martedì 20 gennaio 2015

La posizione dell'uomo nella catena evolutiva

 
UN INIZIO SENZA FINE
 
Di tutta la documentazione che Zecharia Sitchin ha messo insieme per supportare le conclusioni a cui è giunto, la prova numero uno è data dall'uomo stesso. Per molti versi, infatti, l'uomo moderno - Homo sapiens - è una specie di straniero sulla Terra.

Da quando Charles Darwin sbalordì gli studiosi e i teologi del tempo con la sua teoria dell'evoluzione, per la vita sulla Terra è stato tracciato un percorso storico che, culminando nell'uomo, passa attraverso i primati, i mammiferi, i vertebrati e, ancora più indietro, attraverso forme di vita progressivamente inferiori, fino al punto in cui, miliardi di anni fa, si presume che sia cominciata la vita.


Dopo essere risaliti a ritroso fino a questo punto, gli studiosi hanno cominciato a intravedere la possibilità di altre forme di vita in qualche altra parte del nostro sistema solare o addirittura al di fuori di esso, ed è qui che si sono fatti strada i primi dubbi circa la vita sulla Terra. Sembra infatti che qualcosa non quadri: se tutto è cominciato con una serie di reazioni chimiche spontanee, come mai la vita sulla Terra ha una sola e unica fonte, e non una serie di fonti dettate dal caso? 


E perché tutta la materia vivente contiene così poco degli elementi chimici che abbondano sulla Terra e così tanto di quelli che invece sono rari sul nostro pianeta? Non potrebbe essere che la vita sia stata importata sulla Terra da qualche altro luogo? La posizione dell'uomo nella catena evolutiva ha ulteriormente complicato il problema.

Sulla base di reperti ossei ritrovati in luoghi diversi, gli studiosi credettero in un primo tempo che l'uomo avesse avuto origine in Asia circa 500.000 anni fa. Ma quando vennero rinvenuti fossili più antichi, risultò chiaro che il cammino dell'evoluzione aveva richiesto molto, molto più tempo. I primati antenati dell'uomo vengono ora datati approssimativamente a 25 milioni di anni fa.

Da reperti ritrovati nell'Africa orientale riusciamo a collocare la transizione verso primati più simili all'uomo (ominidi) a circa 14 milioni di anni fa, mentre solo 11 milioni di anni più tardi sarebbe apparso il primo uomo-scimmia classificabile come Homo. Il primo essere con fattezze decisamente umane-"Australopithecus avanzato"-visse in quella stessa parte del mondo circa 2 milioni di anni fa, ma ci volle un altro milione di anni prima che comparisse l'Homo erectus.

Infine, dopo altri 900.000 anni, apparve quello che si considera il primo Uomo primitivo: l'Uomo di Neanderthal, dal nome della località dove i suoi resti vennero rinvenuti per la prima volta. Sebbene siano passati più di 2 milioni di anni tra l'Australopithecus avanzato e l'Uomo di Neanderthal, gli arnesi che i due gruppi utilizzavano - pietre appuntite - erano piuttosto simili, e anche le loro fattezze, per quello che ne sappiamo, non erano poi tanto diverse.



Poi, improvvisamente e inesplicabilmente, circa 35.000 anni fa un nuovo tipo di uomo - Homo sapiens ("Uomo pensante") -apparve come dal niente e cancellò l'Uomo di Neanderthal dalla faccia della Terra. Questi uomini moderni - chiamati uomini di Cro-Magnon - erano talmente simili a noi che, se vestiti e pettinati secondo la nostra moda, si confonderebbero tranquillamente tra la folla di qualunque città europea o americana. Poiché erano abilissimi nel costruire caverne, furono in origine chiamati "uomini delle caverne".

In effetti, giravano sulla Terra senza problemi, proprio perché, dovunque andassero, sapevano costruirsi case e ripari fatti di pietre e di pelli di animali. Per milioni di anni, l'uomo aveva utilizzato come utensili nient'altro che pietre di varie fogge. Ora, l'Uomo di Cro-Magnon sapeva costruire arnesi diversi, a seconda dell'uso a cui erano destinati, e armi fatte di legno e ossa. Non era più una "scimmia nuda", ma usava le pelli degli animali per coprirsi. Viveva in forme di società organizzate, una sorta di clan guidato da un patriarca. 

Le incisioni e le sculture trovate nelle caverne dimostrano un buon senso artistico e una certa profondità di sentimenti, nonché una qualche forma di "religione" apparentemente legata al culto di una Dea Madre, raffigurata talvolta come una Luna crescente. L'Uomo di Cro-Magnon seppelliva i morti e deve quindi aver avuto una concezione più o meno compiuta della vita, della morte e forse addirittura di un aldilà.

Il mistero della comparsa dell'Uomo di Cro-Magnon si arricchì presto di altri tasselli. Via via, infatti, che venivano alla luce altri resti di questo uomo moderno (in località come Swanscombe, Steinheim e Montmaria), diveniva sempre più evidente che l'Uomo di Cro-Magnon discendeva da un più antico Homo sapiens che era vissuto nell'Asia occidentale e in Nord Africa circa 250.000 anni prima di lui.

