2 Gennaio 2013
dal Sito Web Tlaxcala-Int
traduzione di Nicoletta Marino
Versione originale in Inglese
Versione in spagnolo
dal Sito Web Tlaxcala-Int
traduzione di Nicoletta Marino
Versione originale in Inglese
Versione in spagnolo
Una pioggia di insulti ha coperto in Israele Shlomo Sand quando pubblicò un libro intitolato “Come fu inventato il popolo ebreo - The Invention of the Jewish People” che smonta miti biblici che sono il pilastro dello Stato sionista di Israele.
Professore di Storia
Contemporaneo all’Università di Tel Aviv, nega che gli Ebrei sono un popolo
dall’origine comune e sostiene che fu una cultura specifica e non il
discendere da una comunità arcaica unita da legami di sangue lo strumento
principale della fermentazione nazionale.
Secondo lui, “lo Stato
ebraico di Israele”, lontano dall’essere la concretizzazione del sogno
nazionale di una comunità etnica con più di 4000 anni è stato possibile
grazie ad una falsificazione della storia resa possibile nel XIX secolo da
intellettuali come Theodor Herzl.
Come studiosi accademici
israeliani insistono nell’affermare che gli Ebrei sono un popolo con un DNA
proprio. Shlomo Sand, basandosi su una documentazione esauriente, mette
in ridicolo questa tesi scientifica.
Non ci sono altri ponti
biologici tra gli antichi abitanti dei regni di Giudea e di Israele e gli
Ebrei del nostro tempo.
Il mito etnico ha
contribuito poderosamente sull’immaginario civile.
Le loro radici
rimontano alla Bibbia, fonte del monoteismo ebraico. Come nell’Iliade,
l’Antico Testamento non è opera di un unico autore. Sand definisce la Bibbia
come “biblioteca straordinaria” che sarà stata scritta tra i secoli VI e II
prima della nostra Era. Il mito inizia con l’invenzione “del popolo sacro”
alla quale fu annunciata la terra promessa di Canaan.
L’interminabile viaggio
di Mosè e del suo popolo verso la Terra Santa e la posteriore conquista,
manca di qualsiasi fondamento storico. E’ necessario ricordare che
l’attuale territorio della Palestina era ora parte integrante dell’Egitto
faraonico.
La mitologia dei
successivi esili, diffusa nei secoli, finì per guadagnare l’apparenza di
verità storica. Fu forgiata, però, a partire dalla Bibbia ed ampliata dai
pionieri del Sionismo.
Le espulsioni di massa degli Ebrei da parte degli Assiri sono un’invenzione. Non ne esiste registrazione su fonti storiche credibili.
Le espulsioni di massa degli Ebrei da parte degli Assiri sono un’invenzione. Non ne esiste registrazione su fonti storiche credibili.
Il grande esilio da
Babilonia è falso come quello delle grandi diaspore. Quando Nabucodonosor prese Gerusalemme, distrusse il Tempio ed espulse dalla
città una parte delle élite; ma Babilonia era da molto tempo la città di
residenza, per propria scelta, di una numerosa comunità ebraica.
Quella è stata il nucleo
delle creatività da parte dei rabbini che parlavano aramaico e introducevano
importanti riforme nella religione di Mosè. E’ importante notare che solo
una piccola minoranza di quella comunità tornò in Giudea quando l’imperatore
Ciro conquistò Gerusalemme nel secolo VI della nostra era.
Quando i centri della cultura ebraica di Babilonia si disgregarono, gli Ebrei emigrarono a Bagdad e non in Terra Santa.
Quando i centri della cultura ebraica di Babilonia si disgregarono, gli Ebrei emigrarono a Bagdad e non in Terra Santa.
Sand dedica
un’attenzione particolare agli “Esiliati” come miti fondanti dell’identità
etnica.
Le due “espulsioni”
degli Ebrei nel periodo romano, la prima ad opera di Tito e la seconda di
Adriano, che sarebbero stati il motore della grande diaspora, sono tema di
una riflessione profonda dello storico ebraico.
Nelle scuole, i giovani imparano che la “nazione ebraica” fu mandata in esilio dai Romani dopo la distruzione del Secondo Tempio ad opera di Tito,e poi, da Adriano nel 132. Abbiamo solo il testo fantasioso di Flavio Josefo che testimonia la rivolta degli Zeloti, che toglie credibilità a questa versione, oggi ufficiale.
