La relazione del primo incontro inaugurale a Treviso dell'Istituto Studi delle Venezie con il costituzionalista prof.Luca Antonini che ha esaurientemente spiegato i punti della riforma costituzionale
oggetto del prossimo referendum del 4 dicembre
L'INCONTRO: "UN PAESE AL BIVIO:
CAPIRE LA RIFORMA COSTITUZIONALE"
Il prof. Luca Antonini spiega la riforma costituzionale oggetto del Referendum del 4 dicembre 2016
Primo incontro inaugurale a Treviso dell'Istituto Studi delle Venezie con il costituzionalista prof. Luca Antonini che ha esaurientemente spiegato i punti "controversi" della riforma costituzionale oggetto del prossimo referendum del 4 dicembre
Il presidente dell'Istituto apre i lavori a Treviso con il prof. Luca Antonini e il dott. Vittorio Zanini
Si è svolto nei giorni scorsi a Treviso, il primo incontro inaugurale dell'Istituto Studi delle Venezie, avente come relatore il prof. Luca Antonini noto costituzionalista con cattedra presso l'ateneo di Padova e già membro della commissione di saggi nel governo Letta. Il presidente Giampiero Sammartini ha fatto gli onori di casa presentando il gruppo promotore dell'istituto, che vede tra gli altri Vittorio Zanini, Loreta Baggio, Antonio Serena e Paride Orfei; illustrando la mission culturale dell'iniziativa ed anticipando alcuni eventi che saranno organizzati nei prossimi mesi, passando poi la parola all'illustre ospite.
L'intervento del prof. Luca Antonini
Sintesi a cura di Andrea Cometti
Incominciando un’analisi dettagliata della riforma e una cronistoria della stessa in relazione, al ruolo del nuovo Senato, il prof. Antonini condivide in pieno la metafora espressa dal collega prof. Michele Ainis, che lo ha definito in maniera azzeccata: “Una suocera inascoltata che dà consigli non richiesti”. Non tutti ricordano che già il governo Letta aveva pronta la riforma, espressione di un gruppo autorevole di saggi in prevalenza giuristi e costituzionalisti (di cui Antonini faceva parte), che contava sull’appoggio di buone maggioranze parlamentari, ma l’arrivo di Matteo Renzi, nei modi che sappiamo soprattutto nei confronti di Enrico Letta ne determinò la fine prematura.
Matteo Renzi, che mai è stato eletto dal popolo in elezioni politiche nazionali democratiche, ha fatto riscrivere in peggio e senza qualità la proposta di riforma (ad esempio l’art. 70 che passa da “nove” parole a molte pagine). Si può notare che nessun vero costituzionalista si attribuisce il nuovo testo per il semplice motivo, che è stato scritto su commissione dai “funzionari ministeriali” per il ministro Boschi, che come preparazione giuridica vale come un mediocre praticante avvocato. Rispetto l’aria che si respirava nella commissione Letta, con i 40 migliori saggi d’Italia, aria in cui traspariva tutto il peso anche di cultura giuridica dei “Costituenti”, il rischio è quello, mutuando una battuta del console di Serbia Loreta Baggio, presente in sala: “Di fare confusione tra una Chiesa e una Cattedrale”.
Entrando nel dettaglio, si nota subito un “incrocio perverso” con legge elettorale e un premio di maggioranza al 55% al secondo turno, che significherebbe: ”far governare il paese da un partito che a mala pena riesce a raggiungere il 20% dei consensi”. Il contrappeso del Senato, inesistente perché annullato da un ruolo, appunto, di “Suocera non richiesta” è aggravato dal fatto che il 55% dei deputati risulterà sempre maggioritario nelle sedute comuni (elezione del Presidente della Repubblica, dei membri del CSM e componenti della Corte Costituzionale, tanto per gradire). E non ci sarebbe nemmeno il paventato vantaggio in termini di tempi più ristretti, perché di fatto si allungherebbero oltre quelli odierni dei decreti legge convertiti a colpi di maggioranza.
Per quanto riguarda le 20 regioni d’Italia, la riforma accentra materie delicatissime, come la sanità, con nefaste conseguenze per le eccellenze regionali, tra le migliori del mondo, causando di fatto un appiattimento sui sistemi meno efficienti e più costosi delle regioni del sud d’Italia; (e non il contrario) inoltre la riforma incredibilmente non tocca minimamente le regioni a statuto speciale allargando la forbice già anacronistica tra le stesse e quelle a statuto ordinario.
In conclusione, secondo il prof. Luca Antonini questa riforma costituzionale, oggetto del referendum del 4 dicembre (che cambia in un sol colpo un terzo delle norme in Costituzione, di fatto stravolgendola), se vincesse il “Si” ci sarebbe un rischio concreto di “deriva antidemocratica” che metterebbe a lungo in mano a chi l’ha concepita, un potere straordinario destinato a durare 30-40 anni prima di poter essere nuovamente cambiata.
Allegata la relazione della serata e l'intervento del prof.
Luca Antonini in formato Pdf
Luca Antonini è professore ordinario dell’Università di Padova, facoltà di Giurisprudenza, dove oltre agli insegnamenti di Diritto costituzionale, Diritto costituzionale tributario, Diritto dell’economia, Giustizia costituzionale, ha sviluppato negli anni un’intensa attività di ricerca che lo ha portato a diventare uno dei principali consulenti del Governo e del Parlamento sui temi delle riforme istituzionali, del sistema fiscale, dell’innovazione amministrativa, dei costi e fabbisogni standard. Ha contribuito alle principali riforme attuate nell’ultimo decennio. Segue inoltre diverse Regioni, Enti locali e altri Enti sia riguardo al contenzioso che ai progetti di sviluppo istituzionale.
In redazione il 02 Ottobre 2016 Relazione Un Paese al bivio.pdf
Fonte: http://www.ilcorrieredelleregioni.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9735:antonini&catid=139:istituto-studi-delle-venezie&Itemid=169
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