LA "TERRA DI NESSUNO" CULTURALE
Cultura del Caos e Vangelo secondo me: i
distruttori della nostra civiltà stanno sfruttando un salto generazionale c’è
una generazione che manca all’appello della storia che non hanno fatto in tempo
a conoscere il mondo di ieri
I distruttori della nostra civiltà
stanno sfruttando un
salto generazionale
di Francesco Lamendola
ALL’AMICO ANDREA.
C’è una generazione che manca all’appello della storia, o
forse due: quelle dei nati fra il 1970 e oggi; quelle degli uomini e delle
donne, dei ragazzi e dei bambini, che non hanno fatto in tempo a conoscere il
mondo di ieri, cioè prima dell’avvento della globalizzazione, né a ricevere
delle solide basi educative dai loro genitori, dai loro insegnanti, dai loro
sacerdoti, perché ormai molti genitori, molti insegnanti e molti sacerdoti
erano già stati infettati dal virus del modernismo, avevano già abdicato al
loro personale senso critico e si erano intruppati volonterosamente nel gregge
dei pecoroni, dove la massa fa la giustizia, e il numero crea il diritto; dove
quello che conta è seguire la corrente, e inseguire i folli miti del
consumismo; e dove non si amano più le persone, ma le cose, i telefonini, i
computer, le automobili, i vestiti firmati, gli orologi di marca; dove conta
l’apparire e non l’essere, l’abbronzatura e non la bellezza interiore, i soldi
e non l’onestà.
Le persone nate fin verso gli anni Sessanta del secolo
scorso, bene o male, in maggioranza hanno ricevuto quella educazione: hanno
visto i loro genitori lavorare duramente e non fare mai debiti, non vivere mai
al di sopra delle loro possibilità, condurre una vita sobria, coltivare il lavoro,
l’amicizia, la fedeltà alla parola data; hanno visto i loro maestri e
professori insegnare con passione, con competenza, con il senso di una vera e
propria missione da compiere, per mezzo della cultura, dei valori etici,
dell’esperienza da trasmettere ai giovani; e hanno visto i loro sacerdoti
calarsi con fervore nel sacramento dell’Ordine, insegnare il Vangelo con le
parole e con l’esempio, prendere con serietà le cose di Dio, vivere la fede con
generosità ed entusiasmo, ma anche con timore e tremore, come si addice a chi
si confronta con l’abisso insondabile dell’Assoluto. Non sempre, beninteso, gli
adulti erano all’altezza di quei valori e di quei modelli; però, onestamente
parlando, lo erano più spesso di quel che non si pensi. Facevano del loro meglio,
quasi sempre; e quasi sempre almeno alcuni di loro riuscivano a trasmettere ai
bambini e ai ragazzi qualcosa della loro serietà, della loro vocazione, del
loro sentimento maturo e responsabile della vita, che non era, per essi, una
scampagnata in cerca di divertimenti, ma una pagina bianca sulla quale si
scriveva una riga, ogni giorno, con l’aiuto di Dio e con il conforto
dell’esempio ricevuto dalle generazioni precedenti.
Ora questo legame generazionale si è interrotto; c’è stato
un salto, un vuoto, una frattura, si è creata una terra di nessuno, sulla quale
son piombati, come falchi, come avvoltoi, come sciacalli, i signori della
distruzione: gl’intellettuali nichilisti, gli amministratori raccomandati, i
politici cinici e disonesti, gl’imprenditori fasulli e senza scrupoli, i
finanzieri d’assalto, uno stuolo d’insegnanti senza solide basi culturali e
senza il senso della loro missione, un esercito di preti e vescovi senza
vocazione, ma, in compenso, resi sempre più audaci, sempre più presuntuosi, sempre
più arroganti da un altro esercito di cattivi teologi, nel gridare dai tetti il
loro nuovo vangelo: il vangelo secondo me, e non più il Vangelo secondo Gesù
Cristo. E i signori della distruzione, in questo vuoto, hanno messo i contenuti
che hanno voluto, senza timore di smentita o di contraddittorio: approfittando
dell’ignoranza sempre più diffusa, della rimozione del passato,
dell’azzeramento delle radici e dell’auto-disprezzo della propria civiltà,
hanno raccontato ai giovani – attraverso i mass-media, la scuola, la classe
politica e la stessa cultura, o sedicente tale (vi sono programmi “culturali”,
alla televisione, che fanno semplicemente rabbrividire), quel che hanno voluto:
riscrivendo a modo loro la storia, il passato, la tradizione, l’identità, la
famiglia, la patria e la religione.
