Agribusiness: Svalbard Global Seed Vault, ombre e misteri della banca delle sementi del pianeta
Autore Bizzocchi Andrea
Nel libro di prossima pubblicazione Dietro le Quinte – Rivelazioni sul governo invisibile che controlla il pianeta (Bizzocchi, Pamio, Perucchietti, Uno editori, in uscita a novembre), tra i numerosi argomenti trattati, abbiamo affrontato lo Svalbard Global Seed Vault
(letteralmente tradotto, “Deposito globale di semi delle Svalbard”), un
argomento non strettamente di attualità dal momento che il succitato
deposito è stato inaugurato già nel febbraio 2008, ma attuale come non
mai alla luce degli ultimi accadimenti climatici estremi e alle
possibili conseguenti implicazioni presenti e soprattutto future.
| Di che cosa si tratta |
Lo Svalbard Global Seed Vault è una sorta di cassetta
di sicurezza delle sementi di tutto il mondo. Non propriamente una
banca dei semi, ma una sorta doppia copia, di duplicato onnicomprensivo
delle collezioni conservate nelle innumerevoli banche sparse per il
pianeta.
Detto superdeposito si trova nella sconosciuta isola di Spitsbergen, che appartiene all’arcipelago delle isole Svalbard,
a circa un migliaio di chilometri dal Polo Nord. La superbanca è stata
attrezzata in una grotta scavata nel permafrost e l’obiettivo dichiarato
è appunto la conservazione delle circa 4 milioni di diverse
sementi (un vero e proprio patrimonio) che l’uomo ha sviluppato negli
ultimi 10.000 anni della sua storia, ovvero dalla nascita dell’agricoltura.
Quale sarebbe la finalità ultima di tale mastodontica impresa? Le
motivazioni sono molteplici ma, almeno ufficialmente, tutte
riconducibili alla conservazione della biodiversità agricola a favore delle generazioni future in
caso di eventuali catastrofi nucleari, scontri tra meteoriti, ma anche
cambiamento climatico con le sue inondazioni, grandinate eccezionali e
così via. Questo è quanto si premurano di farci sapere. Le intenzioni
dunque, come sempre del resto, sono all’apparenza lodevolissime.
Il deposito è ultraprotetto: portoni a prova di bomba, rilevatori di
movimento, pareti di cemento armato e via andando. Tutto questo,
unitamente a condizioni climatiche controllate, dovrebbero (il
condizionale è d’obbligo) garantire la conservazione attiva dei semi per
centinaia e financo migliaia di anni (questo a seconda del tipo di
cultivar ovviamente).
Lo Svalbard Global Seed Vault non è l’unica banca delle
sementi al mondo, tutt’altro. Quelle di importanza rilevante sono
all’incirca poco più di un migliaio. In linea di massima ogni Paese ne
annovera una o più, alcune appartenente ad agenzie filogovernative
mentre altre sono private. E fin qui, all’apparenza, tutto fila.
L’iniziativa del Global Seed Vault delle Svalbard è
ufficialmente del governo norvegese che ne avrebbe (anche qui il
condizionale è d’obbligo) finanziato la costruzione, ma appena si
comincia a investigare si scopre che in realtà tra i principali
promotori (con robusti contributi in denaro ovviamente) troviamo la
Fondazione Rockefeller (onnipresente quando c’è da far del bene),
seguita da Monsanto Company[1] DuPont Pioneer [2] e quindi Syngenta[3]
(le tre aziende che controllano oltre il 90%del mercato mondiale
dell’agribusiness) nonché, tralasciandone altri della stessa risma, Mr.
Bill Gates attraverso la sua fondazione caritatevole Bill & Melinda
Gates Foundation.
| La Rivoluzione Verde e gli OGM |
Come chi si occupa di queste tematiche sa benissimo, la “fissa” del
controllo dell’agricoltura da parte dei Rockfeller è di lunghissima
data. La Rockfeller Foundation fu infatti la longa manus
dietro la cosiddetta Rivoluzione Verde e finanziò sin dagli anni ‘70 i
primi pioneristici studi di «rivoluzione agricola genetica». Lo sviluppo
genetico (mappatura del gene, sequenza del genoma umano) è da sempre
uno degli obiettivi dei Rockfeller (e dei loro sodali) come strumento
primario per controllare le popolazioni. La genetica prese sviluppo nei
laboratori nazisti sotto forma di ricerca per la purezza razziale
(allora si chiamava eugenetica) e anche allora tra i principali
finanziatori c’erano i Rockfeller. Con la conclusione della guerra la
Rockefeller Foundation si adoperò per portare segretamente molti di
questi scienziati in Usa per proseguire le loro ricerche. Questo tanto
per inquadrare la questione.
