Gli scienziati dicono che le "previsioni apocalittiche" sul riscaldamento globale da parte dell'ONU NON sono credibili
by Natural News
Aggiungendo alla confusione generale e al disaccordo sui veri pericoli del riscaldamento globale, un nuovo studio ha determinato che le previsioni "apocalittiche" del riscaldamento globale delle Nazioni Unite sono completamente esagerate.
I ricercatori dell'Università di Exeter hanno utilizzato nuovi calcoli per determinare il probabile impatto che i gas serra che avrebbero avuto sul riscaldamento globale, e sono stati in grado di scontare scenari estremi come la previsione delle Nazioni Unite sul riscaldamento del mondo di ben 19,8 gradi Fahrenheit entro il 2100. Essi hanno ridotto la gamma di potenziali risultati alla fine del secolo di oltre la metà.
Il loro metodo di modellazione ha esaminato quanto aumenterebbe la temperatura media della superficie del nostro pianeta se la quantità di anidride carbonica nella nostra atmosfera raddoppiasse. Mentre i precedenti tentativi di determinare l'equilibrio della sensibilità climatica hanno esaminato i record storici della temperatura, il nuovo studio si è concentrato sulle fluttuazioni globali della temperatura anno dopo anno. Hanno analizzato il modo in cui i cambiamenti di temperatura a breve termine erano sensibili a lievi urti nel clima, indipendentemente dalle emissioni di gas serra.
Mentre il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite ha previsto che l'equilibrio sulla sensibilità al clima sarebbe compreso tra 1,5 e 4,5 gradi Celsius, il nuovo studio vede un intervallo compreso tra 2,2 e 3,4 gradi Celsius. Ciò significa che la "fine del mondo" secondo le Nazioni Unite non è così vicina come vorrebbe farti credere.
Tuttavia, i ricercatori ammettono che il loro nuovo modello non prende in considerazione alcuna possibilità di cambiamenti climatici rapidi causati dal pianeta stesso. Ad esempio, lo scongelamento del permafrost ricco di carbonio sul pianeta, le calotte di ghiaccio che si sciolgono in Antartide, o il crollo della corrente del golfo che potrebbero causare un grande cambiamento.
Gli esperti stanno lodando il nuovo studio
Il loro "geniale" approccio è stato lodato dal professor Piers Forster dell'Università di Leeds. In un articolo collettivo pubblicato sulla rivista Nature, dove ha scritto: "L'idea alla base di questo lavoro è così invidiabile che farà chiedere agli esperti di climatologia:" Perché non ci abbiamo pensato?"
E' poco probabile che questo studio vada bene per alcuni allarmisti del riscaldamento globale. Un professore dell'Università del Colorado Boulder, Roger A. Pielke Jr., ha definito su Twitter "intelligente" il nuovo studio, scrivendo: "Se la tua difesa sul clima è basata su argomenti [che saranno davvero cattivi, davvero cattivi", allora la nuova scienza ("non è così male") ti mette in una posizione scomoda. Senza dubbio alcuni catastrofisti sentiranno oggi un po' il bisogno di disquisire il nuovo studio per timore che dia i cattivi negatori".
Da ricordare una storia simile l'anno scorso su come i modelli climatici del riscaldamento globale siano stati apertamente scorretti e tendenziosi sullo sfornare previsioni troppo esagerate pensate per spaventare le masse. In quell'occasione, un articolo che è stato pubblicato su Nature Geoscience ha concluso che sono stati usati dall'IPCC modelli di software difettosi e ampiamente citati da coloro che hanno interesse a promuovere la narrazione del riscaldamento globale. Hanno dimostrato che il cambiamento climatico non è proprio stata una minaccia urgente per il nostro pianeta, ma è stata concepita per esserlo. Qualcuno qui sta iniziando a notare uno schema?
Trova notizie credibili sulla scienza del clima su Climate.news.
Le fonti includono:
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Mattis toglie il riscaldamento globale dalla strategia di difesa nazionale
Di Michael Bastasch
Il Pentagono ha pubblicato la strategia di difesa nazionale che per la prima volta da oltre un decennio non menziona il riscaldamento globale causato dall’uomo come una minaccia alla sicurezza.
Un riassunto di 11 pagine della nuova strategia di difesa nazionale non menziona più il “riscaldamento globale” o “cambiamento climatico”, secondo una ricerca per parole chiave dell’Huffington Post. Il documento riflette l’attenzione dell’amministrazione Trump su “dominanza energetica” sul clima.
La strategia di difesa nazionale, firmata dal segretario alla Difesa James Mattis, non ha molto da dire sui problemi energetici, tranne che gli Stati Uniti “promuoveranno un Medio Oriente stabile e sicuro” e “contribuiranno a mercati energetici globali stabili e a vie commerciali sicure.”