Il risultato è che moltissime persone nate dopo il 1970,
anche se diplomate e laureate a pieni voti, anche se attente ai fatti
culturali, anche se se si tengono costantemente informate sui problemi di
attualità, non sanno proprio un bel nulla di quel che sta accadendo nel mondo,
né di quel che è accaduto; credono a tutta una serie di favole preconfezionate,
che tramandano alla rovescia le vicende dell’Italia, dell’Europa e del mondo,
fin dall’antichità, ma soprattutto da quando è sorto il cristianesimo e si è
poi stabilità la civiltà cristiana medievale, su, su, fino alle due guerre
mondiali, alla guerra fredda, alle ultime tensioni internazionali fra Stati
Uniti, Russia, Turchia, Iran, Cina, Unione europea. Di ogni cosa è stata
fornita la versione politicamente corretta, cioè ampiamente rivista e
rimaneggiata, ad uso dei poteri forti oggi imperanti, e che già si stavano
profilando all’inizio della modernità: la Massoneria, le grandi banche, una
parte del giudaismo, divenuto poi sionismo, e trasformatosi, così, da potere
esclusivamente finanziario, anche in potere politico-strategico, fino ad
assorbire e manipolare ai suoi fini egemonici gli stessi governi degli Stati
Uniti d’America, sia democratici che repubblicani: si vedano George Soros, la famiglia Rotschild,
le banche Lehman Brothers e Goldman Sachs, il potentissimo Henry Kissinger.
In Italia, è stata accreditata una versione della nostra
storia nazionale che serve, sostanzialmente, a giustificare i compromessi, le
piroette, le furberie, e gli autentici atti di banditismo politico, che hanno
contrassegnato la nascita della Repubblica e la sua evoluzione, rigorosamente
democratica e antifascista, come no, e rigorosamente pluralista e buonista,
pacifica e tollerante, accogliente e garantista: la Repubblica di Pulcinella,
dove la legge serve a tutelare più i delinquenti che i galantuomini, più gli
immigrati/invasori clandestini che i cittadini, più gli amministratori che gli
amministrati, più i governanti che i governati, più i parassiti che i
lavoratori, più gli evasori fiscali che quanti pagano le tasse, e più i
cialtroni, i fanfaroni, i disonesti, i raccomandati, gl’incompetenti e
gl’incapaci, che i meritevoli, gli onesti, i competenti, i responsabili, i
laboriosi. E tutto questo per negare due evidenze che non sono ammissibili per
la cultura politicamente corretta: che in Italia, nel 1943-1945, vi è stata una
feroce guerra civile, prolungatasi con i massacri indiscriminati, gli
assassinii, gli stupri, le torture, gli infoibamenti (il correttore automatico
non riconosce quest’ultima parola, il che è rivelatore) dei mesi successivi
alla fine delle ostilità, quel glorioso 25 aprile del 1945; e che l’Italia,
come nazione, è uscita sconfitta, umiliata e calpestata dall’esito della
Seconda guerra mondiale, e cancellata dal novero delle grandi potenze:
sconfitta e umiliazione sancite dal Trattato di pace di Parigi del 1947, nel
quale, per supremo oltraggio, il governo italiano s’impegnava a non perseguire
i traditori che, fin dal 10 giugno 1940 (e non solo dall’8 settembre 1943, data
ufficiale dell’armistizio con gli Alleati) si erano adoperati per la sconfitta
della Patria e per la vittoria del nemico, pardon, dei baldi e disinteressati
liberatori anglo-americani.
