Negli anni 90
l'Italia era la quinta potenza mondiale. Eppure la
costituzione era la stessa di adesso...Meditate...
di jedanews.it
Dell’Italia nel dopoguerra non era rimasto quasi
più nulla, una nazione che aveva il PIL del Bangladesh, e che doveva
decidere in che direzione andare per risollevarsi.
Da quando i padri fondatori, seduti sulle macerie hanno stilato la Costituzione più bella del mondo che garantisce i diritti umani fondamentali, e i nostri nonni e padri si sono sacrificati spaccandosi la schiena per una nazione migliore, l’Italia in 35 anni è risorta dai cumuli di macerie diventando la quinta potenza mondiale e il primo Paese al mondo per risparmio privato e per ricchezza privata pro-capite. Fino ad arrivare al 1994, quando le agenzie di rating ci definivano “Economia leader d’Europa”, quando “stracciavamo” la Germania sia in produzione che export. Un paese sovrano di se stesso ricco, ricchissimo, diritti garantiti, Stato sovrano, Parlamento sovrano, Costituzione sovrana. Una legislazione del lavoro che era invidiata da tutto il Pianeta.
Eppure la Costituzione era quella di adesso, la stessa che
ora viene considerata un problema dai nuovi pseudo padri costituenti che (sotto
pressione delle elite finanziarie mondiali) vorrebbero renderla carta straccia
a colpi di referendum.
Vogliono farci credere che basta una riforma costituzionale per risollevare l’ Italia, che la seconda parte della nostra bella Costituzione vada rivista, superando sistemi che hanno perso il loro significato storico (vedi Bicameralismo). È però un dato di fatto che il Bicameralismo perfetto, abbinato ad un sistema elettorale di tipo proporzionale, non ha impedito all’Italia di diventare quinta potenza economica al mondo, e di avere tra i migliori sistemi di tutela sociale e civile per i lavoratori e le famiglie.
Vogliono farci credere che basta una riforma costituzionale per risollevare l’ Italia, che la seconda parte della nostra bella Costituzione vada rivista, superando sistemi che hanno perso il loro significato storico (vedi Bicameralismo). È però un dato di fatto che il Bicameralismo perfetto, abbinato ad un sistema elettorale di tipo proporzionale, non ha impedito all’Italia di diventare quinta potenza economica al mondo, e di avere tra i migliori sistemi di tutela sociale e civile per i lavoratori e le famiglie.
La legge sul divorzio, quella sull’aborto, lo Statuto dei
lavoratori, la riforma del diritto di famiglia, il Sistema sanitario nazionale,
furono tutte leggi approvate con l’attuale sistema costituzionale.
Ma allora se Costituzione non è il problema dell’
Italia, qual’ è il VERO problema? Perchè negli ultimi anni siamo scesi così in
basso pur avendo la Costituzione più bella del mondo?
Nel 1993 dei tecnocrati europei che nessun italiano ha mai
eletto avevano creato il Trattato di Maastricht, poi nel 2007 quello di
Lisbona, fino ad arrivare all’ Unione Europea (che una volta erra Comunità
Europea) con la conseguente creazione della moneta unica, tutti fattori che
lentamente negli anni hanno esautorato il Parlamento del tutto, hanno
tolto all’Italia la sovranità monetaria, e hanno persino violato già in
parte la
nostra Costituzione.
Cari politici, ma se la costituzione è la stessa dei “tempi
d’oro”, i sistemi politici lo stesso, forse il problema non sarà rappresentato
dalle cose che oggi abbiamo di diverso da quei tempi, ovvero l’austerity e
l’Euro ?
Lo dicono Loro:
Carpeoro: Renzi è finito. E’ solo, nessuno si fida più di
lui
Napolitano è stato il garante di Renzi nei confronti del
sistema economico-finanziario europeo e degli altri capi di Stato: nessuna
sorpresa, quindi, che oggi si schieri con Renzi. Ma il problema è che il
referendum è solo lo strumento per far fuori Renzi. E un sostituto di Renzi già
pronto in realtà non c’è, neanche il leader grillino Di Maio. Quindi passerebbe
un altro annetto: prima di eliminarlo vogliono che Renzi rantoli, per un bel
po’ di tempo. E Napolitano, che è stato il suo garante nazionale e internazionale,
non ci sta. Ma questo cosa cambia? Il voto del 4 dicembre non cambia niente,
gli italiani sono destinati a subire le stesse cose che subivano prima del
referendum.
Le cose cambieranno solo per Renzi. Perché anche il potere,
nel senso più deteriore del termine, richiede una rete di complicità. E Renzi
ha commesso un errore: al di là del sostegno che gli ha dato Napolitano, in
questo momento è politicamente solo. Non ha più nessuna complicità: i possibili
complici li ha “solàti” tutti. Berlusconi, Letta, D’Alema, Bersani:
non ha mantenuto nessuno degli impegni che, con loro, aveva preso verbalmente.
E quindi adesso è drammaticamente solo, sta precipitando in un dirupo e non
trova nessun appiglio per fermare la caduta.
