L'altro profeta
[La poesia,
con toni a volte sdegnati, a volte ironici e a volta lirici, addita la
categoria dei "falsi profeti", coloro che hanno verità ad uso e consumo
di obiettivi esterni, di secondi fini che in realtà sono forme di
umiliazione e di oppressione dell'uomo, in nome non di una giustizia che
viene da una visione trascendente ma di una giustizia "del sistema", del
più forte].
E’ sul volto del febbraio che inizi a
titubare.
La terra s’apre e tu ti fai di sasso
cammini indietro, t’involgi
dentro l’utero del tempo abominando
il nuovo da radici morte
e non vedi i giovani corpi e spiriti che
vanno
dietro all’amore liberi uccelli
trasmigranti
e l’innocenza che si lascia alle spalle
definitivamente
l’irredimibile feticcio de la parola
proclamata
alta e sapiente e padrona su noi
piccole nebbie uomini e donne dell’età
complessa;
non vedi ciò che vale nelle braccia
e nei baci
e il frutto dentro il ventre vivo che ci
illumina
serena rinuncia all’escatologia
dell’onnipotenza;
ti sbatti
t’arrabatti ai trivi profeta cialtrone
settario gonfio di birra
dopo secoli strasazi.
Che può venire mai dalle tue ubbie
che mai dalla rabbia che t’avvolge
disegni e veti e scongiuri a impastare il
pane
che ci tocca sudare
per vivere ambigui - mentre altrove
suona a festa la campana del male
come ad avvallare il meccanismo che ci
regola
ordigni a tempo pronti a esplodere
scagliando al cielo brandelli d’umano
sacrificati alla giustizia del sistema.
Oh noi che cerchiamo l’innocenza
e ci lasciamo incantare da una fede
senza carità
e veneriamo l’esatto, il razionale,
correggiamo la giustizia naturale
del vedere del sentire dell’andare
verso l’altrove e l’altrimenti
ma non ci fidiamo più del gesto d’una mano
tesa
nella sua nuda evidenza
- il chiodo confitto è soltanto
estetica dell’apparenza.
di Gianmario lucini
Dipinto di Mono Max
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