L'ignavo è colui che pur intuendo, per vigliaccheria, non vuole conoscere la realtà, non sapendo che così facendo altro non farà che posporre la necessità esperienziale ad altre generazioni ed in altre sue incarnazioni. I delitti verso i bambini sono i più odiosi è la condanna ad una vita di terrore qual é quella di tanti bambini e giovani autistici (malattia pressoché inesistente prima dei vaccini) è un delitto ad ogni alba.
E' come uccidere la stessa anima ogni giorno nel tentativo di privarla di ogni bellezza, di ogni energia, di ogni sogno e distruggendo anche la vita di quanti malauguratamente accompagnano questi disgraziati nella loro vita di stenti.
E la quintessenza della crudeltà. Così tanto devono e dobbiamo soffrire? Ed a quanti dicono che è il nostro destino, il nostro karma, dico che lo può essere nella misura in cui l'ignavia di tanta gente crea una aridità delle anime e condensa e indirizza nella energia della mente umana i più reconditi baratri di sofferenza. Questa sofferenza in seguito si avvererà e accompagnerà l'anima che verrà ospitata nel futuro contenitore umano.
Ecco perché l'ignavia è così terribile, perché reitera recidivandolo un dolore assoluto al quale la mente, lo spirito e l'anima umani sono resi impotenti schiavi. ... senza andare a leggere le cifre enormi, vi anticipo che si parla di 8 milioni in prevalenza bambini, di persone scomparse ogni anno nel mondo. (vedere documentazione in Sulatesta di G. Lannes ed altre rivelazioni di Missing Children e in siti di lingua inglese che parlano degli utilizzi osceni di queste persone)... E' il caso di dire "Difendiamoci dagli dei!" come dal titolo del libro di Salvador Frexeido" Sapendo che siamo noi i creatori della nostra realtà, dobbiamo riuscire a staccarci emotivamente da questo immenso dolore, che può nuocerci non poco e vedere e vivere del bello che ancora ci circonda. Non dimenticheremo però che l'ignavia di tanta gente dovrà essere vaporizzata come la nebbia quando il sole inizia a scaldare.
Si lo so che è un esercizio difficilino, ma credetemi, ci si può riuscire, anzi è bene sapere che siamo nati per questo. Un abbraccio caloroso a tutti Lino
danni da vaccini
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Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto.
Gli occhi di chi ha letto la Commedia,
insieme a quelli di Dante, hanno
attraversato le atrocità dell’Inferno in tutti i suoi gironi e
hanno osservato le pene inflitte a chi si è macchiato dei
peggiori peccati. La lussuria, la sodomia, il tradimento.
Ma prima di camminare tra chi ha
scelto di fare o farsi del male, il Poeta incontra chi, nella
vita, non ha mai scelto, mai voluto, mai fatto. Gli ignavi,
i primi dannati che incontra nel suo cammino, sono anime
indegne tanto delle pene dell’Inferno quanto delle gioie del
Paradiso: non avendo mai preso una posizione, non
hanno mai fatto né azioni buoni né tanto meno quelle cattive
nella loro vita. Per questo motivo, quindi, Dante li pone
all’Antinferno, tra il fiume Acheronte e la porta del mondo
degli Inferi.
Gli ignavi, comunque, non sono
risparmiati dal contrappasso: per un uomo come Dante, così
accorato nelle questioni soprattutto politiche, chi non ha
scelto in vita è come se non avesse vissuto mai. Anche se non
sono posizionati nei gironi infernali, il poeta non riserva
loro certo un trattamento migliore di quello degli altri
dannati, tutt’altro.
Qui, nel III canto,
tra gli uomini «sanza ‘nfamia e sanza lodo»,
incontra un personaggio del suo tempo: Celestino V. Il
pontefice è condannato per contrappasso a correre nudo per
l’eternità insieme ai suoi compagni, tormentato da vespe,
mosconi e vermi, inseguendo una insegna, una bandiera, senza
posa. Questa pena umiliante unisce tutti coloro «che
mai non fur vivi» compreso Pietro Angelerio,
eletto 192° Papa nel 1294. Il conclave per la sua elezione
durò quasi due anni e una volta incoronato con il nome di Celestino
V, l’ex eremita, si rese conto di non essere adatto
al suo ruolo e per questo decide di abdicare al suo ruolo dopo
circa tre mesi. La scelta ebbe un impatto enorme sulla
comunità, sulla chiesa e sullo stato.
