venerdì 16 gennaio 2015

Il consesso sociale

   

Sotto il vestito la cultura dello sbirro.

Non è necessario indossare un’uniforme per essere uno sbirro, un servo dello stato, e neanche portare armi addosso come fossero appendici per frustrati autoritari. Direi anzi che gli sbirri con divise e pistole sono meno pericolosi proprio perché riconoscibili in quanto tali. 

Ma quando tutta la società viene modellata sul servilismo, sulla gerarchia e la competizione feroce, ovvero sull’autoritarismo, allora si è certi che lo sbirro è anche il tuo vicino di casa che ti controlla, o la massaia al mercato che indica il ladro di mele all’autorità, o il genitore che ordina e punisce, o l’impiegato arrogante che ti chiude lo sportello in faccia, o la maestra che addestra all’obbedienza e all’adattamento borghese, o il prete che predica la rassegnazione, l’inazione e la vana speranza, o il ragazzo ‘per bene’ che insulta l’immigrato, o la segretaria che fa la spia con la miserevole speranza di ottenere un sorriso dal capo… Lo sbirro sei tu.

Quando tutta la società si fonda sulla gerarchia e sui ruoli, sul mito assurdo della legalità, tutti sono degli sbirri, spesso inconsapevoli di esserlo. Li vedo tutti orribilmente adattati, lecca-culo e asserviti, inneggianti alla legge, proprio come dei soldatini allineati e pronti a ricevere ordini e ad eseguirli, con la smania patologica di farlo bene. Lo ‘sbirro dentro’ è ovunque, e ha la particolarità di denunciare e criticare sempre le azioni e i pensieri di chi è altrettanto sfruttato, e di difendere invece chi sta più in alto di lui, sognando una ricompensa come fa ogni cane dopo un ordine eseguito bene. 

Dove volete che conduca questa cultura militare e fascista? Non vediamo i risultati ottenuti e che peggiorano sempre di più? Se esiste un’illusione perenne in questa società, è quella di credere che ci si possa emancipare attraverso il mantenimento di questa cultura ‘adattante’, che è una cultura che la scuola innesta nelle innocenti coscienze e mantiene abilmente in vita attraverso la manipolazione dei bambini. La scuola, cioè la fabbrica della massa servile, è sempre attiva, perché senza servi non potrebbero mai esistere padroni e ingiustizie.

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 O sei con me oppure sei contro di me… io sono lo stato!

In tutto il mondo cosiddetto civile, cioè statalizzato, non si contano le persecuzioni nei confronti di persone che osano dire qualcosa che va contro i costumi, la morale, il sistema stesso. Gente che viene presa e sbattuta in galera per delle vignette, gente che viene fustigata in piazza perché scrive in un blog, gente che viene sottoposta a sorveglianza perpetua perché iscritta a circoli anarchici, gente a cui viene perquisita la casa perché segnalata in qualità di dissidente, gente che viene anche uccisa negli istituti psichiatrici perché in evidente opposizione col pensiero comune, eccetera. 

Tutta questa solidarietà nei confronti della libertà di espressione la trovo quantomeno ipocrita, soprattutto se l’atteggiamento solidale viene proprio dal potere politico, dal censore per eccellenza. Questa grande massa di gente che accorre come per le adunate sarà senz’altro e di nuovo il terreno su cui far crescere i prossimi deliri autoritari del potere. 

Più controllo, più restrizioni, più catene… altro che libertà! Per conto suo, il potere è conservatore per principio, le sue regole per potersi perpetuare non sono mai cambiate e mai cambieranno fintanto che ci saranno masse di persone che si fanno serve. Vorrei ricordare che, a proposito di immagini scomode, il mondo cosiddetto civile e educato non si è mai risparmiato in termini di censura (nel migliore dei casi) o di vessazione anche fisica. 

Sei mesi di galera, se non ricordo male, erano stati inflitti al grande artista Honoré Daumier, il padre della satira disegnata, per un suo disegno dal titolo ‘Gargantua’. Gli iconoclasti e i moralisti al servizio dei regimi ci sono sempre stati, e la chiesa cattolica, anche lei, non tollerava certo le immagini dissacratorie e licenziose, che faceva distruggere. Ma tutto questo non potrebbe accadere, ancora e soprattutto oggi, senza l’avallo della società modellata sulla cultura di stato. 

Quando il condannato alla forca viene accompagnato alla morte, c’è sempre la piazza piena ad assistere. Voglio dire che il potere politico è e sarà sempre lo stesso, oscurantista e molto più terrorista di tre uomini armati di fucile, soltanto perché a legittimarlo è un consesso sociale che si crede civile e solidale, in realtà è solo abbrutito, ipocrita, servo, altrettanto terrorista. Ne riparleremo tra qualche mese.

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