lunedì 19 dicembre 2016

L'autarchia mammona & gli dèi abusivi



Per una teologia del castigo 

Nell'Antico Testamento le sciagure sono il castigo riservato agli empi. Così i Proverbi:
Non giunge al giusto alcun malanno, gli empi invece son pieni di mali. (Pr 12,21)
O il Siracide: 
Chi pecca contro il proprio creatore cade nelle mani del medico. (Sir 38,15)
Nei Vangeli, invece, Gesù si intrattiene coi lebbrosi e guarisce gli infermi. E ai suoi insegna:
O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico. (Lc, 13,4-5)
L'idea che le disgrazie scaturiscano dalla trasgressione di un codice etico è delle due la più antica, essendo anche la più primitiva. In essa agisce non tanto la volontà di dare un ordine razionale a ciò che ci appare arbitrario, ma piuttosto l'illusione teleologica e consolatoria di una giustizia intellegibile - corrispondente cioè alla norma etica del momento - che governerebbe i destini degli uomini.
Vieppiù consolatoria - e quindi appagante, e quindi responsabile del suo successo - è la sua inversa funzione giustificante: se la disgrazia colpisce i peccatori, allora io che non ne sono colpito sono un giusto. E in quanto giusto, a me non può succedere. È difficile resistervi. Se Tizio muore prematuramente ci preoccupiamo di sapere se conducesse stili di vita sbagliati. Se è vittima di un incidente ci auguriamo sia stato imprudente, non sfortunato. In quanto ai poveri, giova sempre sapere - o immaginare - che non lavorano perché assenteisti o sfaticati, che si drogano, delinquono, frequentano compagnie sbagliate, non si lasciano aiutare ecc. Che se la sono cercata. 

Per quanto umana e parto dell'umana fragilità, la colpevolizzazione delle vittime è però la deriva mentale non solo più ingiustificata e ripugnante, ma anche la più pericolosa: 

1 - perché nell'offrire una finta causazione alla portata di tutti ostacola la ricerca delle cause naturali e quindi l'avanzamento delle conoscenze; 

2 - perché celebra nelle ingiustizie i correttivi di una società che piace credere dura ma giusta, alimenta la fede nello status quo, fa delle opposizioni e delle lotte per l'avanzamento sociale un fastidio; 

3 - perché esclude la compassione: se chi subisce il male sconta i propri errori, non bisogna compiangerlo ma anzi trarne soddisfazione per la giustizia che vi si compie e la conferma della propria immunità. Non è però qui un problema di buon cuore, essendo piuttosto l'immedesimarsi nei problemi altrui un razionalissimo motore di civiltà: i sani curano gli infermi nella prospettiva di ammalarsi, i giovani aiutano i vecchi nella prospettiva di invecchiare, chi sta in alto tende la mano a chi sta in basso nella prospettiva di cadere. Il moralismo, all'inverso, ci restituisce al mondo delle bestie per altra via. 

4 - perché nel giustificare il male giustifica la violenza. I genocidi, le oppressioni e le stragi in grande scala sono tutti preceduti da una demonizzazione etica delle vittime per rendere accettabile l'enormità di quei fatti. I crimini per interesse restano circoscritti all'obiettivo, quelli a cui si dà il nome di giustizia non hanno invece limiti, né remore, né decenza. 

Si immaginerebbe che la modernità abbia fatto i conti con queste devianze. In fondo millenni di filosofia e secoli di scienza non hanno dato una definizione univoca di libero arbitrio, né hanno dimostrato che esista. Pare comunque unanime che se gli individui fossero liberi di scegliere, e quindi di sbagliare, e quindi di meritare un castigo, questa libertà - posto che esista - sarebbe confinata in un margine infinitamente più ristretto di quanto non ci suggerisca il senso comune. 

Nel dubbio possiamo quindi salvare convenzionalmente il concetto per formulare giudizi, educare la prole, amministrare la giustizia ecc. ma dovremmo avere la decenza intellettuale di non farne una priorità causale. 

Accade invece il contrario, e anzi di peggio: che oggi la trasgressione etica come causa efficiente e prevalente delle sciagure umane non sia attribuita solo agli individui - che già sarebbe aberrante - ma a intere comunità: gli italiani, i greci, gli imprenditori, i giovani. Che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, che non pagano le tasse, che corrompono e si fanno corrompere, che accumulano debiti, che non sanno competere, che rifiutano il progresso, che chiagnono, fottono e non vogliono prendere la medicina. E ne scontano quindi il castigo. 

È il principio della pena collettiva, che esce dalla porta dei diritti umani e rientra dalla finestra dei diritti economicamente sostenibili. O della Vergeltung, la rappresaglia nazista che si rivergina nel giro di pochi decenni. In questo caso però con le vittime impegnate non a denunciarne l'orrore ma a rivoltare le proprie fila per consegnare al boia i fratelli: i vecchi troppo agiati, gli impiegati troppo tutelati, i giovani troppo viziati, gli evasori, i populisti, gli xenofobi, gli avari, gli egoisti, i corrotti. Finché, parafrasando un noto paradosso, non resterà loro che consegnare sé stesse. 