Il Pentagono ha pubblicato il documento di strategia venerdì, e i funzionari sono stati chiari che non avrebbe fatto cenno al riscaldamento globale. L’amministrazione Bush ha aggiunto il riscaldamento globale alla strategia di difesa nel 2008, ma il problema ha guadagnato lo status di alto livello durante l’amministrazione Obama.
L’amministrazione Trump ha lanciato la sua strategia di sicurezza “America First” a dicembre, che ha chiesto “risorse energetiche abbondanti – carbone, gas naturale, petrolio, fonti rinnovabili e nucleare” per rilanciare l’economia e aiutare gli alleati degli Stati Uniti.
Questo piano ha de-enfatizzato le politiche volte a combattere il riscaldamento globale provocato dall’uomo, un’inversione completa dalla sicurezza nazionale sotto l’amministrazione Obama.
“Le politiche climatiche continueranno a plasmare il sistema energetico globale”, recita la National Security Strategy, pubblicata a dicembre.
“NOI. la leadership è indispensabile per contrastare un’agenda anti-crescita e di energia che è dannosa per gli interessi degli Stati Uniti in materia di sicurezza economica e energetica”, recita il piano. “Considerata la futura domanda energetica globale, gran parte del mondo in via di sviluppo richiederà combustibili fossili e altre forme di energia per alimentare le loro economie e sollevare il loro popolo dalla povertà”.
Fonte: The Daily Caller
Articolo integrale: https://www.attivitasolare.com/pentagono-global-warming-non-piu-minaccia-la-sicurezza-nazionale/
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Le
previsioni di inverni senza neve svaniscono nel nulla mentre l’emisfero nord
viene sepolto sotto neve e ghiaccio
Pubblicato da Enzo Ragusa
Di P. Gosselin – 23.01.2018
Ricordiamo a tutti come alcuni scienziati (David Viner e Mojib Latif, solo per fare alcuni esempi) hanno annunciato audacemente, circa 18 anni fa, che la neve e il ghiaccio alle latitudini 40 – 55° N sarebbe diventata rara.
Tuttavia, guardando gli ultimi dati, vediamo che ironicamente è il terreno senza neve che è diventato “una cosa del passato”. Il giornalista scientifico di Spiegel,Axel Bojanowski ha twittato qui.
Il giornalista di Spiegel ha twittato (enfasi aggiunta)
Perché c’è stata una certa confusione a causa della neve: Niente neve alle nostre latitudini è attualmente l’eccezione in tutto il mondo (sfumatura bianca).”
Con temperature
gelide e forti nevicate che attanagliano gran parte dell’emisfero settentrionale, questo è
un vero e proprio imbarazzo per gli esperti di clima che in precedenza avevano
affermato che la nevesarebbe diventata rara a causa del riscaldamento globale. Inoltre, non solo
la neve è tornata vendicandosi, anche le temperature superficiali globali negli
ultimi 20 anni sono aumentate in modo insignificante.
I leader mondiali e degli affari dovrebbero ricordarselo mentre si dirigono verso una Davos innevata.
Un altro aneddoto per sollevare le sopracciglia si trova a Montreal, in Canada, dove il possente fiume St. Lawrence potrebbe avere una nave della marina statunitense intrappolata fino a primavera:”a causa delle acque ghiacciate”.
Anche se non ci troviamo in un’era glaciale, è sicuro che attraverserà l’emisfero settentrionale quest’inverno.
Fonte: NoTricksZone
Enzo
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Una risata li seppellirà
Posted By Massimo Lupicino
…Ma per adesso a seppellirli è la neve.
Come da tradizione in questi giorni sulle montagne svizzere di Davos si riunisce il gotha del potere politico e finanziario mondiale: tutti felicemente impegnati a “migliorare lo stato del mondo (…) per modellare agende globali, regionali e industriali (weforum.org)”. Niente di nuovo sotto il sole: è il Club dei Migliori che periodicamente si riunisce per autocelebrarsi nella più alta espressione di sè, quella dei Salvamondo. Un circo itinerante che si alimenta di kermesse a tema: ieri erano a Bonn per salvare il clima (COP23), l’altro ieri in Virginia per curare i loro privatissimi interessi personali (Bilderberg) e oggi in un paradiso svizzero dello sci a due passi dal Liechtenstein, ché magari si unisce anche l’utile al dilettevole.
