercato per il consumo umano, mentre una parte di queste viene posta in
enormi incubatrici al fine di far nascere altre galline ovaiole. Circa
la metà dei pulcini che nascono sono maschi.
I maschi, come si sa, non
producono uova e bastano pochissimi esemplari per fecondare le galline
per la schiusa. Perciò la quasi totalità dei pulcini maschi, non essendo
adatti come polli da carne, viene soppressa alla nascita. Generalmente
l'uccisione avviene col gas oppure mediante una specie di tritacarne a
lama il cui risultato viene venduto come concime o cibo per maiali o
altri animali. Ma spesso i pulcini fanno una fine ancora peggiore:
seppelliti vivi, annegati, schiacciati da un trattore o messi in sacchi
di plastica dove muoiono per asfissia.
Un'azienda piemontese scaricava
d'inverno i pulcini nei campi a mo di concime organico e li lasciava
morire di freddo. In uno dei maggiori allevamenti italiani, ogni
settimana vengono triturati 260 mila pulcini maschi. Solo in Italia ogni
anno 30 milioni di pulcini vengono ridotti in concime organico per i
campi.
Le cose non cambiano di molto neppure nel caso di uova provenienti da
allevamenti biologici, con galline allevate a terra. Infatti, anche se
questo sistema di allevamento è sicuramente preferibile rispetto a
quello di batteria, il problema dei pulcini maschi è lo stesso: sono
considerati inutili e soppressi.
La stessa cosa avviene ovviamente anche
per le galline ovaiole, dapprima ipersfruttate per ottenere da loro il
massimo rendimento possibile di uova, poi, non appena la loro produzione
accenna a diminuire le si sopprime. Alle galline "ovaiole", che
appartengono ad una razza appositamente selezionata, viene tagliato il
becco senza anestesia il cui taglio lascia scoperti i termini nervosi
provocando agli animali dolore per tutta la vita.
Per aumentare la
produttività alle galline vengono somministrati farmaci che accorciano
il periodo di massima produttività. Le gabbie in rete metallica, in cui
le galline non hanno lo spazio nemmeno per aprire le ali, producono
dolore alle zampe degli animali. Capannoni perennemente illuminati per
incrementare la produzione di uova. Anche negli allevamenti biologici le
galline sono private dalla possibilità di formare un loro naturale
nucleo familiare e di covare le uova fino alla schiusa. All'età di due
anni tutte le galline, a prescindere del tipo di allevamento, vengono
uccise per diventare carne per animali d'affezione o carne di seconda
scelta.
In virtù di una legge entrata in vigore nel 2004 sul guscio delle
uova deve essere stampigliato un codice che indica se si tratta di uova
ottenute da galline allevate in modo biologico, identificate con il
numero zero; all'aperto, con il numero 1; a terra nei capannoni, con il
numero 2 o nella gabbie, con il numero 3. Sull'etichetta si trova anche
la sigla della provincia e un codice che individua l'allevatore. Il 90%
delle uova normalmente consumate dall'uomo è di gallina, ma si
utilizzano anche uova di struzzo, quaglia, faraona tacchina, oca, anatra
ecc.
Molte persone sono allergiche alle uova che
impegnano enormemente il fegato. Infatti è noto che per verificare la
funzionalità del fegato si fanno ingerire due tuorli d'uovo insieme. Il
prof. Marcello Ticca, dell'Istituto Nazionale della Nutrizione, richiama
l'attenzione sui particolari fenomeni allergici provocati dalle uova, a
carico della pelle, dell'apparato respiratorio e di quello
gastrointestinale. Sembra infatti che un terzo di tutte le allergie dei
bambini sia dovuta all'uso delle uova.
Le uova possono essere contaminate da salmonella e
dalle tossine elaborate degli Stafilococchi. Le salmonelle sono dei
microrganismi che possono superare la barriera intestinale umana ed
entrare in circolo instaurando un quadro clinico simile a quello del
tifo. Gli stafilococchi provocano nausea, vomito, diarrea, prostrazione.