Purtroppo questi deliri anche lessicalmente puerili (ne abbiamo abbozzata una fenomenologia qui) non rimangono confinati nel basso ventre della superstizione e del ritardo mentale, come dovrebbero, ma permeano il discorso politico fino ai suoi vertici. Con il duplice effetto di chiudere la via a un'analisi razionale delle cause per risolvere i problemi a cui si allude (v. punto 1) e di impedirci di vedere nella disgrazia degli altri il presagio della nostra (v. punto 3). Così ad esempio i giornalisti di un noto quotidiano economico che, avendo invocato la falce dei mercati nel 2011, ne assaggiavano il filo nel 2016. Cose che capitano se quando sale l'acqua in terza classe, nel salone delle feste si brinda a tutta pagina invece di denunciare la falla. 

Il moralismo è il rifugio più penoso. Perché a qualsiasi altezza della catena ragionativa offre una via di fuga per attribuire la responsabilità delle proprie decisioni e analisi fallimentari a chi le subisce. Di quella catena è l'anello maleodorante, ciò che la rende feccia, superstizione, passe-partout dialettico alla portata di ogni pecora che, per un giorno, vuole farsi leone affondando i denti nella carne dei moribondi. Fosse anche la sua. 

Nell'illusione di responsabilizzare gli altri, le interpretazioni morali deresponsabilizzano chi ne fa uso esonerandolo dal capire e agire secondo ragione. Anche perché, in una retorica cristallizzata come un catechismo dove a ogni male corrisponde il suo peccato, non c'è più niente da inventare. Si consideri il capitolo dedicato alle crisi. Semplice, diretto, universale - a prova di scimmia (ポカヨケ):
 
Subiamo la crisi...
Per colpa...
... economica
... della Prima Repubblica spendacciona, degli amministratori spreconi
... finanziaria
... dei banchieri avidi
... occupazionale
... dei giovani comodi e accidiosi, degli apprendisti esosi, dei vecchi viziati e fannulloni
... produttiva
... degli imprenditori pavidi e piagnoni
... migratoria
... degli italiani razzisti
... delle finanze pubbliche
... dei furbetti dello scontrino
... dei servizi pubblici
... dei corrotti
... dell'Europa
… dell'egoismo tedesco
... della politica
... del populismo


Questa rogna prospera anche perché aggredisce gli anticorpi che la dovrebbero contenere, cioè la logica e il pensiero scientifico, quest'ultimo infiltrato e piegato non già a ricercare le cause storiche, politiche, aritmetiche dei problemi, ma a ripresentarne circolarmente gli effetti per dimostrarne la natura peccaminosa. I meridionali stanno peggio? Quindi sono peggiori. I giovani non lavorano? Quindi non ne hanno voglia. L'Italia va male? Quindi ci si comporta male. Applicazioni che non differiscono in nulla dalle più famose craniometrie apologetiche dell'arianesimo. 

Chi poi non fosse d'accordo, chi proponesse di sostituire la logica e i precedenti storici alla morale delle fiabe è invece complice del declino. Giustifica i peggiori, si direbbe. Ne fa senz'altro parte anche lui. 

Abbattuta così ogni barriera immunitaria, il morbo si fa onnipotente e dal discorso si insinua nell'agire, paralizzandolo. La politica smette l'ambizione di tradurre le soluzioni in regole e si dà a quella, millenaristica e grottesca, di fustigare il vizio, amministrare l'espiazione, redimere le moltitudini. Nascono partiti e correnti per promuovere l'onestà, combattere l'odio, predicare la solidarietà e l'accoglienza, sanzionare gli egoismi (al plurale). Si prefiggono, nientemeno, di cambiare la mentalità dei popoli. Sono idealisti, predicatori, pedagoghi, psicoterapeuti, maestre d'asilo - tutto fuorché servitori di una res publica che deve anzi servire le loro visioni, essere all'altezza dei sogni che li invasano. 

Questa inversione - la stessa del folle che pretende di ruotare il pianeta per avvitare un bullone - certifica l'impotenza della politica, cioè la sua morte. O per meglio dire, la perverte in qualcosa che è al tempo stesso nuovo e primordiale. Ne fa una casta sacerdotale, il middle layer di una teocrazia laica i cui dèi non posseggono la sostanza della divinità ma ne usurpano gli attributi: i grandi investitori, le banche centrali, i decisori non eletti, le commissioni e i patti transnazionali, le agenzie di rating e tutti coloro che, in forza di un'indipendenza ordinamentale sciaguratamente negletta dai più, rispondono solo al proprio capriccio.

