Dèi
e altri antenati
Non
sapremo mai il nome, ammesso che ne abbia avuto uno, dell’ominide di cui Ti.it fu usato da Ninmah nella miscela
genetica per creare il lavoratore degli dèi: a causa dei vari tentativi fu
infatti utilizzato più di un ominide.
Ma,
grazie a ulteriori scoperte su tavolette cuneiformi, sappiamo di chi era l’essenza
divina o la lingua di sangue usata in quel processo.
Ha
importanza? Forse non molta, tenuto conto dei vari altri antenati genealogici e
genetici che l’uomo terrestre ha avuto nel corso del tempo.
Ma
se certi geni non muoiono mai, allora la questione è interessante, almeno dal
punto di vista dal cosa sarebbe successo
se, dato che la storia del genere umano, fin dagli inizi biblici, non è una
odissea a lieto fine.
E’
un racconto più straziante di quelli di che Shakespeare od Omero abbiano mai
potuto concepire: una creatura mirabile, “l’Adamo”, viene realmente creata per
essere uno schiavo; messo in un rigoglioso Eden, il suo soggiorno viene
interrotto per aver disobbedito a dio.
Reso
in grado di procreare, Adamo è condannato a sbarcare il lunario lavorando la
terra arrida, mentre Eva è destinata a partorire nel dolore. Mettono al mondo
due figli, e sulla terra ci sono così quattro esseri umani; poi caino (un
raccoglitore), geloso di Abele (un pastore), uccide suo fratello, riducendo il
genere umano a tre individui…
Schiavitù,
disobbedienza, fratricidio: fanno parte del nostro corredo genetico perché
abbiamo ereditato in massima parte il DNA del regno animale terrestre o perché
la linea di sangue selezionata dagli Anunnaki, i “geni alieni”, era quella di
un giovane ribelle che aveva incitato i suoi compagni a uccidere Enlil?
Mentre
in alcuni testi, compresi i riferienti alla creazione dell’uomo nell’Epica
della Creazione, il dio il cui sangue fu usato venne giustiziato per essere
stato il capo dei ribelli, altre versioni dell’Atra –Hasis spiegano che la scelta fu dovuta al fatto che il dio
aveva il Te’ema giusto, tradotto con “essenza vitale” o “personalità” 8dal
punto di vista genetico).
Dove
non sono andati perduti del tutto, i segni cuneiformi che indicano il suo nome
venivano letti Wéila (in accadico);
nuove scoperte di tavolette effettuate a Sippar negli anni ’90 da archeologi
iracheni lo chiamavano Alla in accadico e Nagar in sumero, un nome-epiteto che
significa “artigiano del metallo”, specificatamente del rame.
Questo
potrebbe suggerire una scelta deliberata (piuttosto che una semplice punizione),
in considerazione del fatto anche il Nachash
serpente/conoscitore di segreti nel racconto bibblico del giardino dell’eden
deriva dalla stessa radice verbale in cui deriva Nechoshet, che in ebraico significa rame.
Il
fatto che Nagar (e la sua sposa Allatum)
siano elencati tra le divinità di Enki nelle varie liste di dèi rafforza il suo
ruolo di capo nella insurrezione contro Enil.
Gli
studiosi biblici concordano che l’episodio di Caino e Abele rientri nel
conflitto interminabile e universale fra agricoltori e pastori per il controllo
di terra e acqua.
Tali
conflitti sono descritti nei testi sumeri come parte della storia dei primordi
dell’umanità, un tema trattato in un testo chiamato dagli studiosi il mito del bestiame e del grano, in cui
Enlil, è la divinità dell’Anshan (grano e agricoltura) ed Enki
il dio del Lahar (gregge e pastorizia), ruoli portati avanti dal figlio di
Enlil Ninurta, che (come raffigurato
sul sigillo cilindrico VA-243, vedi figura) diede l’aratro agli uomini, e dal
figlio di Enki Dumuzi, che era un
pastore.
Come
in altri esempi, la Bibbia ha fuso le due divinità (Enlil ed Enki) in un solo “Jahwe”
che accetta gli agnelli offertigli dal
pastore (Abele), ma ignora le offerte dei “frutti della terra” fattegli dall’agricoltore
(Caino).
Proseguendo
il racconto di caino e Abele, la Bibbia dedica il resto del capitolo 4 della Genesi a caino e ai suoi discendenti. Timoroso
di essere ucciso per il suo peccato, Caino riceve da Dio un “segno” protettivo
visibile (il “marchio di Caino tanto amato dai predicatori della
domenica) che durerà per “sette” generazioni.
(Se
era trasmissibile di generazione in generazione, dev’essere stato un marcatore
genetico).
Come
nel racconto del Diluvio lo stesso “Jahweh”, che ce l’aveva con il genere umano
ha cercato di eliminarlo ha poi fatto in modo di salvarlo attraverso Noè, anche
qui “Jahweh”, dopo aver ignorato, condannato e punito Caino gli concede
protezione e salvezza.
Ancora
una volta vediamo che la Bibbia unisce
le azioni di Enki a quelle di Enlil attribuendole a un’unica divinità chiamata Jahweh.
Come
viene risposto alla domanda di Mosè (Esodo
3,14), il nome significa “io sono colui che sono, un Dio universale che un
volta agisce attraverso/come Enlil e un’altra attraverso/come Enki, o a volte
mediante altre entità (dèi) che fungono da suoi emissari.
Continua
nella “seconda parte” QUI – la “prima parte” che avete già letto) è solo riportata.
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Sono Vegas a r quindi dalla parte dì Caino. È il doppio, indeciso fra bene e male un algoritmo perverso, INNATURALE che è fuori di testa di cavolo. Ecco perché sono anche Atea e Taoista. Eni e Adamo erano due cannibali e quindi avevano parkinson e all'emergenza alzheimer o kuru che dir si voglia. bambilu
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