lunedì 4 ottobre 2010

Parmenidemeditando


PARMENIDE

Se il nulla non esiste, allora tutto è impossibilitato a non essere. Di più, Parmenide avverte gli uomini che la via che percorrono, quella che accetta e ipotizza che l’essere non sia, ovvero che tutto possa mutare e divenire, è errore: gli uomini non vivono nella verità perché la nascondono a se stessi, e in questo accettano di essere mortali (perché credono di diventare nulla con la morte). Gli uomini giudicano tutto secondo i sensi, ma con essi si arriva soltanto all’opinione, non alla verità.

L’essere non è il singolo oggetto reale (l’ente). Se ciò fosse vero, allora il singolo oggetto sarebbe il Tutto stesso, perché l’essere è uno solo. Il singolo oggetto (il singolo ente) non è l’essere. E siccome l’essere è solo uno, non esiste molteplice, ovvero la realtà molteplice che gli uomini naturalmente accettano, in realtà non costituisce verità, e solo apparenza.

Ciò che Parmenide ci vuole dire è che, se davvero vogliamo rimanere entro il sentiero della verità, dobbiamo affidarci solamente alla ragione, tutto ciò che appare ai sensi è falso. Se vi è contrasto tra verità sensibile e verità di ragione, la verità è quella fondata sulla ragione.

La filosofia di Parmenide è una sfida radicale al senso comune: essa arriva per vie razionali a contraddire ciò che sembra più evidente e naturale, ovvero che esistono cose che nascono (si creano dal nulla) e si distruggono (che ritornano nel nulla). Parmenide afferma che nulla può generarsi dal nulla, né tanto meno ridiventare nulla… semplicemente il nulla non esiste.

Platone considerava Parmenide "maestro venerando e terribile", il padre spirituale della filosofia: il suo insegnamento era infatti quello di attenersi alla discorso di ragione, l’essenza ultima di tutta la filosofia occidentale. Ecco perché esprimendo il proprio dissenso verso la tesi del maestro, Platone considererà la propria critica come un parricidio

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