giovedì 9 febbraio 2012

L'anomalia magnetica del lago Vostok (+Video)

L’Antartide è il continente più remoto, più difficilmente accessibile e dal clima più estremo (fino a -89,2 gradi celsius!).
Per sei mesi all’anno rimane nell’oscurità più completa, mentre durante l’estate australe, un sole pallido brilla vicino all’orizzonte. Senza contare la banchisa, le terre antartiche si estendono per un totale di ben 14 milioni di chilometri quadrati (l’Antartide è pertanto il quinto continente del mondo per estensione). 

Anche se l’esistenza stessa dell’Antartide era stata ipotizzata fin dall’antichità, e rappresentata in varie mappe del Medio Evo con il nome di Terra Australis Incognita, il continente fu avvistato per la prima volta solo il 27 gennaio 1820 dall’ufficiale della Marina imperiale russa Fabian Gottlieb von Bellingshausen, mentre il primo uomo che vi mise piede fu l’anglo-statunitense John Davis, il 7 febbraio 1821.

Nel 1908 il Regno Unito rivendicò la sua sovranità sulla porzione di Antartide che si estende dal Polo Sud al sessantesimo parallelo e dal meridiano 20 ovest fino al meridiano 80 ovest. Successivamente altre sette nazioni sovrane (Nuova Zelanda, Francia, Australia, Germania nazista, Norvegia, Cile, Argentina), hanno presentato delle richieste ufficiali agli organismi internazionali per ottenere la sovranità su altrettante porzioni di Antartide (la rivendicazione della Germania nazista sulla terra chiamata Nuova Svevia, perse ogni valore in seguito all’esito della seconda guerra mondiale).

Stranamente, l’Unione Sovietica (e poi la Federazione Russa), e gli Stati Uniti d’America, anche se un russo e un inglese naturalizzato statunitense furono, rispettivamente, il primo ad avvistare l’Antartide e il primo a mettervi piede, non hanno finora avanzato rivendicazioni ufficiali su porzioni d’Antartide, ma si sono limitate a dichiarare che si riservano il diritto di farle in futuro.
Le rivendicazioni territoriali antartiche però, non includono tutto il continente. La Terra di Marie Byrd, (estesa ben 1,6 milioni di chilometri quadrati, più di cinque volte l’Italia), esplorata dallo statunitense Richard Byrd nel 1929, non è mai stata rivendicata da nessun Stato sovrano. 

Perché?
La data cruciale dell’esplorazione dell’Antartide fu il dicembre 1911 quando il norvegese Roald Amundsen raggiunse il Polo Sud in un’ardita spedizione.
Gli esploratori di solito sono sempre inviati dai servizi segreti degli Stati, e spesso hanno lo scopo d’individuare zone adatte allo sfruttamento minerario e strategiche dal punto di vista militare. Dopo la fine della seconda guerra mondiale alcuni Stati sovrani stabilirono alcune basi in Antartide, ufficialmente per motivi scientifici. 

L’Unione Sovietica costruì una base situata presso le coordinate 78 gradi 27’ Sud e 106 gradi 50’ Est, e la chiamò Vostok (est, in russo).
Oggi la stazione Vostok, situata a 3488 metri sul livello del mare (esattamente sopra una crosta di ghiaccio di oltre 3600 metri), è la più isolata delle 67 stazioni scientifiche (appartenenti a 30 Stati differenti), che attualmente esistono in Antartide, e viene rifornita dalla stazione Mirny, nella costa antartica.

Nel 1970, inseguito a delle prospezioni radar effettuate per mezzo di aerei, i russi dichiararono che la loro base era stata costruita casualmente proprio nel luogo esatto dove, 3623 metri più in basso, si trovava il più grande lago subglaciale del mondo, che fu anch’esso battezzato Vostok. 

Molto strano: infatti se si considera che la superficie dell’Antartide è 14 milioni di chilometri quadrati, e che il lago è esteso circa 14.000 chilometri quadrati, la probabilità di costruire fortuitamente la base nel punto esatto dove 3623 metri più in basso sorge il lago, è una su 1000!