Dietro questa riforma c'è il golpe di Napolitano
di Paolo Becchi - 30/11/2016
"La revisione della Costituzione ha un obiettivo
politico ben preciso: è il tentativo di portare a compimento in modo legale
quel colpo di Stato architettato nell’estate del 2011 dall’allora Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano con il sostegno della Banca centrale
europea (BCE). Non bisogna infatti dimenticare che la mente della riforma in
corso non è certo Renzi, che è un mero esecutore, ma Napolitano, che sino alla
sua peraltro meramente formale uscita di scena è stato il vero Capo del Governo,
rispetto al quale prima Monti, poi Letta e infine Renzi sono stati solo dei
docili strumenti. [...] La riforma costituzionale e la legge elettorale, il
cosiddetto Italicum, sono strettamente legate, e hanno un unico obiettivo:
realizzare ciò che Napolitano si è prefissato già dal 2011, vale a dire
l’instaurazione di un regime postdemocratico, in cui il potere sarà affidato a
un Primo ministro dotato, all’interno, di poteri pressoché assoluti e,
all’esterno, completamente sottoposto ai diktat dell’Unione europea e della
finanza globale. [...] Al posto di un governo democratico si vuole dunque un
governo oligarchico che sappia applicare con rapidità le direttive di
Bruxelles, come JP Morgan, nel documento che di seguito citiamo, invitava a
fare: le costituzioni del dopoguerra come la nostra avevano una connotazione
troppo pericolosamente socialdemocratica, per questo devono essere cambiate.
Ricordate? Era stata proprio la società finanziaria americana, nel 2013, a dare le indicazioni
fondamentali all’Italia: le costituzioni mostrano una forte influenza
socialista, aveva scritto, «che riflette la forza politica che i partiti di
sinistra hanno guadagnato con la sconfitta del fascismo». E ancora:
Continua QUI
Il “no” supererà qualsiasi sondaggio
Scritto il 29 novembre 2016 by Federico Dezzani
Il voto sulla riforma Boschi si avvicina ed il mondo
politico, premier in testa, è totalmente assorbito dalla campagna referendaria.
Non spenderemo neppure una parola nel tentativo di influenzare o mobilitare gli
italiani: abituati a giocare d’anticipo, diremo soltanto che il “no” alla
riforma Boschi vincerà, e lo farà con un margine superiore a quello previsto da
qualsiasi sondaggio: 60% contro il 40% per il “sì”. Alla base del nostro
ragionamento c’è il referendum abrogativo dell’aprile 2016, che portò alle urne
16 milioni di persone, espressesi all’85% contro il governo: per Matteo Renzi,
“il fuoriclasse” della politica (De Benedetti dixit) che ha trasformato il
referendum in un plebiscito sulla sua persona, è impossibile anche solo
pareggiare quella cifra.
Il “no”? Vincerà col 60%
Vaga, il premier Renzi, inquieto e spaesato, aspettando il
fatidico 4 dicembre: l’errore di aver trasformato il referendum sulla riforma
Boschi in un plebiscito, un sì o un no sull’azione di governo, gli ha tolto
ormai da mesi il sonno. La sconfitta di Hillary Clinton, la candidata per cui
il presidente del Consiglio (unico in Europa) si era speso pubblicamente, gli
sottrae poi qualsiasi appiglio cui aggrapparsi il giorno dopo il referendum,
quel fatidico 5 dicembre che segnerà, se non la fine, perlomeno una durissima
battuta d’arresto alla carriera del premier.
Continua QUI
Qualche riflessione sul referendum di Pietro De Sarlo
Comunque vadano a finire le cose questa campagna elettorale
sarà ricordata come la più spregevole della storia della Repubblica. Come altro
si può definire una campagna elettorale che ha sdoganato una volta per tutte il
clientelismo? Il Devoto – Oli lo definisce un “sistema di rapporti tra persone
basato su favoritismo (soprattutto in campo politico), in nome di un reciproco
interesse”.
Nei tempi della mia gioventù questa pratica era vissuta come abietta, contraria
al senso stesso della politica come aspirazione nobile a spendersi per il bene
della collettività. Era una pratica gestita dai sottopancia, di nascosto, nei
vicoli e chi la praticava la negava e se ne vergognava. Ora non un sottopancia
ma il Presidente della Regione Campana incita una platea numericamente, e forse
non solo numericamente, nutrita di sindaci ad offrire pizze, totani e frittelle
e con orgoglio proclama, riferendosi ad uno dei sindaci presenti: ”Come sa fare
lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale
come Cristo comanda. Che cosa bella!”. Ecco, che cosa bella la clientela! Altro
che la tensione morale ed etica e la preoccupazione di fare una costituzione
moderna e rispettosa dei principi di democrazia e dei diritti inalienabili
degli esseri umani dei nostri Padri Costituenti.
Complimenti! L’esaltazione del do ut des come sistema di Governo. Anzi, che
dico! Il Governo non serve più: basta il sottogoverno!
Continua QUI
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.E' gradito il nome o il nikname