Come illustrato splendidamente nel case study “The Green Revolution: Rockefeller Foundation, 1943” ad opera di Scott Kohler per il Center for Strategic Philanthropy and Civil Society
della Duke University (North Carolina), l’avvio della Rivoluzione Verde
partì dal Messico nei primi anni ‘40 per poi diffondersi in Colombia
(1950) quindi in tutto il Sud America e in Asia (in particolare nel
subcontinente indiano). Un certo Henry Kissinger (Nobel per la Pace Nobel nel 1973) sentenziò all’epoca:
«Chi controlla il petrolio controlla i Pesi, chi controlla il cibo controlla le popolazioni».
I Rockfeller, oltre al petrolio (Standard Oil) e al cibo, controllavano anche Kissinger.
Dalla progettazione alla messa in atto, la Rivoluzione Verde
contemplò uno sforzo notevole. Scrive il ricercatore e autore americano William Engdahl nel suo illuminante libro Seeds of destruction[4]:
«la Fondazione Rockefeller, l’Agriculture Development Council di John D. Rockefeller III e la Fondazione Ford avevano unito le proprie forze per fondare, a Los Baños (nelle Filippine) l’IRRI (International Rice Research Institute)»,
un centro di ricerca agricolturale specializzato sul riso che divenne
poi conosciuto per il suo decisivo contributo e sostegno al movimento
della Rivoluzione Verde.
Del grande puzzle della Rivoluzione Verde, assieme all’IRRI, facevano parte anche il messicano CIMMYT (Centro Internacional de Mejoramiento de Maíz y Trigo, in inglese International Maize and Wheat Improvement Center, anche qui con il contributo della Rockfeller Foundation) e l’IITA
(International Institute of Tropical Agriculture, fondato nel 1967 in
Nigeria, sempre con soldi Rockefeller). Nel breve volgere di pochi
decenni l’intero pianeta venne conquistato dal cosiddetto agribusinness promosso dalla Rivoluzione Verde (cioè dai Rockfeller).
Occorre capire che questo è lo schema di dominio attraverso il quale si muovono le power élite.
Nel nostro caso specifico la Rockfeller Foundation si adoperò per
creare un network mondiale di ricerca al fine dichiarato di ridurre la
fame nel mondo. E lo schema è proprio questo: prima si crea il problema (la fame nel mondo) poi si propone la soluzione (la Rivoluzione Verde).
All’uopo si creano quindi istituzioni no profit (da loro finanziate)
che prendono a collaborare tra loro promuovendo una strada comune.
Vengono poi coinvolti altri soggetti (ad esempio la Fao, la Banca
Mondiale, l’UNDP, United Nations Development Program) e così via.
Nel maggio 1971 ad esempio venne fondato il CGIAR (Consultative Group for International Agricultural Research), i cui obiettivi e modus operandi vennero messi a punto durante una serie di incontri privati tenutisi a Villa Serbelloni
(di proprietà, e di chi altri, della Fondazione Rockfeller) il cui
compito precipuo era coordinare lo sforzo per ridurre la povertà e
assicurare il cibo nei Paesi in via di sviluppo attraverso 15 non-profit
affiliate, le più importanti delle quali erano le succitate IRRI,
CIMMYT e IITA.
Tutti questi gruppi si occupavano soprattutto di fare ricerca (la
loro ricerca) e formazione (la loro formazione) educando scienziati e
ricercatori sui metodi salvifici della Rivoluzione Verde (che è la loro
rivoluzione). I risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’Africa, tanto
per fare un esempio, negli anni ‘60 del secolo scorso era ancora al 98%
alimentarmente autosufficiente (addirittura lo era al 100% agli inizi
del ‘900) mentre ora è ridotta alla fame e alla miseria più estrema.
Giusto per far capire al lettore come tutto, letteralmente tutto è
parte dello stesso disegno, ecco che Norman Borlaug, l’agro-scienziato
acclamato padre della Rivoluzione Verde, viene insignito nel 1970 del
Nobel per la Pace. Borlaug, possiamo immaginarlo, lavorava per
Rockfeller.
