COME SI MUOVEREBBE LA NUOVA MONETA NAZIONALE NEL CASO DI EUROBREAK (TU CHIAMALA, SE VUOI, LIRA)? E COME SI MUOVEREBBERO LE ALTRE?
Ieri il sempre ottimo e preciso Ingegner Caustico ha dato
una sua valutazione sul valore di una nuova ipotetica valuta nazionale.
Possiamo chiamare questa nuova moneta Lira, Fiorino, Ducato, Zecchino, Baiocco,
Meneghino, Grosso , come vogliamo, ma, comunque, non avrebbe nulla a che fare
con la gloriosa Lira
ereditata dal regno di Sardegna, poi dal Regno d’Italia e diventata la moneta
della neonata Repubblica democratica. Si tratterebbe di un’unità di misura
monetaria nuova, che partirebbe da una parità iniziale con l’Euro.
Per analizzare la nuova moneta parto da un punto di vista
completamente diverso: i saldi commerciali. Utilizzo questo punto di partenza
perché:
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IL CREPUSCOLO DEL LAGER EUROPEO
Il lager europeo, per fortuna, sta per esplodere. Il 2017 decreterà senza ombra di dubbio la fine di questa indegna e malvagia impalcatura comunitaria, governata da un manipolo di assassini in guanti bianchi. Merkel, Draghi, Juncker e Moscovici sono oramai entrati nei panni “dell’ultimo giapponese”, strenui difensori di un sistema di potere già morto e sepolto. Il vento del cambiamento non si può arrestare, favorito anche dalla miopia di personaggi di rara stoltezza che continuano a chiedere “sacrifici” e “aggiustamenti dei conti” mentre la casa brucia. Non bisogna avere pietà per i burocrati europei caduti in disgrazia, da processare in maniera inflessibile per “genocidio” appena le condizioni storiche e i rapporti di forza lo permetteranno (cioè presto). Parimenti non bisogna sottovalutare il ruolo svolto dalla grande stampa nel puntellare e difendere i moderni “nazisti tecnocratici”, protetti oltremisura e senza vergogna da una informazione completamente e spudoratamente asservita ai potenti. Le patetiche grida di dolore che i maggiordomi dell’oligarchia finanziaria come Laura Boldrini lanciano all’indirizzo dei nuovi media fanno sorridere. Smascherato e delegittimato da una impetuosa crescita della consapevolezza di massa, il circuito mainstream non trova di meglio da fare che organizzare crociate contro le presunte “notizie-bufala”, rievocando comicamente atmosfere degne del “ministero della Verità” immaginato dal genio di George Orwell.
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Anche l’India costringe Apple a produrre in loco (Noi, no).
Apple produrrà gli IPhone a Bangalore, la Silicon Valley indiana. Motivo: superare i dazi all’importazione che mantengono scarsissima la quota di mercato per gli smartphone della multinazionale di Cupertino – 2,7% – laddove Samsung ha il 24, la cinese Lenovo il 9,5; senza contare i produttori locali cresciuti dietro la protezione dei dazi, Micromax col 16,7% del mercato, Intex 10,8 %, Lava col 4,7 per cento. Ciò, in un mercato non ancora giunto a maturità, mentre le vendite Apple stanno rallentando in Cina. Apple non solo assumerà lavoratori indiani, ma dovrà utilizzare il 30 per cento di componenti fabbricati in loco, come è prescritto dalle leggi indiane per potere vendere manufatti esenti da dazi perché considerato prodotti nazionali.
Dunque anche la Federazione indiana, come già la Cina, e prima ancora Giappone e Corea, si servono del protezionismo strategico per far crescere le loro economie ed accaparrasi competenze e know how, obbligando le multinazionali, se vogliono vendere nel loro territorio, a produrre nel territorio. Anche il Brasile ha obbligato a produrre IPad localmente. Continua QUI
Al voto a Strasburgo le leggi che i robot e le intelligenze artificiali dovranno rispettare
Il Parlamento Europeo si appresa a chiedere di disciplinare a favore del genere umano il dirompente avvento dei robot e delle intelligenza artificiali: per una volta, impedire i danni anziché affannarsi poi a ridurli e tamponarli. Ad esempio, se i robot distruggono i posti di lavoro e rendono inutili le nostre braccia ed i nostri cervelli bisogna contemplare l’eventualità che siano proprio i robot a sostenere il welfare ed e generare il nostro reddito: di qui, la richiesta che il Parlamento Europeo si appresta a votare perché sia tenuto sotto costante controllo l’impatto di robot ed intelligenze artificiali sul sistema sociale e fiscale, prendendo in considerazione un reddito universale di base finanziato attraverso le tasse pagate sui robot e sul loro lavoro.
Il rapporto Delvaux sulle norme di diritto civile nel campo della robotica (é il nome della deputata lussemburghese che ha svolto il ruolo di relatrice) é stato approvato a metà gennaio dalla commissione Giuridica e sarà votato mercoledì 15 febbraio dall’assemblea plenaria del Parlamento Europeo. E’ pubblicato per intero in fondo a questo post: vale davvero la pena di leggerlo essendo il il testo più interessante, completo e lungimirante cui ho avuto l’onore di contribuire in questi due anni e mezzo al Parlamento Europeo. Continua QUI
Le elites EU al massacro delle colonie europeriferiche: il
caso Business Insider Italia, che ben spiega il rischio Mediaset diventata
francese
Business Insider è una rivista online fondata nel 2009 dal
proprietario di Doubleclick, il programma per ottimizzare pubblicità durante la
navigazione internet (…). In pratica doveva occuparsi di divulgare notizie
trovate sul web, con attenzione particolare ai movimenti societari e della Tech
Economy, connotandosi come una “news agency” diciamo alternativa. Oggi ha circa
70 milioni di visitatori, fa profitti (pochi, ma li fa) ed ha il suo principale
bacino di utenza in inglese.
Almeno fino a qualche mese fa.
Dal settembre 2015 è stata acquistata per la quasi totalità
dal gruppo tedesco Axel Spinger, la casa editrice tedesca famosa per i suoi
collegamenti passati (?) con il servizio segreto germanico post seconda guerra
mondiale (vedasi il caso della spia del BND/Servizi Segreti della Repubblica
Federale Tedesca Horst Mahnkes, ex nazista che proveniva dalla redazione di
Axel Springer Verlag [capo redattore della rivista Kristall], senza dimenticare
che W. Schauble fu a capo delle spie tedesche del BND) oltre che per le testate
che solo apparentemente sono scandalistiche (la Bild tedesca per esempio), ma
che invece parlano alla pancia della gente indirizzandola, parlo della
popolazione germanofona di ceto medio-basso. A questo si aggiunga la proprietà
di testate primarie e mainstream come Die Welt, giornale della destra
conservatrice tedesca.
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