Quest'anno è un anno eccezionale per le castagne, dopo che negli ultimi anni si era quasi azzerata la produzione. Purtroppo non è andata così in tutte le regioni italiane. Ma non di questo voglio parlare, ma di una tradizione molto vecchia che a Milano il venditore di castagne, allo stesso modo di chi le raccoglie, veniva chiamato castagnatt; come pure colui che vende castagne cotte, ancora presente negli anfratti e piazza del Duomo di Milano. Oggi più che mai una prelibatezza molto costosa, non da tutti; quello che una volta era alla base dell'alimentazione meno onerosa.
QUELL DI MARON
“Bej Cuni, bej
maron, vaerdée che firon!. Ranti castegn infilàa come perlitt,, cott in del
forna ‘me salamitt, a la “fera di Bej o Bej” tradizion. Sui marcàa, a la sagra
d’ogni rion, sia ben intes quand n’era la stagion, col ritornell reciamava l’attenzuion:
“Bej fironi, bej cuni, bej maron!”
"Belle castagne cotte al forno, guardate che grappoli". Tante castagne infilate come perline, cotte al forno e legate come salamini, alla "fiera deo Bej o Bej" tradizione. Sui mercati, alla sagra di ogni rione, sia ben chiaro quando era stagione, come adesso, col ritornello chiamava l'attenzione: "Belle castagne al forno, che bei grappoli"
Oggi si vedono in giro i caldarrostai e più raramente (oggi non più nemmeno raramente) i venditori di fironi, le castagne cotte al forno (le ho fatte ieri) ed infilate come collane a più file. (Va detto che i fironàtt, sono originari del Cuneese)
EL CASTEGNATT
Ghe disen
castegnatt impunement a chi catta su castegn e a chi ne vend e la question in
fund la interessa nient. Forse on Quajghedun el podariss imprend che a Milan,
tra i vari mestée ambulant, gh’eren i vendidor de castegn lessàa, pelàa o conte
l guss e rostii oltrertant. Incoeu j gent … d’alter gust hin sopressàa!!
Vien chiamato castagnaio impunemente chi raccoglie castagne o chi ne vende e la questione in fondo non interessa affatto. Forse qualcuno potrebbe apprendere che a Milano, tra i vari mestieri ambulanti, c'erano i venditori di castagne lessate, sgusciate o con il guscio e arrostite altrettanto. Oggi le genti ... d'altri gusti sono pressate.
Dalle mie letture sull'evoluzione del costume nel corso dei secoli, dando ad ogni mestiere un'immagine viva, spesso curiosa ... perché nulla vada perduto. Curiosità: i libri sono in carta di paglia con copertina di cartone da imballo, come lo si evince dall'immagine sopra esposta.
Vecchi mestieri Milanesi 1982
Libreria Meravigli Editrice
... bellissimo
RispondiEliminaricordo anche il gioco del pirla...
Ul pirla
mio cognato , la buonanima, da buon lumbard mi ha raccontato che da ragazzino giocava a spacca pirla, in realtà era una specie di trottola di legno con cui uno la tirava contro l'altra, vinceva il pirla che spaccava il pirla dell'altro..
cumprendiu m'asi?
saludi e trigu
cun amistade Wlady :))
In effetti il "pirla" in milanese vuol dire trottola, ma una trottola particolare avvolta e arrotolata intorno ad uno spago che lanciandola pirlava. Spaccare il pirla era rompere il chiodo dove la trottola girava su se stessa quando veniva lanciata contro l'altra.
RispondiEliminaC'era anche la "rella" fatta con un manico di scopa e un pezzetto dello stesso manco (piccolo) con due punte a cuneo agli estremi, che battuto con il manico a terra si alzava per poi colpirlo e lanciarlo, insomma una specie di baseball casalingo dove ci si divertiva e magari rompere qualche vetro di finestra e successivi castighi dati dai nostri genitori ... altri tempi, quando con poco ci si divertiva tanto.
Certamente che ho compreso :))
Cun amistade saludi e trigu Valter
wlady