Siamo così presi di noi stessi che non proviamo più nemmeno a cimentarci
con gli altri individui, cerchiamo solo il nostro punto di vista.
con gli altri individui, cerchiamo solo il nostro punto di vista.
Non riusciamo a provare empatia con gli altri individui. Siamo come dei soggetti autistici incapaci di differenziare il proprio punto di vista da quello altrui.
Siamo incuranti dell’altrui pensiero e continuiamo il nostro discorso, incurante delle parole degli altri. Abbiamo perso un pochino di Umanità, e la sofferenza fa paura, la sofferenza la legittimiamo perché è così che deve essere, tanto oggi non tocca a me, del tipo: io ancora il lavorò c’è l’ho, ho ancora una bella famiglia, la mia macchina la casa per le vacanze, che me frega di togliere il conto dalla banca, perché devo diminuire il mio tenore di vita? Tutto va bene.
La parola che si può meglio comporre è: "ego-io" cioè egoismo, la nostra forma patologica di egoismo ci imprigiona in una solitudine sociale, solo quando le cose cambiano e ci vanno male allora siamo pronti a scendere in piazza con gli altri, e nei casi estremi si arriva anche al suicidio, siamo troppo imbevuti di questa Società che dagli anni 50/60 è andata sempre più degradandosi. Il nostro Dio, la televisione, (oggi anche la rete), abbiamo a loro delegato la nostra vita, ma non solo, abbiamo delegato anche quella dei nostri figli e nipotini, allocchiti di programmi spazzatura, o di giochini per socializzare come inventarci un avatar, non viviamo più una vita reale, ma per sentito dire.
Ecco che allora diventa tutto surreale, non esiste più il confine tra verità e finzione, fino a quando con il culo per terra ci troviamo noi che stiamo qui!! dietro a questo schermo a leggerci e a scriverci per acconsentire o dissentire (io compreso), sperando che qualcosa cambi e … che l’essere umano assuma ancora la sua vera identità senza più subire gli avvenimenti come spettatore distaccato che vede un film. Vivo in una Metropoli come Milano e ricordo bene gli anni che vanno dal 1960 al 1980, era si una Milano da bere, ma non nel senso dell’opulenza ma per la semplicità delle persone, nella carità e compassione per il più debole, nell’aiutare chi aveva meno e farlo crescere, oggi tutto è cambiato e ogni giorno è peggio, ci chiudiamo nei nostri loculi e non conosciamo nemmeno il vicino di casa.
Convengo che forse abbiamo perso molto di più di quello che credevamo di avere, abbiamo perso L’Umanità …e se non la ritroviamo al più presto saremo una razza in via di estinzione, pronti a scannarci quando ci mancheranno le cose che credevamo di vitale importanza, e state tranquilli che quel giorno verrà!
Alcune risposte dal mio vecchio blog:
mag 05, 2010 @ 20:42:28
Quel giorno è già cominciato da tanto purtroppo. Quello che gli ultimi dieci anni hanno lasciato come scia, puzza di fine; una fine lenta ma irreversibile. A noi non resta che correre dietro ai pensieri e problemi che il sistema ci ha preparato per il quotidiano vivere, per non farci insospettire che è ormai già da tanto tempo cambiato qualcosa. Siamo concentrati a guardare il dito fin nelle sue rughe e non ci accorgiamo che ci indica il pericolo.
È vero che il cambiamento è duro e comporta sofferenza, frustrazione e talvolta crisi, crisi profonda; per questo siamo più propensi a non voler cambiare, anzi lottiamo per riuscir a mantenere quello che abbiamo già ottenuto o di cui siamo già in possesso. I cambiamenti che l’umanità si è trovata ad affrontare nel suo percorso sono sempre stati accompagnati da profonde crisi e sofferenze, per cui questa non sarà diversa dalle altre.
Noi nel nostro piccolo ci possiamo ritenere fortunati, perché siamo tra quei pochi che si distinguono nel leggere la storia con agghiacciante prontezza, e anche sfortunati perché la nostra sofferenza comincia molto più a monte, molto prima degli altri ci si ritroveranno a farci i conti nel momento in cui ne verranno inghiottiti, e sfortunati anche perché il fatto di ritenerci inutili, non adatti (a volte vigliacchi), ad adempiere un cambiamento portandoci dietro le piccole comunità che ci circondano, ci fa soffrire ancora di più. Forse hai ragione, una fase si sta concludendo, l’essere umano di questo livello è destinato ad estinguersi, per lasciar posto ad uno che sicuramente sarà molto più maturo e percettivo del suo predecessore. Se questo è il volere della legge "a noi sconosciuta", che ben venga, a noi solo il macabro spettacolo di chiusura del palcoscenico, di vedere la scomparsa dell’uomo moderno.Chi vivrà vedrà.Con affetto Mardukkino
mag 06, 2010 @ 07:24:30
Nel 1992 la comunità scientifica si interrogava già su questi temi, preoccupata per il futuro. Ad oggi nessun cambiamento, siamo fermi in termini di elevazione percettiva e coscienziosa.Veramente dobbiamo noi fare affidamento sugli esperti i cui pronunciamenti, per assurdi che possano essere, sono accettati come una questione di fede, o non confideremo piuttosto nell’evidenza dei nostri sensi, nella nostra osservazione del mondo? Questo interrogativo é anche centrale negli eventi sociali di oggi. Non esiste un solo governo, a est come a ovest, che oggi goda della fiducia della popolazione o che sia in grado di promettere, credibilmente, un qualsivoglia miglioramento del suo futuro.
Il globale declino di produzione e livelli di vita, iniziato ormai 40 anni fa, si é fatto più rapido. Dobbiamo strappare la società a questo gorgo: per farlo, conteremo gli "esperti" i quali, a est come a ovest, insistentemente esigono politiche a vantaggio dei pochi e sacrificio dei molti? Oppure possiamo confidare nel nostro discernimento e prendere nelle nostre mani la direzione della Società e dell’economia che supporta tale società? Il modo in cui sarà data risposta a questi interrogativi plasmerà, non la sola storia della scienza, ma la storia dell’Umanitá.
®wld
E' vero: dai '60 agli '80, quella era - ancora - la "vera" Milano Da Bere... Quella col cuore in mano... Forse un po' più brutta, un po' più inquinata e con meno servizi... Però vivibile.
RispondiEliminaIo me la ricordo così (anni 60), non era poi così male viverci; anche le persone erano diverse, ci si aiutava tutti, i problemi avevano una dimensione umana e umanamente tutti ci si prodigava nell'aiutarsi a vivere dignitosamente.
EliminaI "servizi" eravamo noi verso i nostri simili, tutti contribuivano al benessere altrui; vero è che eravamo molto meno demograficamente, ma molto bene integrati con chi proveniva da regioni italiane diverse.
Guarda sopra la Stazione centrale di allora e ...guardala adesso ...