In breve, nel giro di pochi decenni la Fondazione Rockfeller (e i
suoi accoliti) fu capace di plasmare l’intera agricoltura mondiale
piegandola ai propri desiderata. Ma credere che Rockfeller o chi per
lui, spenda soldi e si adoperi per il benessere delle povere popolazioni
del terzo mondo (che povere non erano e lo sono diventate solo dopo
essere state inserite nel meccanismo della Rivoluzione Verde e del
denaro) significa essere, nella migliore delle ipotesi, terribilmente
ingenui.
La Rivoluzione Verde ottenne infatti risultati ben precisi che,
guarda un po’, coincidevano esattamente con i veri obiettivi dei suoi
promotori. Con la Rivoluzione Verde vennero infatti diffusi semi ibridi dalle rese molto alte ma con due caratteristiche peculiari.
La prima è che questi semi non si riproducono e la seconda che
dipendono, per la loro crescita e protezione, da massicce iniezioni di
fertilizzanti chimici, pesticidi, anticrittogamici, ecc. Il tutto, ca va sans dire, rigidamente brevettato. In breve, il contadino viene a dipendere dalle multinazionali per l’acquisto dei semi,
per quello di fertilizzanti, pesticidi, fungicidi, anticrittogamici,
ecc., per le royalties sui semi brevettati e così via. Dipendenza, in
altre parole, da Monsanto, Sygenta, Dupont e dagli altri grandi gruppi
soliti noti.
Ora, se in un mondo che pure funziona al rovescio due più due fa
sempre quattro, si capisce facilmente che l’obiettivo di fondo di tutto
questo è sottrarre ai contadini la produzione agricola libera,
indipendente e autosufficiente, per sostituirla con quella di poche
grandi, ipertrofiche megamultinazionali che controllano l’intera filiera
a livello mondiale e che sono, attraverso un gioco di scatole cinesi,
in mano ai soliti noti (con Rockfeller in testa).
| Ma torniamo allo Svalbard Global Seed Vault |
Forse a questo punto possiamo cominciare a intuire perché è stata
costruita l’Arca di Noè delle sementi alle Svalbard. Le banche di
sementi, secondo la FAO, sono circa 1.400 e si trovano per la maggior
parte negli Stati Uniti. Ma non basta, le più grandi sono usate e
possedute proprio da Monsanto, Syngenta, Dow Chemical, DuPont, che ne
ricavano i corredi genetici da modificare.
Perché dunque c’era necessità di un’Arca di Noè agricola alle
Svalbard, con tanto di porte corazzate e allarmi anti-intrusione,
scavata nella roccia?
Perché questi personaggi creano una superbanca del genere? Quale futuro si aspettano? Cosa sanno che noi non sappiamo?
E se invece di un’Arca salvifica si trattasse di un vero e proprio
furto ai danni delle “normali” aziende agricole e dei piccoli contadini
ancora preponderanti in molti paesi del Terzo Mondo e non solo?
O forse ancora, tutto questo potrebbe avere a che fare con un clima impazzito (per loro volere e non per un climate change “naturale”
così come si vuol far passare il cambiamento climatico in atto) fino ad
arrivare a terremoti, uragani, alluvioni grandinate eccezionali che
distruggono i raccolti, siccità, desertificazione avanzante e così via?
O forse una malattia sconosciuta che appare all’improvviso?
Tutto questo è certamente plausibile ma in realtà ci sono anche altri
particolari interessanti che unitamente a ciò che abbiamo detto fino ad
ora ci svelano in maniera sempre più chiara le finalità di tutto
questo.
| Eugenetica e denatalizzazione |
L’eugenetica e la denatilizzazione sono una fissa dei Rockfeller sin
dall’inizio del secolo scorso. Orbene, nel 2001 l’azienda di ingegneria
genetica EPICYTE PHARMACEUTICALS INC. con sede a San Diego in California, annuncia di aver elaborato un tipo di mais geneticamente modificato
contenente uno spermicida. In altre parole questo particolare tipo di
mais funziona, anche, da sterilizzatore. In altre parole ancora, i maschi che se ne nutrono diventano sterili.