Bisogna ricordare che i laghi subglaciali in Antartide sono circa 140, ma il Vostok è certamente il più esteso e anche il più misterioso.
Il lago Vostok, che contiene acqua allo stato liquido, è lungo 250 chilometri e largo circa 60 chilometri. Il volume totale dell’acqua in esso contenuta ammonta a ben 5400 chilometri cubi (sarebbero sufficienti per il consumo idrico di ben 50 milioni di persone per tre anni, calcolando cento litri al giorno per persona!).

Tra i vari misteri che nasconde il lago Vostok vi è anche l’altitudine sul livello del mare del fondo del lago stesso: se si considerano i dati del Scientific Commitee on Antarctic Research, la superficie del lago è situata 3623 metri al di sotto della base Vostok, che a sua volta è situata 3488 metri sul livello del mare. 

La superficie del lago, sarebbe quindi situata 135 metri sotto il livello medio del mare e, siccome la profondità massima è di 800 metri (profondità media 670 metri), il fondo del lago si troverebbe 935 metri al di sotto del livello medio del mare.Secondo i dati ufficiali la temperatura dell’acqua del lago sarebbe di -3 gradi celsius, e la forma liquida dell’acqua del lago sarebbe mantenuta dall’enorme pressione causata dalla calotta di ghiaccio. Altre fonti indicano invece che in alcuni punti del lago si raggiungerebbe la temperatura di 19 gradi celsius, e ciò indica che probabilmente, al di sotto del lago, vi sia una forte attività geotermica. 

Al momento vi sono controverse opinioni su quanto sia antico lo strato di ghiaccio che sovrasta il lago Vostok. Mentre alcuni scienziati indicano un’antichità di 420 millenni, altri ricercatori sostengono che la cappa ghiacciata si sia formata solo 13 millenni or sono. 

Nel 1998 alcuni scienziati russi, statunitensi e francesi hanno perforato la crosta ghiacciata fino ad arrivare a circa 120 metri dalla superficie del lago, ufficialmente per evitare di contaminarlo. Vi sono state anche successive trivellazioni (2008 e 2009), ma nessuna ha bucato fino ad oggi la cappa di ghiaccio fino a giungere al lago. Le analisi del ghiaccio recuperato hanno indicato tracce di metano, batteri, resti di polline, di pluricellulari marini e altri residui di esseri pluricellulari sconosciuti. Dagli studi effettuati si è giunti alla conclusione che il lago Vostok è un ambiente super-saturato di ossigeno (la concentrazione di ossigeno potrebbe risultare 50 volte maggiore di un normale lago di superficie). Questi fattori hanno per ora convinto gli scienziati a non perforare del tutto la cappa di ghiaccio, in quanto una volta aperto, dal lago potrebbero scaturire batteri capaci di contaminare l’ambiente circostante, completamente sconosciuti fino ad oggi. 

L’ultima notizia, del febbraio 2010, riporta che lo scienziato russo Valerie Lukin, a capo della spedizione russa in Antartide, si dice pronto ad inviare una sonda all’interno del lago entro il 2012. La sonda sarebbe sterile, in modo da non contaminare l’ambiente sub-glaciale. Lukin sostiene che si potranno studiare micro-organismi vivi che risalgono a centinaia di millenni or sono. 
 
A partire dal 2001 un gruppo di scienziati statunitensi ha iniziato a sorvolare il lago Vostok a bassa quota, con lo scopo di studiare l’attività magnetica che si verifica presso il lago. Durante questi sorvoli è stata scoperta una potente anomalia magnetica nella zona sud-orientale del lago. La discrepanza è stata calcolata in 1000 nanotesla, una quantità enorme, le cui cause sono ignote. Altra caratteristica dell’anomalia è la sua straordinaria ampiezza: si estende per ben 166 chilometri quadrati. 


Inizialmente si tentò di spiegare l’anomalia magnetica con cause naturali.
Michael Studinger, della Columbia University, sostenne che molto probabilmente la crosta terrestre è molto sottile presso il fondo del lago, pertanto la vicinanza con il mantello causerebbe un aumento dell’attività magnetica. 

Il geologo Ron Nicks invece sostiene esattamente il contrario: la sottigliezza della crosta e la conseguente vicinanza del mantello, causerebbe un riscaldamento della crosta stessa e ciò dovrebbe ridurre l’attività magnetica, invece di aumentarla.  