Pochissimi giorni dopo le sue dimissioni il conclave fu riunito a Napoli in Castel Nuovo e qui elesse il nuovo papa nella persona del cardinal Benedetto Caetani. Aveva 64 anni circa ed assunse il nome di Bonifacio VIII. Un nome che diventerà molto famoso nella storia, soprattutto attraverso la voce di Dante.
La figura di Celestino V sembra sbiadire dietro l’ombra ingombrante del suo successore, spietato e ingiusto, tanto grande quanto pericoloso.
In molti sostengono che
l’orribile pena che il Sommo Poeta infligge all’ignavo sia
in realtà tutta rivolta alla mancanza di coraggio del
singolo che ha poi portato a un dramma per molti: l’elezione
di Bonifacio VIII, grande nemico di Dante. Come
sempre all’interno della Divina Commedia infatti bisogna
cercare di leggere le citazioni e gli incontri cercando di
districarsi tra il livello analogico, quello allegorico e
quello morale.
Il pontefice a cui è inflitta
questa pena diventa simbolo di un non-peccato dai risvolti
gravissimi che si inserisce in un canto fatto di paure divise
tra la porta infernale e l’Acheronte. L’incapacità di
decidere, è comunque una decisione, sembra suggerirci il Dante
personaggio, che camminando tra i peggiori peccatori si ferma
a un passo dall’ingresso dell’Inferno e medita su chi pur di
non vivere ha scelto di morire anticipatamente. Un tratto che
sarà poi ripreso in tutta la storia della letteratura e che
compare nella nostra quotidianità più di trecento anni dopo.
Il più celebre tra gli ignavi è
sicuramente quel celebre vaso di terracotta costretto a
viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro: il Don
Abbondio dei Promessi Sposi. Chi più di
lui vive per interesse senza scegliere mai, adeguandosi al
facile più che al giusto?
Non è poi cambiato molto da
quella schiera di uomini nudi che inseguono una bandiera senza
stemma, così tanti e così poveri di spirito. Nel mondo odierno
si sono persi anche molti valori di riferimento e, perciò,
l’ignavia sta trovando terreno ancor più fertile. La gente
cerca il compromesso, vive di egoismo, di guadagno.
Se Ulisse peccherà di presunzione e di curiosità malsana bruciando nel suo desiderio, agli ignavi è riservato un destino senza nome e senza senso, ben peggiore di quello dell’eroe epico.
Ieri come oggi, i peccati sono
molti, ma non scegliere resta il peggiore di tutti. Uomini che
non cercano nemmeno la loro passione, camminando sulla facile
strada del guadagno, politici che saltellano tra i partiti
politici come nel gioco della campana, giovani svogliati sul
divano della rassegnazione. Lì si può vedere tutti passeggiare
sulla via delle scelte non prese, in una immagine non così
diversa da quella che raccontò Dante.
Celestino V nei secoli
si è quindi fatto perfetta metafora di un peccato fatto di
persone normali, di sbadigli senza sogni, di opportunismo.
Il peccato di chi non sa nemmeno di peccare, il peccato di chi
non è.
Giulia Toninelli per
MIfacciodiCultura (Articolo inviatomi dall'amico Lino)
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Ignavi quasi come i vigliacchi. Non osano perché temono. Poi ci sono gli aula i o incoscienti che rischiano. Quando ho osato sfidando con violenza verbale i violenti minacciosi ho sempre "vinto". Sempre per difendere me o quelli più deboli, remissivi o più prudenti di me.
RispondiElimina... sono i peggiori non a caso Dante li ha messi fuori dal girone infernale, ma sempre condannati «sanza ‘nfamia e sanza lodo» i cosi detti vigliacchi, non prendono mai posizione, sia nel bene che nel male. Sono i peggiori di tutti e hanno creato molte pene ai loro simili. La nostra politica non si scosta molto da si fatto comportamento, tutte le correnti ne sono intrise di "Ignavia"
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