Il termine shem di norma viene tradotto come "nome", che designa qualcuno, oppure consente di ricordarlo. Ma, come viene dimostrato ne Il pianeta degli dèi, citando fonti bibliche, mesopotamiche e egizie il termine equivaleva al sumero MU, che, pur se l'andare del tempo arrivò a significare <<ciò per cui una persona viene ricordata>>, in origine faceva riferimento alle camere celesti o alle navicelle spaziali delle divinità mesopotamiche.
Infatti, quando gli abitanti di Babilonia (Bab-Ili, "Porta degli Dei") iniziarono a costruire una torre per fare uno shem per loro, in realtà stavano costruendo una rampa di lancio per lanciare veicoli spaziali.
In Mesopotamia, sopra le piattaforme del tempio vennero edificate recinzioni speciali: da alcune raffigurazioni è evidente che fossero progettate per resistere a forti impatti - destinate al decollo e all'atterraggio di queste camere celesti.
Gudea dovette costruire nella zona sacra questa recinzione speciale per il Divino Uccello Nero di Ninurta, e quando la costruzione fu terminata, espesse la speranza che il >>MU del nuovo tempio (abbraccerà) le terre da orizzonte a orizzonte>>.
Un inno a Adad/Ishkur celebrava il suo <<MU che emette raggi che possono raggiungere lo zenit del cielo>> e un inno a Inanna/Ishtar descriveva come, dopo aver indossato la tuta da pilota (vedi figura) <<vola a bordo del suo MU su tutte le terre abitate.
In tutti questi casi MU viene tradotto comunemente come "nome". Adad, quindi avrebbe avuto un "nome" che avrebbe abbracciato le terre e che avrebbe raggiunto i cieli più elevati, mentre Inanna avrebbe <<volato nel suo nome su tutte le terre abitate>>.
In realtà, queste traduzioni non hanno senso. Hanno senso, invece, se si traduce correttamente il termine MU, che fa riferimento alle stronavi degli dèi e ai luoghi di atterraggio all'interno dei recinti sacri. Una raffigurazione di questi veicoli volanti, scoperta da una spedizione di archeologi voluta dal vaticano a Tell Ghassull, nei pressi di Gerico, sull'altra sponda del Giordano, riporta alla mente il carro descritto da Ezechiele (guarda figura).
Nelle sue istruzioni per costruire il tempio-ziqqurat a Babilonia, l'E.SAG.IL ("Casa del Dio Supremo") Marduk specificò i dettagli per la camera celeste:
Costruiamo la Porta degli Dèi (...)
Che siano costruiti i suoi mattoni.
Il suo shem sarà nel luogo designato.
Con il trascorrere del tempo, a causa del deterioramento di queste torri costruite con mattoni, i templi necessitavano di restauri e ristrutturazioni. Un esempio che riguarda l'Esagil, riportato negli annali dei re assiro Esarhanddon (680-669 a.C.), contiene diversi elementi chiave dei sogni fatti dai re in relazione al Tempio di Gerusalemme e citati anche nella Bibbia.
Questi elementi ricorrenti includono la saggezza donata a Salomone, le istruzioni architettoniche e la necessità che gli artigiani dovessero essere ispirati da dio o che Dio dovesse istruirli affinché comprendessero quweste istruzioni.
Esarhanddon, qui visto sulla sua stele, dove si trovano i dodici membri del Sistema Solare raffigurati con i relativi simboli (vedi figura), mutò la precedente politica assira di confronto e lotta con Babilonia e decise di aggiungere la venerazione di Marduk (il dio nazionale di Babilonia) a quella di Ashur (il dio nazionale assiro).
<<Sia ashur e Marduk mi hanno dato saggezza>> scriveva Esarhanddon che gli avevano così garantito <<la compensione di Enki>> per il compito di <<civilizzare>> - a mezzo conquista e sottomissione - altre nazioni.
Per mezzo di oracoli e segni ricevette istruzioni di dare il via a un programma di ristrutturazione dei templi, a cominciare dal tempio di Marduk a Babilionia. Ma il re non sapeva come fare. Fu allora che Samash e Adad apparvero a Esarhanddon in un sogno nel quale mostravano al re i progetti architettonici e i dettagli relativi alla costruzione.
In risposta alla sua perplessità gli dissero di radunare tutti i muratori, i carpentieri e gli altri artigiani e di condurli alla "Casa della Saggezza" ad Ashur (la capitale assira). Gli dissero di consultare anche un indovino per stabilire il giorno e il mese più propizi per dare il via all'opera.
In base a ciò che <<Samash e Adad mi hanno comunicato in sogno>>, scrisse Esarhanddon, radunò tutta la manodopera e marciò in testa fino al luogo della conoscenza. Consultando un indovino, nel giorno indicato, il re portò sulla testa la prima pietra e la depose proprio in quel luogo antico.
Con uno stampo d'avorio forgiò il primo mattone. Quando fu completata la ricostruzione del tempio, vi mise porte decorate di legno di cipresso, rivestite in oro, argento e bronzo; forgiò dei vasi d'oro per i riti sacri. Quando ebbe terminato, furono convocati i sacerdoti, vennero offerti sacrifici e si rinnovò il servizio del tempio, così come era stato prescritto.
Il linguaggio che usa la Bibbia per descrivere il fatto che salomone si era reso copnto che ciò che aveva visto e udito era solo un sogno, ricorda un esempio precedente di un faraone:
Il faraone si svegliò:
era stato un sogno.
Si trattava di una serie di sogni, descritti nel capitolo 41 della Genesi.
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