Se il Bilderberg è carbonaro e misterioso, Davos è quasi sfacciato nel suo sfoggio opulento e autocelebrativo, tanto da potersi persino permettere il lusso di invitare qualche deplorable, per il piacere assai raffinato di prenderlo per i fondelli. E deve essere per questo sofisticato piacere che proprio alla presenza del Presidente americano si porta in scena il trionfo della retorica ambientalista più trita: dei 5 rischi più gravi identificati dagli Illuminati, ben tre sono di carattere ambientale, un record. Si parla di “Eventi Meteorologici Estremi”, di “Disastri Naturali” e di “Incapacità di mitigare / adattarsi al Climate Change” (Fig.1). E nessun rischio economico, a fronte della montagna di trilioni di debito che ha partorito una crescita mondiale da topolino. Non sia mai che qualcuno pensi che l’èlite finanziaria al potere non sa prendersi cura di noi.
E siccome sono i migliori, naturalmente ci hanno preso in pieno con le loro analisi di rischio, e in tempo reale per giunta. Davos, infatti, è stata seppellita da due metri di freschissima e sofficissima neve proprio all’apertura della kermesse. Decisamente un “evento estremo”, e probabilmente anche un “disastro naturale” per chi aveva pianificato qualche giorno di shopping, una sciata defatigante o una capatina in giornata a Vaduz per una consulenza…fiscale. Per non parlare della incapacità di “mitigare” l’inconveniente climatico: “impossibile”, ammette sconsolato il sindaco di fronte allo spettacolo desolante di auto e mini-van di lusso bloccati dalla neve. E che dire della chiusura dell’eliporto, proprio in concomitanza con il previsto atterraggio di 1,000 jet privati? Just…Deplorable.
Ma lo show deve andare avanti, e a salvare la narrativa ci pensano i professionisti del clima-catastrofismo: ovvero giornalisti ed accademici. Tanto per cambiare, infatti, è il New York Times a spiegarci che “singoli eventi atmosferici non possono essere attribuiti al Climate Change”: parole sante, che sono state usate anche per la recente ondata di gelo che ha interessato gli USA. Eppure, curiosamente, proprio la stessa testata è avvezza ad imputare al Climate Change singoli eventi meteorologici secondo convenienza: appena un mese fa, per esempio, ci spiegava che il ciclone Harvey è Climate Change.
A Linda Fried (Columbia University) è affidato l’ingrato compito di difendere la narrativa sul campo. Dopo aver impiegato 3 ore per farsi largo tra la neve e raggiungere un centro di registrazione semi-deserto a due passi dal suo albergo, Linda ha iniziato con mezz’ora di ritardo la sua conferenza sui pericoli del Global Warming. Di fronte alle inevitabili ironie sul tempismo del suo discorso, l’esperta ha ribattuto: “La gente proprio non vuole capire, non sono certo questi i parametri di misura (del riscaldamento globale)”.
In attesa che Linda e i suoi fratelli riescano a far capire al volgo ignorante quali sono questi benedetti parametri di misura, forse è il caso che i modellisti di agende globali in questione facciano davvero uso delle “tecniche di mitigazione del rischio” più opportune, e per esempio trasferiscano il Forum dalle montagne svizzere al deserto australiano. Forse non se ne gioverà lo shopping, ma la narrativa per lo meno non ne uscirà con le ossa rotte.
http://www.climatemonitor.it/?p=47243
Ma lo show deve andare avanti, e a salvare la narrativa ci pensano i professionisti del clima-catastrofismo: ovvero giornalisti ed accademici. Tanto per cambiare, infatti, è il New York Times a spiegarci che “singoli eventi atmosferici non possono essere attribuiti al Climate Change”: parole sante, che sono state usate anche per la recente ondata di gelo che ha interessato gli USA. Eppure, curiosamente, proprio la stessa testata è avvezza ad imputare al Climate Change singoli eventi meteorologici secondo convenienza: appena un mese fa, per esempio, ci spiegava che il ciclone Harvey è Climate Change.
A Linda Fried (Columbia University) è affidato l’ingrato compito di difendere la narrativa sul campo. Dopo aver impiegato 3 ore per farsi largo tra la neve e raggiungere un centro di registrazione semi-deserto a due passi dal suo albergo, Linda ha iniziato con mezz’ora di ritardo la sua conferenza sui pericoli del Global Warming. Di fronte alle inevitabili ironie sul tempismo del suo discorso, l’esperta ha ribattuto: “La gente proprio non vuole capire, non sono certo questi i parametri di misura (del riscaldamento globale)”.
In attesa che Linda e i suoi fratelli riescano a far capire al volgo ignorante quali sono questi benedetti parametri di misura, forse è il caso che i modellisti di agende globali in questione facciano davvero uso delle “tecniche di mitigazione del rischio” più opportune, e per esempio trasferiscano il Forum dalle montagne svizzere al deserto australiano. Forse non se ne gioverà lo shopping, ma la narrativa per lo meno non ne uscirà con le ossa rotte.
http://www.climatemonitor.it/?p=47243
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