I suddetti stati morbosi possono derivare anche dall'uso di pasticceria
e l'utilizzo di maionese che, come si sa, si basano sull'impiego di
uova crude che possono essere contaminate.
Si è calcolato che nella sola Inghilterra due o tre milioni di persone sono colpite da salmonellosi.
Nel dicembre del 1988 la sottosegretaria alla sanità inglese in
un'intervista televisiva dichiarò che la maggior parte delle uova
consumate in Inghilterra erano contaminate da salmonella,
particolarmente pericolose per i bambini, anziani, gestanti ecc.. Fu
reso noto che ben 8 uova su 10 risultavano infette. A causa di tali
dichiarazioni si formarono degli immensi depositi di uova invendute con
un incremento di 20 milioni di uova al giorno. La predetta
sottosegretaria Edwina Curie dovette dimettersi perché le potenti
lobbies degli avicoltori l'accusarono di aver procurato ingenti danni
economici alla categoria. Secondo la più autorevole rivista medica
inglese "The Lancet" la contaminazione delle uova è in realtà diffusa
massicciamente in tutto il mondo.
Il Centro Federale per il Controllo delle Malattie Infettive, che ha sede in Atlanta (Georgia) calcola che per ogni caso di salmonella
comunicato alle autorità ce ne sono almeno altri cento che sfuggono
alle statistiche. La salmonellosi è da attribuire anche al fatto che
residui fecali rimangono sul guscio dell'uovo durante la sua
deposizione; la porosità del guscio dell'uovo permette poi la
penetrazione e la moltiplicazione dei microrganismi nell'interno
dell'uovo stesso che diventa, di conseguenza, un'efficace veicolo di
tossinfezione.
L'on. Pubblio Fiori in una interrogazione alla Camera dei Deputati sostenne che molti mangimi per polli erano "arricchiti" con dei prodotti sospetti di cancerogenicità,
come la nitrofurantonina, il cloramfenicolo ed il percloroetilene e che
tali sostanze oltre che nel corpo delle galline si ritrovano anche
nelle uova.
Alti consumi di uova aumentano il rischio di morte del 25%. Due
nuovi studi, pubblicati a inizio 2008 sulle riviste scientifiche
American Journal of Clinical Nutrition, e Circulation confermano quanto
sia dannoso il consumo di uova. Si tratta di studi prospettici condotti
su oltre 20 mila partecipanti di sesso maschile seguiti per un periodo
di 20 anni (Physicians' Health Study I, dell'Harvard Medical School di
Boston), i quali hanno evidenziato che il consumo di 1 o più uova al
giorno aumenta il rischio di morte di circa il 25% in confronto a chi
consuma meno di un uovo alla settimana. L'entità del rischio raddoppia
nei diabetici. Anche il rischio di insufficienza cardiaca è risultato
superiore del 28% nei soggetti che consumano 1 uovo al giorno e ben del
64% in chi consuma 2 o più uova al giorno, sempre in confronto a un
consumo inferiore a 1 uovo alla settimana.
Così scriveva nel luglio del 1987, sotto il titolo "Farmaci nelle uova" Il Giornale della Ristorazione: "Due farmaci impiegati nei mangimi
dei polli e di galline per prevenire o curare malattie, ma anche per
aumentare la resa, migrano nelle uova se non rispettati i tempi di
sospensione della cura e costituiscono un pericolo per la salute umana.
Il primo è un antibiotico
usato sia a scopo terapeutico sia per accrescere il peso del pollame,
ma che per legge non è ammesso in Italia; il secondo è un farmaco antibatterico
che però serve anche ad incrementare la produzione di uova e
irrobustirne il guscio. Si tratta di composti notoriamente tossici (il
cloranfenicolo attacca addirittura il midollo osseo) anche se la legge
italiana ammette il furazolidone nei mangimi solo in piccolissime dosi e
non ammette residui di tale battericida negli alimenti.
