martedì 4 novembre 2014

Appiattimento & Liquefazione


 Occidente e multiculturalismo

Oggigiorno nel pianeta vi sono sostanzialmente due tendenze economiche-sociali.
La prima è potentissima, quasi invincibile: è il globalismo (o globalizzazione), mentre la seconda è debole, e spesso utilizzata da politici populisti: è l’autarchia. 


Il piano dei globalisti è iniziato 101 anni fa con la creazione della Federal Reserve Bank, la banca centrale degli Stati Uniti d’America.
E’ poi continuato finanziando ideologie opposte e contrarie che hanno portato alla seconda guerra mondiale.
Nel 1954, poi, c’è stata la prima riunione del Bilderberg, alla quale parteciparono David Rockefeller (il nipote dell’uomo più ricco di tutti i tempi), e N.D. Jay (agente della J.P. Morgan). 


In quella riunione si decise il futuro assetto dell’Europa, il cui organismo embrionale, la CECA, fu finanziato e appoggiato dalla fondazione Rockefeller e dalla CIA (1), attraverso l’ACUE (American Commitee on United Europe).
Con la caduta del Muro di Berlino, e il conseguente dissolvimento dell’Urss, gli Stati Uniti d'America si trovarono nuovamente in una posizione di assoluto dominio del pianeta. 


L’era del globalismo e del capitalismo estremo era cominciata.
Questo modello di sviluppo, ha portato alla concentrazione della ricchezza mondiale in pochissime mani, e ha prodotto, specialmente in Occidente, molti nuovi poveri. 


Le grandi multinazionali occidentali hanno bisogno di mercati aperti per poter espandersi, dove vi si possa commerciare liberamente, sanza dazi e, inoltre, hanno bisogno di mano d’opera a basso costo.
Ecco il motivo che i grandi gruppi economici hanno favorito il crearsi dello spazio comune europeo, idea nobile, ma che a tutt’oggi non è stata interpretata come avrebbe dovuto essere. 


Pertanto in Europa il dibattito tra “destra” e “sinistra” è ormai completamente fuori dal tempo.
In Europa è in atto una completa “americanizzazione” del lavoro, rendendolo più consono alle esigenze dei capitalisti estremi o addirittura degli speculatori.
Forse farei meglio a scrivere che in Europa è in atto la “colombianizzazione” del lavoro. 


La Colombia, infatti, è un paese dove non esistono i sindacati e dove i capitalisti estremi hanno campo libero, in quanto non esiste certezza del posto di lavoro e il salario minimo si aggira sui 300 dollari al mese. 


E’ questo il progetto finale del globalismo, che in alcuni casi, come per esempio in Brasile, si maschera da “socialismo di mercato” con forti sussidi alle classi meno abbienti e agli indigeni, rendendo di fatto il popolo dipendente dal governo e quindi facilmente influenzabile e corrompibile.
Ma c’è un altro punto importantissimo che i globalisti sostengono, quasi fosse la “nuova Bibbia”: è il multiculturalismo. 


Ormai da circa cinquant’anni, in Occidente vi sono ondate migratorie da altri paesi. E’ indubbio che l’integrazione culturale sia a volte una cosa positiva, (un popolo conoscendo la filosofia, gli usi e costumi di un altro popolo si arricchisce culturalmente), ma è altrettanto indubbio che i globalisti abbiano bisogno di manodopera a basso prezzo per poter continuare a lucrare sul lavoro degli esseri umani. 


Facciamo un esempio concreto del progetto globalista: da quando la globalizzazione ha iniziato a dilagare nel mondo, nel 1991 con il dissolvimento dell’Urss, ma in particolare nel 2001 con l’entrata della Repubblica Popolare Cinese nel WTO e nel 2002 con l’instaurazione dell’euro, un imprenditore europeo ha interesse a delocalizzare, cioè a portare la sua fabbrica in paesi dove il lavoro costa meno. Dalla Francia o dall’Italia porterà la sua fabbrica in Romania o in Turchia, dove potrà pagare i lavoratori sino ad un quarto di quello che li pagava nell’Europa Occidentale. 


Lentamente quindi nell’Europa Occidentale l’occupazione diminuirà sempre più e i diritti sociali saranno tagliati, avvicinando l’Europa al Sud America.
I salari o le ore di lavoro saranno abbassati. I lavoratori europei protesteranno, ma gli immigrati, specie se di origine africana o medio-orientale accetteranno, perchè non avranno scelta. Ad un certo punto anche i lavoratori europei accetteranno questa situazione. 

La classe lavoratrice sarà appiattita, liquefatta.

Se questo piano si avverrà nella sua totalità, i globalizzatori avranno vinto, avranno il governo mondiale, controllato dalle banche e dalle multinazionali, e una massa di umanità soggiogata e ammutolita, proprio come nel famoso libro “1984” di George Orwell. 


Ma c’è un altro punto che potrebbe causare seri problemi in Occidente.
L’immigrazione selvaggia, voluta dai globalisti, con gli esempi del flusso di “latinos” dal Messico agli USA e con il flusso di africani e arabi in Europa attraverso l’Italia, porta ad una situazione paradossale, dove i clandestini hanno più diritti dei cittadini europei e vengono coccolati non solo dalle imprese, ma anche dalle mafie. 


Se questa situazione aumenterà in un futuro non lontano ci potrebbero essere scontri sociali in Occidente, soprattutto con gruppi di radicalisti islamici, che invece di adattarsi alla cultura occidentale pretenderebbero di importare la sharia in Europa (vedi i casi successi in alcuni quartieri di Londra).
Tutto ciò come ho indicato all’inizio dell’articolo, favorisce i politici che propongono un ritorno all’autarchia: chiusura delle frontiere, uscita dall’euro, uscita dall’Unione Europea e dalla Nato, incentivi alle produzioni locali e dazi alle importazioni. 


Queste proposte difficilmente riusciranno ad essere messe in pratica, proprio perchè la maggioranza della popolazione è ammorbata dalla pubblicità dei media, in mano ai poteri forti. 


A mio avviso però non sarebbe nemmeno questa la via giusta da seguire, perchè la Storia ha mostrato che chi si chiude in se stesso è destinato a fallire.
Secondo me bisognerebbe procedere semplicemente con il buon senso: per quanto riguarda l’economia, bisognerebbe tassare pesantemente le speculazioni e i capitalisti estremi dovrebbero pagare in proporzione maggiore dei piccoli imprenditori.
Bisognerebbe inoltre limitare gli stipendi d’oro, ridistribuire ricchezza ai pensionati minimi, e incentivare le produzioni locali, senza però alzare dazi alle importazioni.


Dal punto di vista dell’immigrazione e quindi del multiculturalismo, a mio parere i flussi migratori dovrebbero essere contenuti e ordinati, in modo da non creare scontri sociali e da non stravolgere la cultura originaria dei popoli occidentali.


YURI LEVERATTO 
http://yurileveratto.com/it/index.php
Copyright 2014


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2 commenti:

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