mercoledì 12 settembre 2018

Il dogma post-moderno della ‘parità’

 

TESTE QUOTE

posted by Francesco Carraro

Notizie dal futuro. E non sono buone. La Royal Academy of Arts di Londra, in occasione della mostra ‘Renaissanse nude’ (sui nudi del Rinascimento) del marzo 2019, applicherà la parità di genere, esponendo tanti quadri di nudo maschile quanti quadri di nudo femminile. Se la prima vostra reazione è un cenno di assenso, siete perduti. Se, invece, è un moto di ripulsa, siete normali. Questo post è destinato ai secondi. Vi capisco. Comprendo la vostra frustrazione, ma è il momento di ragionare a sangue freddo. Perché succede? Questo dobbiamo chiederci. Perché, sempre più spesso, ci imbattiamo in notizie che ci fanno dubitare della residua sanità mentale dell’essere umano? Perché idiozie così palesi, persino pacchiane nella loro irragionevolezza, fanno breccia anche presso istituzioni di altissima levatura culturale e intellettuale, come la Royal Academy, o politica, come il Parlamento italiano, dove ancora riecheggiano le risate suscitate dalle ossessioni da dizionario della sua ex presidente, anzi presidentessa?

Andiamo subito al sodo: il motivo apparente di tali iniziative – e cioè la tutela del cosiddetto sesso debole – non c’entra nulla con le iniziative stesse. È un’esca. Una foglia di fico destinata a celare l’obbiettivo principe; che non è la protezione delle donne, ma la manipolazione delle menti. Imporre l’ossessione per la cosiddetta parità di genere, fino a derive deliranti come la galleria rinascimentale del sessualmente corretto, serve a compartimentare i cervelli. Propiziare, cioè, nuove logiche binarie di ragionamento simili all’idioma basico delle macchine informatiche costituito solo da due elementi: zero e uno, alternati all’infinito e miscelati in smisurate combinazioni. Fatte tutte, però, di zero e di uno. E se la perversione – tale può definirsi la mania ossessivo compulsiva dei feticisti paritari – è giunta al punto da colonizzare le sale di una pinacoteca o le aule di un’assemblea elettiva o le redazioni di un giornale, allora possiamo ben dire che il processo è in fase talmente avanzata da risultare irreversibile. La riprova sta proprio nell’aver traguardato la soglia del ridicolo senza far ridere nessuno. E nell’averlo fatto da un pulpito di autorevolezza indiscussa come le cattedre di un’accademia reale. Che deve dire l’uomo della strada? Gli viene il dubbio di essere lui quello ‘sbagliato’. Se una decisione tanto cretina la prende un consesso di geni, allora forse la decisione non è così cretina. Magari, bisogna solo adeguarsi. E pensarci due volte prima di violare il dogma post-moderno della ‘parità’.

Una medesima funzione di ingessatura cerebrale la svolgono i comandamenti del politicamente consentito: rieducare la nostra naturale ritrosia al pensiero unico, le nostre umanissime tendenze all’anarchia e all’indisciplina, attraverso dosi massicce di conformismo perbenista e convenzionalmente accettabile. Completano l’opera il depauperamento lessicale, l’imbarbarimento sintattico e l’anoressia concettuale provocati da quei killer del linguaggio che sono i social network e i semplificatori seriali della ‘intelligenza’ digitale. Volendo sintetizzare in uno slogan, potremmo dire: meno pensieri per tutti. Anzi, per tutte. Anzi, per tutti. Anzi, per tutte. Anzi per tutti. Anzi, per tutte…

Francesco Carraro
www.francescocarraro.com


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