Nell'albume dell'uovo si trova una glicoproteina (la avidina) che si combina con la vitamina H (biotina), che serve all'accrescimento dell'animale, dando un complesso inattaccabile dai succhi gastrici ed inassorbibile dalla parete intestinale. A causa di questo può verificarsi un'avitaminosi da H che impedisce l'accrescimento corporeo ed atrofizza i testicoli ed il timo specialmente dei giovanissimi. Questo effetto antinutrizionale si verifica quando si consumano molte uova crude con tutto l'albume. Con la cottura dell'uovo invece il complesso avidina/biotina si decompone e l'azione dell'avidina non si manifesta.
A proposito dell'albume delle uova c'è da dire che è sempre
un errore somministrarlo agli ammalati, essendo poco digeribile e assai
scarsamente assimilabile tanto è vero che almeno il 40% dell'albume
ingerito attraversa il canale digerente senza essere assorbito e può
produrre diarrea e anche vomito. Gli albumi dell'uovo danno residui
acidi per cui le persone inattive o affette da stitichezza o che hanno
fegato e reni funzionalmente deboli, nonché tutti i bambini, dovrebbero
evitare di consumarli.
Il dr. Pavlov dimostrò che gli albumi differiscono da tutte le altre
sostanze proteiche in quanto non stimolano la secrezione del succo
gastrico perchè sugli albumi la pepsina agisce molto stentatamente,
mentre Vernon, Hetin ed altri ricercatori hanno dimostrato che l'albume
crudo impedisce la digestione anche di altri alimenti.
Il tuorlo dell'uovo, al contrario dell'albume, ha
ceneri alcaline e fornisce la stessa quantità di colesterolo di 300
grammi di carne, pur pesando in media solo 17,5 grammi.
Il tuorlo dell'uovo, come già detto, impegna notevolmente il fegato,
se poi le uova intere sono usate sotto forma di frittata o di uova
fritte nell'olio o con il burro, l'impegno del fegato si aggrava a causa
dei grassi impiegati. E' da notare che da esperimenti è risultato che il
tuorlo dell'uovo nei ratti produce rapida crescita di cancri mammellari
e che i farmaci somministrati agli animali vanno a concentrarsi
prevalentemente nei tuorli, spesso sottoposti a colorazione
attraverso l'aggiunta di sostanze permesse (carotinoide). Anche diversi
residui di mangimi (ad es. il perclorietilene, i metalli pesanti
derivati dalla farina di pesce e i veleni della muffa) possono finire
nell'uovo.
L'uovo ha un contenuto proteico tra albume e tuorlo
del 13% circa. I grassi sono presenti solo nel tuorlo nella misura del
32% del suo peso. Quindi l'uovo è un alimento iperproteico ed
iperlipidico, con tutte le conseguenze negative che ne derivano per chi
se ne nutre. Occorrono,
infatti, 4 giorni per smaltire il colesterolo di 2 uova. Da statistiche
risulta che consumando un uovo al giorno si aumenta del 12% il livello
di colesterolo nel sangue e che a causa di questo vi è un aumento del
24% di rischio di attacco cardiaco.
Le proteine dell'uovo
sottoposte a cottura divengono praticamente indigeribili, ciò è dovuto
al fatto che mentre nell'uovo crudo le proteine si trovano allo stato
colloidale, sotto l'azione del calore esse coagulano, si convertono in
un gel molto consistente, che le proteasi dei succhi digerenti trovano
assai difficoltoso aggredire. Si è calcolato che la digestione gastrica
di un uovo crudo dura ben due ore e un quarto, un uovo strapazzato due
ore e mezza, un uovo solo due ore e cinquanta, di un uovo sotto forma di
frittata tre ore.
Le uova sono consumate giornalmente in grande quantità e varietà in
prodotti industriali: per esempio nelle torte, nei gelati, nei prodotti
di pasticceria, nei biscotti, negli sfornati, in alcuni tipi di pasta o
di ripieni, nella maionese, nelle salse, come addensante in molti tipi
di impasti, nella panatura ecc.
