Antibiotici e infezioni ospedaliere, che legame c'è?
di L.J. Devon
I ricercatori del Columbia University Medical Center di New
York hanno esaminato quello che possono fare gli antibiotici al microambiente
che circonda i pazienti. Si tratta dell'ambiente che non si vede a occhio nudo,
l'ambiente di microorganismi che è in costante interazione con noi e fra di
noi. Il Dr. Daniel Freedberg e i suoi colleghi hanno osservato più da vicino i
letti di ospedale nei quali ai pazienti erano stati somministrati antibiotici.
I ricercatori hanno riportato su JAMA Internal Medicine che "gli
antibiotici dati a un paziente possono alterare il microambiente locale ed
influenzare il rischio di un altro paziente" ed hanno scoperto che
un'infezione comune negli ospedali statunitensi che causa diarrea, il
clostridium difficile (C. diff), diventa ancora più pervasiva e mortale dopo
che un paziente ha assunto antibiotici. La cosa più scioccante è che i pazienti
che hanno utilizzato antibiotici si lasciano dietro un microambiente che espone
il paziente successivo ad un maggior rischio di infezione da C. diff.
L'utilizzo di antibiotici mette a rischio gli altri
Lo studio mostra che l'uso di antibiotici effettivamente mette gli altri
pazienti a rischio in quanto gli antibiotici destabilizzano il terreno e
l'ecologia salutare dell'ambiente circostante, riducendo così i microbi buoni
che aiutano gli esseri umani a difendersi dalle infezioni.
Il Dr. Freedberg ha sottolineato "Altri studi hanno anche dimostrato che
gli antibiotici possono avere un effetto 'gregge' - in altre parole, che
gli antibiotici possono avere effetti su persone che non assumono
antibiotici." Freedberg e i suoi colleghi hanno esaminato oltre 100.000
coppie di pazienti, confrontando il microambiente che hanno lasciato dietro di
sé i pazienti che stavano assumendo antibiotici. La loro ricerca contemplava
ogni paziente che avesse occupato il letto per meno di 24 ore, includendo anche
ogni paziente che aveva appena avuto una infezione da C.
diff.
Dopo aver preso in esame questi fattori, i ricercatori hanno scoperto che 500
pazienti hanno sviluppato un'infezione da C. diff in ospedale come secondi
occupanti di letto. Le infezioni da C. diff avevano il 22% di possibilità in
più di prodursi nei letti ospedalieri dove il precedente occupante aveva
assunto antibiotici. Quando i microorganismi del C. diff sono esposti
agli antibiotici, emettono un'esplosione di spore che si diffonde nel letto
ospedaliero, fino al pavimento e nell'ambiente circostante.
"Il paziente successivo che entra nella stanza è quindi molto più esposto
alle spore del C. diff," afferma Freedberg. "Non è semplice
sterilizzare la stanza e il letto fra i due pazienti successivi poiché le spore
di C. diff sono estremamente resistenti. Per essere eliminate, devono essere
immerse in un detergente a base di candeggina per un tempo adeguato."
Si tratta di una scoperta importante, visto che quasi la metà dei pazienti in
terapia intensiva assume antibiotici. Questi pazienti carichi di antibiotici
sono letteralmente veicoli della malattia, in grado di diffonderne le spore
infettive agli altri.
Le carenze della teoria dei germi e il tentativo della medicina moderna di
controllare i microorganismi.
La teoria dei germi, che caratterizza il pensiero moderno sulla malattia,
consiste nell'idea che gli esseri umani siano qualcosa di separato dai
microorganismi e che i germi debbano essere controllati. Se da un lato la
teoria dei germi consente di identificare patogeni potenzialmente infettivi e
di cercare di mantenere la pulizia e un'adeguata sanitizzazione, dall'altro
essa ignora la relazione cruciale che abbiamo con il nostro corpo e con il
nostro ambiente microbico. Il nostro microbioma svolge un ruolo centrale nel
determinare la nostra resilienza rispetto alla malattia.
Dal punto di vista della teoria dei germi, temiamo ciò che non possiamo vedere
e utilizziamo gli antibiotici per annientare questo terreno di micro-ecologia.
Questo approccio frettoloso distrugge sia i patogeni infettivi che i microbi
buoni che sostengono un buono stato ecologico dentro e intorno a noi.
Danneggiando il terreno dell'ecosistema di batteri buoni, supportiamo e
alimentiamo il potere dei patogeni infettivi nel lungo termine. Cercando di
isolare noi stessi dai microorganismi, distogliamo anche la nostra attenzione
ed energia da quei fattori umorali importanti che consentono al nostro corpo di
difendersi in modo resiliente e flessibile dai patogeni.
Le infezioni tentano di approfittare della nostra immunità indebolita. Le
sostanze chimiche che ci iniettiamo, mangiamo, respiriamo, beviamo e ci spalmiamo
addosso soffocano il microbioma, le ghiandole e gli organi, interferendo con la
capacità del nostro organismo di assimilare nutrienti. Non possiamo trascurare
ciò di cui ha bisogno il nostro corpo ed annientare al contempo il nostro
microbioma con gli antibiotici per poi aspettarci di stare bene.
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