Nelle scuole, i giovani imparano che la “nazione ebraica” fu mandata in esilio dai Romani dopo la distruzione del Secondo Tempio ad opera di Tito,e poi, da Adriano nel 132. Abbiamo solo il testo fantasioso di Flavio Josefo che testimonia la rivolta degli Zeloti, che toglie credibilità a questa versione, oggi ufficiale.
Secondo lui, i
Romani massacrarono 1.100.000 Ebrei e ne imprigionarono 97.000. Questo in
un’epoca in cui la popolazione totale della Galilea era secondo i demografi
attuali era molto meno di mezzo milione.
Gli scavi archeologici
degli ultimi decenni fatti in Gerusalemme e in Cisgiordania hanno creato
dei problemi insormontabili agli studiosi universitari sionisti che
“spiegano” la storia del popolo ebraico prendendo la Torah e la parola dei
Patriarchi come riferimenti infallibili. Le smentite dell’archeologia hanno
turbato gli storici.
E’ stato provato che
Gerico era poco più di un agglomerato senza le poderose mura citate dalla
Bibbia. Le rivelazioni sulle città di Canaan allarmarono anche i rabbini.
L’archeologia moderna ha sepolto il discorso dell’antropologia sociale
religiosa.
A Gerusalemme non sono
state nemmeno trovate vestigia delle grandiose costruzioni che secondo il
Libro la trasformarono nel X secolo, prima della nostra Era, l’epoca d’oro
di Davide e Salomone, nella città monumentale del “popolo di Dio” che
meravigliava quanti lo conoscevano: niente palazzi, niente mura, niente
ceramica di qualità.
“Non esiste in realtà nessuna testimonianza - scrive Shlomo Sand - dell’esistenza di quel re leggendario la cui ricchezza è descritta dalla Bibbia in termini che quasi lo rendono un equivalente dei potenti regni di Babilonia e di Persia”.
Se è esistita una entità
politica in Giudea nel secolo X prima della nostra Era, afferma lo
storico,potrebbe essere solo una micro realtà tribale e Gerusalemme Solo una piccola città
fortificata.
IL
SILENZIO SULLE CONVERSIONI
La storiografia
ufficiale israeliana, nell’erigere un dogma sulla purezza della razza,
attribuisce alle successive diaspore la formazione di comunità ebraiche di
dozzine di paesi.
La Dichiarazione
d’Indipendenza di Israele afferma che, obbligati, gli Ebrei si sforzarono
nei secoli di ritornare nel paese degli avi. Si tratta di una menzogna che
falsifica molto la Storia.
Shlomo
Sand
Foto
RAZI/Télérama
La grande diaspora è
finta, come le altre. Dopo la distruzione di Gerusalemme e la costruzione di
Aelia Capitolina, solo una piccola maggioranza della popolazione fu
espulsa. La schiacciante maggioranza rimase nel paese.
Allora, qual è l’origine
degli avi di almeno 12 milioni degli Ebrei oggi esistenti fuori di Israele?
Nel rispondere a questa
domanda, il libro di Shlomo Sand distrusse simultaneamente il mito
della purezza della razza, questa è l’etnicità ebraica.
Un’abbondante
documentazione riunita da storici di prestigio mondiale rivela che nei primi
secoli della nostra Era ci furono massicce conversioni all’ebraismo in
Europa, in Asia e in Africa.
Il Corano stabilisce che
Maometto trovò a Medina, durante la fuga dalla Mecca, grandi tribù ebree con
le quali entrò in conflitto, finendo coll’espellerle. Però non chiarifica che
nell’estremo sud della Penisola Arabica, l’attuale Yemen, il regno di Hymar,
adottò l'Ebraismo come religione ufficiale.
E’ bene dire che arrivò
per rimanerci. Nel secolo VII, l’Islam si stabilì nella regione però,
trascorsi tredici secoli, quando si formò lo Stato di Israele, decine di
migliaia di yemeniti, parlavano l’arabo, ma continuavano a professare la
religione ebraica. La maggioranza emigrò in Israele dove, tra l’altro, è
discriminata.
Anche durante l’Impero
romano, l’ebraismo creò radici. Il tema ha meritato l’attenzione dello
storico Dione Cassius e del poeta Giovenale.
In Cirenaica, la rivolta
degli Ebrei della città di Cirene costrinse alla mobilitazione di varie
legioni per combatterla.
Fu soprattutto, però,
nella parte estrema occidentale dell’Africa dove ci furono conversioni di
massa alla religione ebraica. Una parte considerevole delle popolazioni
berbere aderì all’ebraismo e a loro si deve l’entrata in Andalusia.
