Nella Lettera a Pitocle, Epicuro afferma: "Salpa l’ancora, ragazzo, e fuggi da ogni forma di cultura". Che cosa voleva dire Epicuro con questa affermazione?

Come quando nega la vita politica, Epicuro, nel criticare la cultura, ha di mira una certa cultura, poiché per lui la cultura in astratto non esiste. Francesco Bacone ha sottolineato che la cultura è il passaggio da una realtà a un’altra. Facciamo un esempio: il vino in natura non esiste, né esiste l’olio. Occorre dunque avere abbastanza sapienza ed esperienza per poter strutturare la materia in modo che vengano fuori il vino e l’olio, che sono quindi frutto della tecnica. 

In natura non si trova niente del genere, o meglio si trova soltanto qualcosa di astratto, che non si riesce a cogliere. L’uomo è uomo proprio perché è processo, perché è farsi, è storia, cioè cultura. Cultura, infatti, vuol dire coltivare qualcosa che diviene altro da quello che era in natura. 



Quindi la cultura in astratto non c’è. La cultura è, via via, l’esperienza di come si forma l’uomo pensando nella storia. Dallo scontro delle varie culture se ne creerà una nuova, che non sarà più né quella vecchia, né quella nuova, ma un’altra, né superiore né inferiore, ma diversa. 

La storia è fatta di cose "altre", non di cose superiori o inferiori, altrimenti si dovrebbe postulare una sua meta, un suo progressivo raggiungimento della verità. In molte storie della filosofia non si trova della cultura, ma soltanto notizie su Tizio che ha superato Caio. Ma ciò è falso: nessuno supera nessun altro. 

Si può superare se c’è una mèta fissa, e dunque quando si dice che Aristotele ha superato Platone, si presuppone che questo si sia avvicinato di più alla verità. Ma Platone è quello che è, e parlare di un superamento sarebbe come dire che l’automobile ha superato la carrozza. La carrozza non è stata affatto superata dall’automobile, poiché carrozza e automobile sono due cose diverse, che rappresentano qualcosa di compiuto in loro stesse, e che hanno due scopi diversi, così come le scienze.