Ora, l'ipotesi che l'uomo moderno sia comparso 700.000 anni dopo l'Homo erectus e 200.000 anni prima dell'Uomo di Neanderthal non è assolutamente plausibile. Inoltre l'Homo sapiens sembra discostarsi nettamente dal lento processo dell'evoluzione, tanto che molte delle nostre odierne caratteristiche, come la capacità di parlare, non hanno assolutamente nulla a che fare con quelle dei precedenti primati.


Il professor Theodosius Dobzhansky, che è un'autorità indiscussa in materia, era particolarmente stupito dal fatto che questo sviluppo fosse avvenuto proprio in un periodo in cui la Terra andava incontro ad un'era glaciale, una condizione, quindi, niente affatto propizia al progresso evolutivo. Partendo dal presupposto che l'Homo sapiens manca completamente di alcuni tratti che caratterizzavano i tipi precedentemente conosciuti, e ne presenta invece altri mai apparsi prima, egli concluse: «L'uomo moderno ha senza dubbio molti parenti e affini tra i fossili rinvenuti, ma non ha progenitori; quale sia l'origine dell'Homo sapiens resta davvero un mistero».

Come è possibile, allora, che gli antenati dell'uomo moderno siano comparsi circa 300.000 anni fa, e non 2 o 3 milioni di anni più avanti, come avrebbe dovuto essere se fossero stati rispettati i normali ritmi del processo evolutivo? Siamo stati forse importati sulla Terra da qualche altro luogo, oppure, come affermano l'Antico Testamento e altre fonti antiche, siamo stati creati dagli dèi?


Oggi noi sappiamo dove è cominciata la civiltà e come si è sviluppata. Resta tuttavia una domanda senza risposta: Perché? Perché è nata la civiltà? Anche la maggior parte degli studiosi, seppure a malincuore, ormai lo ammette: secondo i dati di cui disponiamo l'uomo non dovrebbe ancora aver raggiunto uno stadio avanzato di civiltà. Non vi è alcuna ragione evidente per cui noi dobbiamo essere più civilizzati delle tribù primitive che vivono nella giungla amazzonica o nelle regioni più inaccessibili della Nuova Guinea.


Se queste tribù vivono ancora come nell'età della pietra, ciò avviene, si obietta di solito, perché sono rimaste isolate. Ma isolate da che cosa? Se vivevano anche loro sulla Terra come noi, perché non hanno acquisito le nostre stesse conoscenze scientifiche e tecnologiche? Il vero problema, tuttavia, non è l'arretratezza di questi "selvaggi", ma semmai il contrario: il nostro stesso progresso.


È universalmente riconosciuto, infatti, che se l'uomo avesse seguito il corso normale dell'evoluzione, noi dovremmo essere ancora dei "selvaggi". Ci sono voluti 2 milioni di anni perché l'uomo non si limitasse più a usare le pietre così come le trovava, ma capisse che poteva tagliarle e modellarle a seconda dell'uso che doveva farne. Perché dunque non ci sono voluti altri 2 milioni di anni per imparare l'uso di altri materiali, e altri 10.000 anni per masticare matematica, ingegneria e astronomia? E invece eccoci qua, a meno di 50.000 anni di distanza dall'Uomo di Neanderthal, a mandare astronauti nello spazio.



Si affaccia dunque spontanea una domanda: noi e i nostri progenitori mediterranei abbiamo davvero acquisito da soli questo grado così avanzato di civiltà? Anche se l'Uomo di Cro-Magnon non costruiva grattacieli e non lavorava metalli, non vi è dubbio che la sua fu una civiltà apparsa in maniera repentina e rivoluzionaria. Il fatto che egli si muovesse senza difficoltà, che sapesse costruirsi dei ripari, che desiderasse coprirsi e vestirsi, che costruisse da sé degli
oggetti: sono tutti elementi di una forma di civiltà che, sorta improvvisamente, rappresentò un vero e proprio punto di rottura rispetto a un processo che durava da milioni di anni e che fino a quel momento era avanzato a un ritmo estremamente lento.


Se dunque resta un mistero la comparsa dell'Homo sapiens e dell'Uomo di Cro-Magnon, non vi sono più dubbi sul luogo in cui tale civiltà è sorta: il Medio Oriente. Gli altipiani e le catene montuose che si estendono a semicerchio dai Monti Zagros a est (presso l'attuale confine tra Iran e Iraq) attraverso le vette dell'Ararat e del Tauro a nord fino a comprendere, verso sud e ovest, le regioni collinari di Siria, Libano e Israele: è questa la regione dove sono state ritrovate caverne che mostrano tracce evidenti dell'esistenza di un uomo preistorico
sì, ma moderno
.

 
Dalle mie letture fatte sui libri di Zecharia Sitchin
"Il Pianeta degli dei"
 
http://ningishzidda.altervista.org/

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