Ma ciò che è forse maggiormente interessante è che le ricerche per
arrivare a questo mais geneticamente modificato sono state sostenute da
fondi dell’USDA (United States Department of Agricolture, il
ministero che condivide con Monsanto i brevetti dei semi Terminator). È
quello che si scriveva poc’anzi: alla fine tutti questi soggetti fanno
parte dello stesso schema.
Un altro esempio ancora: negli anni ‘90, l ‘Organizzazione Mondiale della Sanità (che sarebbe il Dipartimento dell’ONU addetto alla salute!) lancia una campagna di vaccinazione contro il tetano rivolta esclusivamente alle donne di e in età compresa fra i 15 e i 45 anni. Forse che il tetano colpisce solamente le donne e non gli uomini? Colpisce solamente le donne comprese in questa fascia di età e non quelle più giovani e più vecchie? Forse che al di fuori dei confini di Filippine, Messico e Nicaragua non c’è pericolo di tagliarsi e ferirsi?
Se uniamo queste notizie alla fissa che i Rockfeller hanno per la
denatalizzazione (a partire, per ovvi motivi, dalle razze considerate
“inferiori”) ecco allora che i conti cominciano a tornare. Il dubbio
venne infatti a suo tempo anche al Comité Pro Vida, una associazione cattolica messicana. Il Comité
fece analizzare il vaccino in questione verificando ciò che si poteva
peraltro intuire, ovvero che questo conteneva gonadotropina corionica
umana, ovvero un ormone umano naturale il quale, attivato dal germe
attenuato del tetano contenuto nel vaccino, stimolava speciali anticorpi
che rendevano incapaci le donne di portare a termine la gravidanza.
Insomma, dietro la copertura del vaccino antitetano si celava un agente abortivo. A questo punto l’associazione approfondì gli studi su detto vaccino e scoprì che esso era frutto di studi ventennali finanziati dalla Rockefeller Foundation, dal Population Council (una delle solite ONG no profit messe su dalla Famiglia), dal CGIAR (di cui abbiamo detto prima), dal National Institute of Health (governo USA) e, sorpresa, anche dalla Norvegia, il paese in cui si trova oggi il Global Seed Vault oggetto
di questo articolo, che aveva contribuito agli studi di ricerca sul
vaccino antitetanico-abortivo con ben 41 milioni di dollari.
Forse, alla fine di tutto, quando arriverà la Catastrofe (e a noi
comuni mortali, non è dato sapere né il come né il quando), le sementi
naturali dovranno essere controllate dal gruppo dell’agribusiness e da
nessun altro?
A pensar male si fa peccato ma ci si prende… sempre. Almeno quando ci sono di mezzo i Rockfeller.
Link di riferimento e note:
http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=9852:rockefeller-si-fa-larca-di-noe-cosa-ci-nasconde&catid=83:free&Itemid=100021
https://www.voltairenet.org/article162545.html
hhttps://cspcs.sanford.duke.edu/sites/default/files/descriptive/green_revolution.pdf
[1] Mega azienda di biotecnologie agrarie nota per la produzione del glifosato e del famigerato agente orange durante
la guerra del Vietnam. Monsanto è il maggior produttore mondiale di
sementi convenzionali, produce sementi transgeniche e risulta esserne il
maggior detentore di brevetti al mondo. È stata acquisita nel giugno
2018 dalla casa farmaceutica tedesca Bayer per un importo pari a 63
miliardi di dollari. Una volta completata la fusione il marchio Monsanto
sarà cancellato (operazione di green washing).
[2] È il
più grande produttore statunitense di semi ibridi per l’agricoltura e
il secondo al mondo di semi OGM dopo Monsanto. Produce e rivende inoltre
semi ibridi di mais in oltre 70 paesi.
[3] Syngenta
AG produce sementi e prodotti chimici per l’agricoltura. Nata nel
novembre 2000 dalla fusione di Novartis Agribusiness e Zeneca
Agrochemicals è stata poi rilevata nel 2017 da ChemChina per 43 miliardi
di euro. Risulta essere il terzo rivenditore al mondo di semi e
prodotti biotecnologici, dietro a Monsanto e DuPont Pioneer.
[4] Articolo originale “Doomsday Seed Vault in the Arctic” by F. William Engdahl. https://www.voltairenet.org/article162545.html
Fonte Articolo: https://revoluzione.unoeditori.com/
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