A Roma lo scrittore Hancock, tra divinità, archeo-ingegneria e mito-storia: “la Terra è sempre stata caratterizzata da eventi cataclismatici ciclici di enorme portata”. Può riaccadere?
di Stefania Abazia
Sala gremita. Siamo tutti in attesa di ascoltare Hancock che torna a Roma 10 anni dopo in un’evento organizzato dalla casa editrice
capitolina ‘Spazio Interiore’. Graham Hancock
è conosciuto in tutto il mondo. È nato in Scozia, a Edimburgo, ma ha vissuto a
lungo in India, dove il padre lavorava come chirurgo. Tornato in patria, si è
laureato in sociologia presso la Durham University, ed ha iniziato una splendida
carriera arrivando a firmare articoli per Guardian, Times e
Independent. Dal 1980 inizia a scrivere libri che diventano
best-seller internazionali. Ne ricordiamo alcuni: “Il Segno ed il Sigillo”,
“Impronte degli Dei”, “Il messaggio della Sfinge”, “Civiltà sommerse”, “Sciamani”.
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La conferenza a cui abbiamo assistito s’intitola “Il Ritorno
degli Dei” e si apre con una domanda: “È possibile che sia esistita una
civiltà molto evoluta prima dell’era glaciale di cui poi si è persa traccia?”
E prosegue sollevando un’altra domanda: “Che connessione c’è tra le opere
dei Maya, degli Atzechi, degli Incas e le monumentali costruzioni egiziane?”
Hancock rivela un messaggio universale celato nelle grandi opere e riportato
nei miti e nelle leggende di tutte le popolazioni. Partendo da Nazca fino ad arrivare in Egitto, passando da Perù, Bolivia e
Messico, l’autore va alla ricerca di una connessione, un legame, tra
mappe, miti e opere architettoniche, lasciateci da popolazioni geograficamente
lontane le une dalle altre e con una preparazione culturale, tecnologica e
ingegneristica apparentemente non così avanzata da poter realizzare tali opere.
Secondo Hancock, vi sono prove sufficienti che suggeriscono che tra il 10.800 e il 9.600
a.C., uno tsunami di proporzioni epiche spazzò via interi
continenti, a causa dell’impatto di una cometa. Nel tempio di Horus,
nell’antica città egiziana di Edfu, celebri iscrizioni
descrivono come Dèi gli esseri che vi si erano rifugiati, “provenienti da
un’isola sacra, distrutta da inondazioni e incendi”. L’autore sostiene che
un evento di estinzione antica “spazzò via Atlantide
e le società avanzate di 12.000 anni fa”.
Gli egittologi affermano che il nome Atlantide non compaia
in nessun testo. In effetti ce n’è solo uno risalente al 230 a.C. presente nel tempio
di Horus (costruito su un tempio precedente). È Platone che
parla chiaramente di Atlantide dicendo che è stata distrutta in una sola notte
poiché dopo tanta evoluzione ricchezza ed elevazione materiale e spirituale, la
popolazione era arrivata ai massimi livelli di materialismo e corruzione e al
bisogno di potere e controllo sul mondo. Platone afferma di aver ricevuto questa storia da Solone che aveva visitato l’Egitto un secolo e mezzo a.C.
ed aveva incontrato i sacerdoti Egizi. Era lui l’eredità di
Atlantide e parla di quest’isola come la “Casa degli Esseri Primordiali”. Era una sorta di
modello cosmico usato per costruire tutti i templi futuri, compreso le
Piramidi.
La teoria di Hancock è che la storia del
nostro pianeta è sempre stata caratterizzata da eventi cataclismatici ciclici
di enorme portata. E, nonostante si affermi il contrario, sono elevatissimi i
rischi che ciò accada ancora. Più di 60 scienziati di varie discipline
confermano con prove sempre più schiaccianti che la Terra 12.500 anni fa fu
bombardata da una serie di comete. Normalmente le comete
tendono a disintegrarsi. Una gigante di esse deve essere entrata nel nostro
sistema solare e deve aver iniziato a disintegrarsi in diversi frammenti fino
ad entrare in collisionecon la Terra. Il più grande di questi frammenti aveva il diametro di un
chilometro, e dai dati emergerebbe che l’epicentro di queste impatto c’è stato
nel Nord America che all’epoca era ancora sotto i ghiacci, provocando un’enorme
inondazione di acqua dolce nell’ Oceano Atlantico e fermando quindi la Corrente
del Golfo causando un’altra Era Glaciale per ulteriori 1200
anni. Questa civiltà molto evoluta che si è estinta quasi del tutto ed ha
lasciato degli eredi che secondo la teoria di Hancock ci sono stabiliti in
varie parti del mondo per tramandare insegnamenti importanti a tribù indigene
meno evolute.
Di questi passaggi Hanckoc ci rivela in anteprima tracce che
lui stesso è andato a verificare e studiare nei siti archeologici. Ci ha
parlato di iscrizioni rupestri e incisioni sui muri megalitici identici sia nel
nord che nel sud America.
Queste iscrizioni riguardano tutte il tema della morte. Importantissima
scoperta sconcertante di Hancock è che le stesse identiche tradizioni degli
egizi sul viaggio che compie l’anima dopo la morte nel regno del Dual, sono
ripetute in maniera identica in questi monumenti del Nord America, così come
nelle giungle dell’Amazzonia. Quindi questa è la prova per lui assolutamente
schiacciante che un’antica civiltà perduta dimenticata sia esistita ben prima
di quanto ci tramandi la nostra storia ufficiale.
Nel “Ritorno degli dèi” Hancock identifica e documenta le tracce che dimostrano l’esistenza di questa civiltà evoluta preesistente all’era glaciale e si pone in una prospettiva nuova riguardo all’eredità del passato. Per ricominciare con le varie arti (artigianato, agricoltura, caccia) siamo stati aiutati e guidati dagli “Déi Costruttori”, i Sapienti sopravvissuti all’epoca antidiluviana che tramandando alle generazioni future tradizioni e sapienza derivanti da un’epoca precedente riuscirono a rinnovarsi, come la mitica fenice. La loro missione non fu però soltanto quella di consegnarci il patrimonio di conoscenze con cui ricominciare, ma anche di lasciarci un messaggio: sarebbe successo ancora! Un nuovo cataclisma incomberà sulla Terra e il “ritorno della fenice”, a cui sono da sempre associati distruzione e rinnovamento, avverrà proprio nei nostri tempi, un possibile futuro che dobbiamo prepararci ad affrontare.
Attualmente i popoli che potrebbero sopravvivere ad un
cataclisma così grave sono i meno evoluti, quelli meno dipendenti dalla
tecnologia. Quella tecnologia che invece di usarla nelle armi dovremmo usarla
per prevenire i cataclismi. Questo è il vero messaggio di
Hancock. Perché se non lo facciamo,
se come fu per il popolo di Atlantide, faremo prendere il sopravvento
all’arroganza e alla smania di potere, allora potremmo essere proprio noi un
giorno ad estinguerci, e quel giorno, a quanto pare, non è affatto così
lontano. E non è affatto escluso che la Terra possa impattare
con un meteorite anche di 30
km! Perciò assicuriamoci di non essere la prossima Civiltà
perduta. Siamo in un momento cruciale e ancora troppe poche persone si stanno Risvegliando…
Fonte: https://oasisana.com/
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