venerdì 30 agosto 2013

La Potenza del mago

 

413 anni fa Il 17-02-1600 Giordano Bruno veniva bruciato vivo a Campo dei Fiori a Roma, condannato dalla santa inquisizione, dal braccio secolare della chiesa cattolica romano apostolica,  per eresia e apostasia.

Giordano Bruno cerca la memoria di un uomo divino, di un mago provvisto di poteri divini, grazie all'immaginazione imbrigliata dall'azione dei poteri cosmici. E tale tentativo doveva poggiare sul presupposto ermetico che la mens dell'uomo è divina, collegata all'origine con i governatori delle stelle, abile sia a riflettere, sia a dominare l'universo.

La mente del mago è quindi percorsa da un'energia non semplicemente umana, ma divina, è mente che si nutre e si alimenta attraverso un incessante rapporto  con la totalità del cosmo e delle forze superiori che lo abitano.

Un'altra osservazione decisiva è la seguente: quando parliamo di evocazione delle immagini magiche legate alle ruote della memoria non sappiamo esattamente a quale pratica ci riferiamo. L'evocazione di un'immagine nella prospettiva di Bruno assomiglia probabilmente più a un lasciarsi invadere dall'immagine, che non a un meccanico costruirla.

Nella mente del mago, in altre parole, le immagini evocate sorgono da uno sfondo di silenzio e di ascolto, di disponibilità e di assoluta attenzione: si tratta di qualcosa che in nulla assomiglia a una tecnica, ma che piuttosto può essere avvicinato a un rito religioso, all'atto della preghiera o dell'estasi di un mistico, alla capacità di concentrazione di uno sciamano.

Siamo difronte a qualcosa che ricorda anche, e molto da vicino, le pratiche legate alla cabala ebraica, tradizione che non a caso è molto presente nel sistema di memoria bruniano. 

<<E il potere di questo dipende dalla filosofia ermetica secondo cui l'uomo, nella sua origine, è divino e organicamente collegato ai governatori astrali del mondo. Mella tua primordiale natura" le immagini archetipe esistono in un caos confuso; la memoria magica le attrae dal caos e ristabilisce il loro ordine, restituendo all'uomo i suoi divini poteri>>.

E' questa parte, la parte più propriamente operativa della mnemotecnica bruniana, che segnava la differenza fra iniziati e non iniziati, fra il mago e un lettore curioso, poiché non insegnabile attraverso uno scritto, per quanto chiaro, ma tale da poter essere appresa dopo una lunga pratica e sotto la guida di un maestro, di una persona già iniziata alla tradizione.

Cosa significa evocare o richiamare alla memoria l'immagine di un decano? Propriamente non lo sappiamo e non abbiamo molti mezzi per scoprirlo. La categoria psicologica moderna di <<immagine mentale>> serve a molto poco, e forse ci svia irrimediabilmente.

Forse si ytratta inanzitutto di una tecnica ascolto profondo di sé: in ogni uomo esistono le immagini archetipiche ma giacciono sepolte nell'inconscio, velate e opacizzate da esistenze oscure e dimentiche della propria natura divina. Queste immagini non sono solo segni o simboli, ma forze, potenze concretamente operanti.

Se l'uomo non giunge a conoscerle e a dominarle nella trasparenza dell'intelligenza e della sua memoria, esse domineranno l'uomo, rovesciando il bene in male, impedendogli di riconoscere la sua essenza come divina, schiacciandolo in una dimensione meramente bestiale, dove regna l'opacità di passioni cieche e insensate.

La magia di Bruno è quindi anche - immediatamente - oltre che una metafisica,un'etica e un'antropologia. E forse una parte dell'inconscio junghiana è già anticipata nei suoi scritti.

Giordano bruno grande mago iniziato alla tradizione
ermetica. Oppure filosofo dalle intuizioni geniali?

Spia al servizio degli inglesi. Fondatore di una setta segreta
anticipatrice di quella dei Rosacroce.
 Oppure innovatore della mnemotecnica?

Giordano Bruno attraversa il cuore dell'Europa del rinascimento
lasciando dietro di se interrogativi, ammirazione, dubbi,
invidie e sospetti.

Il fatale scontro con l'inquisizione romanae il rogo 
a Campo dei fiorisono stati infatti solo l'inizio 
di quello che è oggi "Il Caso Bruno"

Tratto dal libro "GIORDANO BRUNO" di Matteo D'Amico
pag: 126-127-128

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