venerdì 11 febbraio 2011

Codice Ermetico


Il primo libro del Codice Ermetico, Il Pimandro, si apre con la visione di Ermete. Una visione che porta Ermete ad incontrare Dio. Un Dio che si manifesta indefinito, immenso, incommensurabile quale del resto deve essere. Dio è per definizione inconoscibile, inqualificabile ma, comunque, onnipresente e visibile. Dio-Creatore e Padre deve necessariamente rivelarsi alla Sua creatura preferita, deve far sentire la presenza del padre affinché l’uomo non si senta solo e abbandonato.


Fin dall’antichità l’immaginazione dell’uomo è stata colpita da due aspetti del divenire universale: il ciclo della nascita e della morte; l’avvicendarsi delle stagioni, con la fioritura vegetale e la sterilità della terra durante l’inverno.
Questi due aspetti della natura, umano e vegetale, col passare del tempo incominciarono a compenetrarsi in un rito misterico che acquistò valore simbolico e spirituale.

L’iniziazione ai Misteri Eleusini avveniva attraverso tre cerimonie, tre gradi iniziatici. Potevano essere iniziati uomini e donne di ogni età. Il simbolo usato era la spiga. Ai Misteri Minori si veniva iniziati con un rito di purificazione. L’iniziando (mysta), assistito dal mystagogo, conduttore dell’iniziando, veniva "battezzato" nel ruscello. Poi riceveva gli insegnamenti contenuti nel Prologo e nel Primo Libro Sublime di Ermete Trismegisto.

Nei Misteri Maggiori l’iniziando veniva sottoposto ad un rito catartico nelle onde del mare, nel Golfo di Eleusi. Poi imparava a memoria gli insegnamenti del Secondo e del Terzo Libro Sublime. L’iniziazione ai Misteri Epoptici, infine, conferiva all’iniziando la "veggenza", il potere mistico di "vedere" la realtà occulta delle cose. Gli insegnamenti corrispondenti erano contenuti nel Quarto Libro Sublime e rappresentavano la somma sapienza concessa dai Misteri, ovvero che tutto inizia lì dove finisce.


®wld

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