Dal primo gennaio 2004 tutte le uova all'interno dell'Unione Europea
devono essere marchiate con un codice di produzione, che indichi
l'allevamento di provenienza delle stesse. Esente da questo obbligo sono
quelle uova che vengono vendute direttamente dal produttore o a
domicilio. Le informazioni riportate sulle etichette devono per legge contenere:
Nome e indirizzo dell'azienda confezionatrice, o di
quella che ne ha organizzato il confezionamento a mezzo di una terza
azienda. Quantità e tipo delle uova (ad esempio 6 uova fresche di
galline ruspanti) .Classe merceologica. Categoria di peso. Numero identificativo del centro di confezionamento
(un codice che permette di identificare in modo univoco il centro di
confezionamento che viene attribuito dal Ministero delle risorse
agricole a Roma).
Termine minimo di conservazione garantito. Le uova possono essere conservate per un massimo di 28 giorni dal momento della deposizione.
Oltre a tali indicazioni, le uova da allevamento biologico
recano anche il nome della federazione di allevatori biologici di
appartenenza dell'azienda, il nome dell'organismo di controllo e
certificazione ed il codice identificativo dell'azienda produttrice.
A seconda della freschezza, delle caratteristiche
interne ed esterne e della loro origine le uova vengono suddivise nelle
categorie A, B e C. In commercio si trovano prevalentemente uova di
categoria A. "A extra" significa che dovrebbe trattarsi di uova
freschissime, confezionate nel giorno stesso della produzione e che
devono essere vendute entro 7 giorni. Queste uova vengono riconosciute
per l'etichetta rossa e pretagliata che (qualora le uova non vengano
vendute entro 7 giorni) deve essere strappata.
Sulla confezione non dev'essere indicata la data in
cui l'uovo è stato deposto, bensì la data di confezionamento (fino a 2
giorni dopo) nonché il periodo minimo di conservazione. È pertanto un
po' complicato risalire all'età' effettiva dell'uovo, tanto più che il
confezionamento spesso non viene effettuato entro 2 giorni dal momento
in cui è stato deposto.
In ogni caso si può verificare la freschezza
delle uova scuotendole: quelle fresche non fanno sentire alcun rumore.
Inoltre le uova fresche immerse in un bicchier d'acqua con un cucchiaino
di sale vanno a finire sul fondo; la chiara di un uovo fresco appena
rotto è densa e sostiene bene il tuorlo, mentre nelle uova vecchie la
chiara d'uovo risulta meno consistente e ed è diluita.
Quindi si deduce
che scritte come "uova fresche dalla campagna" e "uova di fattoria" non
dicano molto. Dal colore del guscio non si può desumere la qualità
dell'uovo: tale colore è determinato esclusivamente dalla razza del
pollo. Un tuorlo giallo vivace non significa che l'uovo provenga da
allevamenti "naturali" ma potrebbe essere riconducibile a dei coloranti
aggiunti nei mangimi.
Aspetti etici del problema. La differenza tra un
uovo fecondato ed uno non fecondato sta esclusivamente nel patrimonio
genetico, quindi si può affermare che l'uovo è il potenziale embrione
del pollo che è carne solida formatasi da uno stato liquido. La biologia
non sa definire quando inizia la vita di un nuovo essere. Quindi l'uovo è carne liquida
e chi mangia l'uovo partecipa all'uccisione dell'animale, alla sua
manipolazione, ma si nutre anche di quelle energie sottili proprie
dell'animale e assume su di se parte il karma dell'animale stesso.
Praticamente ogni volta che rompiamo un uovo, con molta probabilità
poniamo termine ad una vita potenziale.
Chi consuma uova di
gallina, anche se queste sono cosiddette ruspanti o da allevamenti
biologici, non evita l'uccisione dei pulcini maschi: è necessario
essere consapevoli che, allo stesso modo del latte di mucca (in cui la
mucca per produrre latte deve far nascere i vitellini i quali se sono
maschi vengono uccisi e se sono femmine destinate a produrre latte fino
alla sfinimento), per avere una gallina ovaiola causiamo inevitabilmente
l'uccisione di una moltitudine di pulcini o di polli. Cioè come
l'uso del latte causa indirettamente l'uccisione dei vitelli così l'uso
delle uova causa indirettamente l'uccisione dei pulcini e dei polli.
Franco Libero Manco: http://laverabestia.org/read_post.php?id=408&user=18
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.E' gradito il nome o il nikname