Anche la storia della cultura è stata manipolata,
rielaborata, riscritta, secondo la versione politically correct: si è fatto
credere ai giovani che la cultura è sempre e solo, per definizione, una cosa di
sinistra, progressista e antifascista; che una cultura di destra non esiste,
non è mai esistita e non può esistere; che Ezra Pound era un pazzo, Giovanni
Gentile era un irresponsabile, Knut Hamsun era un venduto, Céline era uno
squilibrato, Mircea Eliade era un bieco reazionario e Giovanni Papini, un
vecchio rimbambito. Motivo: tutti costoro, e parecchi altri, che non vengono
mai ricordati (anche se alcuni di loro hanno scritto opere di valore
immensamente superiore a quelle dei vari Balestrini, Eco o… Dario Fo), si erano
schierati dalla pare sbagliata, avevano rinnegato i sacri valori della libertà
e della democrazia e avevano preso partito per i carnefici nazisti: tesi che
ha, più o meno, la stessa consistenza di quella secondo cui i vari araldi della
sinistra, da Sartre a Éluard, da Aragon a Neruda, da Moravia a Pasolini, altro
non sono stati che i fiancheggiatori dello stalinismo e i complici morali dei
crimini di quel regime. Gli esponenti dell’area culturale cattolica, poi, sono
stati fatti sparire addirittura, quasi con un gioco di prestigio: e gli
studenti italiani continuano a ignorare perfino i nomi di Nicola Lisi, di
Bonaventura Tecchi, di Riccardo Bacchelli, di Eugenio Corti.
E quel che è accaduto per la storia, vale anche per tutti
gli altri ambiti della cultura e dello studio, nonché per la musica leggera, il
cinema, lo spettacolo, la televisione, lo sport, perfino la scienza e l’arte,
specialmente l’architettura e l’urbanistica, ma anche la pittura e la scultura. Anche
qui si sono rifatte le liste di proscrizione e quelle di approvazione, si sono
distribuite le pagelle dei buoni e dei cattivi; ma quelli veramente scomodi, li
si è condannati al silenzio e all’oblio, che è sempre l’arma migliore per
annientare qualunque avversario, reale o potenziale. L’avversario da annientare
è sempre lo stesso: colui che invita a riflettere, colui che esercita la
libertà del pensiero, che non si lascia condizionare, né ricattare,
intellettualmente o moralmente, o entrambe le cose; che respinge gli schemi e
le pappe precotte, le minestrine riscaldate e scipite, fatte passare per capolavori
dell’alta cucina, che tutti devono applaudire e complimentare. Qualcuno penserà
che stiamo esagerando; ebbene, faccia caso a quali volti sono spariti dai
telegiornali e dalle tavole rotonde televisive, quali firme sono scomparse dai
giornali e dalle riviste in questi ultimi anni: a meno che costui sia affetto
da una forma incurabile di distrazione cronica, si renderà conto che sono
scomparsi precisamente i migliori, i più liberi, quelli che pensano con la loro
testa, quelli che non stanno sul libro paga dei poteri forti, quelli che hanno
il coraggio di dire la
verità. Son rimasti i peggiori, i più mediocri, i più vili, i
più conformisti, i più servi, i più banali.