Alla politica in senso lato (e quindi anche ai mezzi di informazione) spetta il compito etimologicamente re-ligioso di mediare la volontà degli pseudo-dèi, difenderla dalla blasfemia di chi vi si oppone, imporla e predicarla ai fedeli traendone una norma etica e un corollario di dogmi, feticci e virtù cardinali: competizione, produttività, libertà dei commerci, internazionalismo, intraprendenza, digitalizzazione... Ma più ancora deve nasconderne i danni dietro la cortina teologica del castigo e riversarne la responsabilità su un popolo indegno, irriconoscente e immaturo: "… ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo" (ibid). 

Un castigo giusto e meritato, si intende, sicché nessuna soglia è inaccettabile: nemmeno il sacrificio umano - salvo chiamare diversamente i suicidi e le morti premature che, in Grecia come altrove, hanno spento decine di migliaia di vite per compiacere gli autarchi di mammona: gli dèi abusivi, gli antagonisti della divinità (Lc 16,13). È fanatismo religioso, con l'aggravante di prostrare le masse a creature del fango e non del cielo, la cui forza sta tutta nella follia di chi ci crede e di chi, smarrito il giusto, lo cerca nella disgrazia degli altri.

Ps: i commenti all'interno del link sopra menzionato, sono molto interessanti. 

4 commenti:

  1. Ciao Wlady
    le menti umane sono spesso preda dei Voladores,per dirla alla Castaneda,questi esseri immateriali che si cibano delle energie degli umani soprattutto aizzando sentimenti di invidie gelosie etc.
    Inoltre la mente umana viene continuamente stimolata a trovare sempre una giustificazione che gratifichi se stesso.
    E'talmente poi piena di pensieri tipo e " se io faccio cosi allora succede cosi " e se vado in quel posto magari incontro..... e tra un anno magari vado a....
    Vive cioe' in una continua virtualità che non fa vivere il presente, unica cosa importante per la vita.
    E che inoltre rende schiava la persona del sistema che lo vuol far credere libero e potente con l utilizzo delle ultime novità tecnologiche.
    La colpa poi è sempre di qualcun altro e quindi ci hanno cacciato in un vicolo cieco.
    Per uscirne credo che si debba essenzialmente fare due cose ;
    smetterla con la concorrenza in tutti i campi comprese quella nelle relazioni di cuore , smetterla con le gelosie , che sono delle trappole enormi e ritrovare l' antico sapore di quando eravamo dei nomadi, che girovagavano sul pianeta.
    Nomadi che nel gruppo avevano la loro forza,che sentivano la fratellanza universale nel loro gruppo.
    Probabilmente sarà difficile che accada senza un evento traumatico in quanto nessuno si interessa degli altri fintantoche' non accade qualcosa.
    Se si riflette con calma e si sta piu' a contatto con la natura e si discute di meno su qualsiasi cosa, l'amore che tutti noi abbiamo nel cuore su rivelerà e sarà in grado di soppiantare questa mente cosi facilmente manipolabile.
    Il cuore, ce l hanno detto tutti i grandi del passato, se vuole supera la mente,anzi, la mette al servizio dell' amore universale !!
    salutoni ciao
    roberto




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    1. Ciao Dottor Roberto;
      sei un grande romantico, perché nonostante tutto pensi positivo, auspicando un'amore universale.

      E' molto più facile che succeda qualcosa di irreparabile piuttosto che l'umanità riscopra il contatto con la natura e di conseguenza la vera natura del Dio che è in ogni essere vivente.

      L'irreparabile è già successo in un lontano passato, dove è stata cancellata la vita così come la intendiamo, succederà ancora è inevitabile.

      Un caro saluto;
      wladimiro

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    2. Lo so Wlady che è un periodo nero,come ce ne sono sempre stati nel corso dei secoli.
      Ma non possiamo arrenderci ad un mondo senz' anima ed amore.
      Possiamo definire questa Terra ostaggio del male,una specie di prigione,forse una prova da superare per noi.
      Ma non dobbiamo perdere la fiducia e l' ottimismo.
      Come vedi il sistema continua a dare colpi violenti,ma forse per questo sappiamo che sta per crollare.
      Verrà sostituito da un altro probabilmente anch' esso non proprio idilliaco,ma molte rivelazioni sono in atto e molte coscienze si stanno modificando.
      Attendiamo certamente un evento,forse catastrofico o forse come diceva Mc Kenna nel 1997
      " è chiaro che il sistema nervoso sta globalizzandosi,sta costruendo un modello di pensiero consapevole su scala planetaria.
      io chiamo questo evento,l' oggetto trascendentale alla fine del tempo.
      Vi è in atto un processo di accelerazione,provocato dalla dissoluzione di tutte le barriere....e le religioni troveranno qui il loro compimento...
      Saremo investiti da particelle dette Tachioni,piu' veloci della velocità delle luce che si scagliano a ritroso nel tempo "
      Insomma dai Wlady,periodo incredibile nel bene e nel male.
      Cerchiamo il piu' possibile di mantenere la barra a dritta e manteniamo la speranza
      cari saluti roberto

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    3. Grazie Roberto della tua carica positiva.
      Ricambio i graditi cari saluti.
      wlady

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