Secondo il professor Thomas Gold (rivista Nexus Australia), l’anomalia sarebbe causata da una eccezionale concentrazione di xeno, argon e metano, che deriverebbero proprio dal mantello. Se si scoperchiasse la cappa di ghiaccio che copre il lago Vostok, si causerebbe un immane esplosione e la conseguente dispersione di detti gas nell’atmosfera potrebbe arrecare imprevedibili danni al pianeta. 

Per alcuni ricercatori (Charles Hapgood, Graham Hankook, Flavio Barbero), sostenitori della teoria Atlantide in Antartide, l’anomalia magnetica potrebbe essere causata dalle rovine metalliche di una enorme città, che fu bruciata e distrutta millenni or sono. 
 
Secondo queste ipotesi l’Antartide fu abitata dall’uomo in epoche remote, potendo godere di un clima temperato, addirittura caldo. Queste affermazioni si basano sul fatto che secondo vari climatologi e geologi il polo nord potrebbe essersi trovato a sud delle attuali isole Aleutine fino al nono millennio prima di Cristo, e pertanto l’Antartide si sarebbe trovata relativamente lontano dal Polo Sud, con un clima abbastanza temperato. Un’immane catastrofe, forse causata dalla caduta di un meteorite sulla Terra, avrebbe causato lo spostamento dell’asse terrestre, lo scioglimento degli enormi ghiacciai dell’emisfero boreale, e la conseguente repentina glaciazione dell’Antartide. Molti popoli della Terra ricordano questo cataclisma come il diluvio universale, e lo hanno raccontato tramandandolo fino ad oggi. 
 
Secondo il sensitivo statunitense Edgar Cayce, gli Atlantidei avrebbero nascosto nel loro continente perduto un enorme cristallo, che sarebbe stata la loro fonte energetica per tempi lunghissimi. Per alcuni ricercatori che sostengono la teoria delle civiltà antidiluviane, l’anomalia magnetica del lago Vostok sarebbe proprio il cristallo descritto da Cayce.
Uno dei più discussi ricercatori, che postulò una teoria ancora più strana della cosiddetta Atlantide in Antartide, fu il cileno Roberto Rengifo, che nelle sue opere Los Chiles (1921) e El Papel del Territorio de Chile en la Evolución de la Humanidad Prehistórica (1935), sostenne addirittura l’origine antartica della specie umana. 
 
Secondo Rengifo, un immane cataclisma obbligò i sopravvissuti antartici ad emigrare verso il Sud America, l’Africa e l’Australia. Una delle prove che testimonierebbero questa teoria sarebbe il ritrovamento archeologico di Monte Verde, vicino a Puerto Montt, in Cile, dove sono stati trovati resti umani antichi di 33 millenni. Un’altra delle prove indirette a sostegno della teoria di Rengifo sarebbero le strane mappe che furono disegnate nel XVI secolo, come quelle di Piri Reis (1513) e Oronzio Fineo (1531), che mostrano particolareggiate descrizioni topografiche delle coste antartiche, quando invece il continente antartico fu ufficialmente scoperto e mappato solo a partire dal XIX secolo.
 
A a mio parere, anche se le mappe del Medio Evo non provano nulla di definitivo (la costa “antartica” della mappa di Piri Reis potrebbe essere la Patagonia e la massa continentale australe nella mappa di Oronzio Fineo potrebbe essere il risultato di aver unito l’ipotetica Terra Australis Incognita con le coste settentrionali dell’Australia, forse avvistate da navigatori portoghesi nella seconda decade del XVI secolo), e la strana teoria di Roberto Rengifo non si basa su alcuna prova, ma solo su deboli supposizioni, non si può scartare che l’Antartide abbia goduto di un clima diverso dall’attuale, molto più caldo, intorno ai dieci millenni prima di Cristo. Anche la teoria del portoghese Mendes Correa lo potrebbe confermare. Per ora non si può affermare con certezza se l’anomalia magnetica del lago Vostok abbia origine naturale o artificiale. E’ giusto procedere a piccoli passi, seguendo il metodo scientifico, ma, considerando che la scienza non può dare risposte a tutte le domande, a mio parere è anche saggio non scartare alcune ipotesi “strane” di alcuni mistici e sensitivi, che potrebbero, con le loro percezioni, indicare agli uomini di scienza la giusta via da percorrere per giungere alla soluzione del mistero.  

YURI LEVERATTO
Copyright 2010  

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