Un fenomeno molto italiano, certo; ma, purtroppo, un
fenomeno anche europeo, e, ormai, mondiale. Le teste pensanti vengono ridotte
al silenzio, perché nessuna voce dissonante deve turbare la pacifica
ruminazione del gregge dei pecoroni. Il Pensiero Unico avanza, dilaga, s’impone
ovunque, diventa legge. Chi contravviene al Pensiero Unico, rischia ormai una
querela: e, sotto la minaccia, molti giornali devono tacere, molte reti
televisive devono adeguarsi, molte voci potenzialmente critiche sono messe a
tacere. I nostri studenti apprendono, sui banchi di scuola, che il fascismo
aveva tolto la libertà di stampa, si era impadronito dei giornali,
monopolizzava i programmi radio: il che è vero. Non viene loro detto, però,
che, nell’attuale regime democratico e repubblicano, avviene la stessa cosa, se
non peggio, però senza che ciò sia esplicito e dichiarato: avviene de facto,
semplicemente perché non si trovano più un solo giornale o rivista, una sola
rete radio o televisiva, che abbiano voglia o interesse a far risuonare una
voce libera; in un mondo di servi volontari, le forme della libertà sono
rispettate, ma solamente quelle. La sostanza è una dittatura; anzi, un vero e
proprio totalitarismo. Gli storici discutono ancora se il fascismo fu un
totalitarismo o no; il sistema politico-sociale odierno, imposto dall’alta
finanza e dai poteri forti internazionali, dei quali i politici europei sono
solo i valletti e i camerieri, è sicuramente un totalitarismo, perché non si
limita a controllare l’informazione, ma sta lentamente modellando i modi di
pensare, di sentire, di vivere, di centinaia di milioni di persone; le sta
letteralmente “rifacendo” di sana pianta, come passandole attraverso un
duplicatore, dal quale escono simili a prima, ma intimamente cambiate: senza
ricordi del passato, senza cognizione del presente, senz'ombra di
domande sul futuro.
Già, il futuro. Come dire a 500 milioni di europei che entro
poco più di una generazione saranno spariti, e che l’Europa sarà diventata un
continente islamico o islamizzato? No, meglio non dirglielo; anzi, bisogna non
dirglielo. Le élites globali hanno deciso che l’islamizzazione deve procedere,
e così sta avvenendo. Non si parla di questo problema come del problema numero
uno dell’Europa; nessuno dei partiti maggiori, né in Italia, né in Francia,
Germania, eccetera, ne parla come del problema numero uno. Eppure lo è; eccome
se lo è. Il tasso d’incremento demografico non è una opinione: è matematica.
Non stiamo facendo delle ipotesi, non stiamo almanaccando sulle probabilità:
stiamo dicendo esattamente quel che è destinato ad accadere, a meno che si
corra immediatamente ai ripari. Ma come correre ai ripari, se nessuno lancia
l’allarme, anzi, se chi lo fa viene subito bollato e zittito quale xenofobo,
razzista, populista ed estremista di destra? Se, davanti alla rivolta del Cara
di Cona, nel veneziano, con gli operatori presi in ostaggio dai “profughi”
ivoriani e nigeriani (ma in Nigeria e in Costa d’Avorio c’è la guerra?), tutto
quel che il prefetto sa fare è balbettare che, poverini, si può capire che si
siano agitati perché una dei loro è morta (di malattia!), anche se i cattivelli
non dovrebbero poi diventar violenti. Ma come reagire, se nessuno si ricorda
più del Cara di Mineo, ove due anziani coniugi furono massacrati (lei anche
violentata) da un “profugo” ivoriano, nell’agosto 2015? Memoria corta, oblio,
silenzio: le armi del totalitarismo democratico, globalista e progressista, al
quale si è associato anche il vertice della Chiesa cattolica. Cancellata la
buona teologia tomista, e sostituita dagli sproloqui della “svolta
antropologica” dei Rahner e dei Kasper; silenzio sul peccato, il giudizio e
l’aldilà; Gesù Cristo ridotto a un amicone, e Dio a una variante
dell’intelligenza umana. Sì: qualcosa s’ è perduto, nelle ultime due
generazioni...
Francesco Lamendola
http://www.ilcorrieredelleregioni.it
Francesco Lamendola
http://www.ilcorrieredelleregioni.it
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