Furono questi magrebini
che diffusero l’Ebraismo nella penisola, i pionieri dei Sefarditi che dopo
l’espulsione da Spagna e Portogallo andarono esuli in diversi paesi europei,
nell’Africa musulmana e in Turchia.
Più importante per le
sue conseguenze, fu la conversione all’Ebraismo dei Giazari, un popolo
nomade turcofono, imparentato con gli Unni, che provenendo dall’Altai, si
stabilì nel secolo IV nelle steppe del basso Volga. I Giazari, che
tolleravano bene il Cristianesimo, costruirono un potente stato ebraico,
alleato di Bisanzio nelle lotte dell’Impero Romano d’Oriente contro i
Persiani Sassanidi.
Questo impero medievale
dimenticato occupava un’area enorme, dal Volga alla Crimea e dal Don
all’attuale Uzbekistan. Scomparve dalla Storia nel secolo XIII quando i
Mongoli invasero l’Europa distruggendo tutto al loro passaggio.Migliaia di
Giazari, fuggendo dalle orde di Batu Khan, si dispersero nell’Europa
Orientale.La loro eredità
culturale fu insperata.Grandi storici
medievalisti come Renan e Marc Bloch e lo scrittore ungherese inglese
Arthur Koestler identificano negli Giazari gli avi degli Schenaziti le
cui comunità in Polonia, in Russia e in Romania avranno un ruolo cruciale
nella colonizzazione ebraica della Palestina.
UNO
STATO NEOFASCISTA
Secondo Nathan
Birbaum, l’intellettuale ebreo che inventò nel 1981 il concetto di
sionismo, è la biologia e non la lingua o la cultura che spiegano la
formazione delle nazioni.
Secondo lui la razza è
tutto. E il popolo ebreo sarebbe stato quasi l’unico a preservare la purezza
del sangue nei millenni.
Morì senza capire che
quella tesi era una tesi razzista, prevalendo appagherebbe il mito del
popolo sacro “eletto da Dio”.
Perché gli Ebrei sono un
popolo figlio di una catena di incroci. Ciò che conferisce loro una identità
propria e una cultura e la fedeltà ad una tradizione religiosa radicata è un
falso storico.
Sui passaporti dello
stato di Israele non è accettata la nazionalità israeliana. I cittadini che
hanno pieno diritto scrivono “ebreo”. I Palestinesi devono scrivere “arabo”,
nazionalità inesistente.
Essere cristiano,
buddista, mazdeista i indù, risulta da una scelta religiosa, non è una
nazionalità.
In Israele non c’è un
matrimonio civile. Per gli Ebrei è obbligatorio il matrimonio religioso
anche se si è atei.
Questa aberrazione è
inseparabile da molte altre in uno stato confessionale, etnocratico
liberale costruito su miti, uno Stato che cambiò l’yiddish parlato dia
pionieri del “ritorno in Terra Santa” con il sacro ebraico dei rabbini,
sconosciuto al popolo di Giudea che si esprimeva in aramaico, la lingua in
cui fu redatta la Bibbia in babilonia e non in Gerusalemme.
Lo “Stato del Popolo ebraico” si ritiene democratico.
La realtà però nega la
legge fondamentale approvata dal Knesset. Uno Stato che tratta come paria di
nuovo tipo il 20% della popolazione del paese, uno stato nato dal mostruoso
genocidio in terra straniera, uno Stato le cui pratiche presentano sfumature
neofasciste, non può essere democratico.
Il libro di Shalom Sand
sull’invenzione del Popolo Ebraico è oltre che una chiara prova storica, un
atto di coraggio.
Consiglio la sua lettura
a tutti coloro secondo cui la linea di frontiera dell’opzione di sinistra
oggi passa per la solidarietà col popolo martire della Palestina e che
condanna il Sionismo.
http://www.bibliotecapleyades.net/
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Khazari-ariani
http://ningishzidda.altervista.org/
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si , mi è piaciuto, mi ha ricordato come lo descrisse Biglino in una sua conferenza , citando passi biblici..
RispondiEliminaciao ;)
Io ci sono stato a quella conferenza, proprio qui a Milano, dove un ricercatore sardo ha parlato anche di Giganti e Nuraghi ;-)
EliminaCiao
sempre interessante bravo wlady
RispondiEliminaa proposito di religione ti mando il mio ultimo pensiero
http://olisticoaltapusteria.com/articolo.php?dimrelaeo5tgerg
salutoni ciao roberto
Ciao Roby;
Eliminagrazie per l'apprezzamento e l'interessante tua glossa sulle religioni, in particolare quello legato alla Sindone.
Ricambio i graditi saluti, ciao
wlady