sabato 30 settembre 2017

Non sapevate le ultime di Bill Gates? Adesso lo sapete!



Le ultime mosse della Fondazione Bill Gates: 
cacciata dall’India trova rifugio in Italia

Di Gino Favol

La fondazione di Bill Gates, e di sua moglie Melinda, si è recentemente “scontrata” con il governo indiano. Materia del contendere: alcuni programmi vaccinali nel Paese. Ma l’ente caritatevole sembra aver trovato subito una nuova casa…(NDR: NOTA IMPORTANTE vedi 1)  

Forse non tutti sanno che Bill Gates, il noto miliardario fondatore di Microsoft, ha dato vita a una fondazione umanitaria che porta il suo nome. Per essere precisi, il suo nome è Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF). Nata nel 2000, pare che oggi sia la più grande fondazione privata al mondo. Con una dotazione complessiva di 43,5 miliardi di dollari, finanzia in tutto il mondo programmi sanitari per ridurre il divario tra Paesi ricchi e poveri. In particolare, è stata impegnata negli ultimi anni nel contrasto di malattie molto gravi come malaria, poliomielite, tubercolosi e HIV. Recentemente, però, pare che il governo indiano abbia rifiutato alcuni dei programmi della Fondazione. Un contrasto che appare inspiegabile, viste le emergenze sanitarie che colpiscono alcune zone del Paese. La BMGF sembra però godere di immutata stima nel nostro Paese. Dove lancia nuovi progetti e programmi di ricerca.

L’India rompe con la Fondazione di Bill Gates

«A me non sembra di certo così». In questo modo risponde Nachiket Mor, direttore della Fondazione in India, a chi gli chiede conto della preoccupazione del Paese asiatico nei confronti delle azioni della BMGF. Eppure che ci siano problemi l’ha detto Reuters. Che qualche mese fa titolava: “L’india taglia alcuni legami finanziari con la Gates Foundation sull’immunizzazione”. 

La questione sarebbe sorta intorno all’Immunization Technical Support Unit (ITSU) un programma di “immunizzazione” del governo di Nuova Delhi, che prevede la vaccinazione di 27 milioni di bambini, ogni anno. Il programma è stato ampiamente finanziato dalla fondazione di Bill Gates. Soumya Swaminathan, funzionario del Ministero della Salute indiano, ha spiegato che il governo avrebbe da quel momento in poi finanziato di tasca propria lo ITSU. La ragione? «C’era la percezione che se un’agenzia esterna avesse finanziato l’operazione, ci sarebbe potuta essere un’influenza da parte sua». 

Il problema pare sia dovuto al fatto che la Fondazione abbia dei conflitti di interessi. «Questo perché – scrive Reuters – la Fondazione finanzia anche la GAVI, l’alleanza globale per i vaccini, che conta su alcune grosse compagnie farmaceutiche tra i propri partner».

Poche settimane dopo, la Fondazione aveva dovuto interrompere le proprie linee di finanziamento con un ente simile, sempre in India (il Public Health Foundation of India, PHFI). Un provvedimento del governo Modi, infatti, bloccava tutti i contributi stranieri nelle ong indiane. Circa 11mila organizzazioni venivano colpite dal giro di vite. Ma è stato fatto notare che il PHFI era la più grande tra gli enti coinvolti. Ed era appunto finanziata da un colosso come la Bill Gates Foundation.

Bill Gates Foundation e la controversia Gardasil

La Fondazione era stata al centro delle polemiche già qualche anno fa, in India, proprio a causa di un programma di vaccinazione. Nel 2009, nelle scuole tribali del distretto di Khammam, venivano somministrate 16mila dosi di vaccino Gardasil, impiegato per l’HPV (Human Papilloma Virus). Mesi dopo le vaccinazioni, le ragazze coinvolte mostravano diversi disturbi di salute: attacchi epilettici, gravi dolori addominali, mal di testa, sbalzi di umore. Alcune di loro sono purtroppo decedute prematuramente. 

L’investigazione successiva ha però dimostrato che le morti “non erano direttamente connesse con la vaccinazione”.

La Bill Gates Foundation in Italia

Questa estate a molti sarà balzato agli occhi l’attivismo della Fondazione nel nostro Paese. In particolare, evidenziamo due notizie. La prima notizia è che a giugno è stata resa pubblica l’apertura di un centro sperimentale facoltà di Medicina di Terni. Il progetto prende il nome di “Target Malaria”. Al suo interno viene ricreato un clima tropicale, adatto per ospitare una specie di zanzara creata in laboratorio e geneticamente modificata. L’obiettivo, spiegano i promotori, è “di sviluppare nuove tecnologie genetiche per l’eliminazione delle sole specie di zanzare che trasmettono la malaria”. Il laboratorio è finanziato proprio dalla Bill & Melinda Gates Foundation. 

Anche la seconda notizia d’interesse riguarda la sanità nel nostro Paese. A luglio veniva infatti presentato presso l’Università di Siena l’IFGH, l’Institute for Global Health. Si tratta, si legge in un comunicato, di un “progetto strategico internazionale dell’Ateneo dedicato ai temi della salute pubblica”. L’obiettivo? Sviluppare vaccini e farmaci “per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive”. 

Per raggiungere il suo scopo, l’IFGH ha dato vita a partnership e relazioni con altri enti di ricerca, università, ong e aziende. In particolare, viene sottolineata la collaborazione proprio con la Bill & Melinda Gates Foundation. Trevor Mundel, presidente della divisione per la Salute Globale (Global Health Division) della Fondazione, è intervenuto direttamente alla presentazione del progetto. 

Forse che, dopo il niet dell’India, la BMGF abbia trovato “asilo” in Italia? 

FONTE https://www.ambientebio.it/societa/le-ultime-mosse-della-fondazione-bill-gates-cacciata-dallindia-trova-rifugio-italia/

Nasce all’Università di Siena l’Institute for Global Health, un progetto strategico internazionale dedicato alla salute pubblica

 
 
Si è tenuto questa mattina all’Università di Siena, presso il Santa Chiara Lab, l’evento inaugurale dell’Institute for Global Health (IFGH), il progetto strategico internazionale dell’Ateneo dedicato ai temi della salute pubblica, dello sviluppo di vaccini e di farmaci per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive. Obiettivo è la creazione di un centro di eccellenza dedicato all’alta formazione, anche attraverso processi di capacity building e technology transfer, coinvolgendo i migliori ricercatori, docenti e manager farmaceutici attivi a livello mondiale. 
 
A questo proposito, molte sono le partnership e le reti con istituzioni di ricerca internazionali, università, organizzazioni no profit e industrie a cui l’IFGH ha dato già vita. Tra queste, in particolare la collaborazione con la Bill & Melinda Gates Foundation, il cui presidente (Global Health Division), Trevor Mundel – che fa parte del collegio dei docenti – è intervenuto alla presentazione pubblica del progetto. 
 
Con grande soddisfazione, il rettore dell’Ateneo, Francesco Frati, ha evidenziato che “l’Institute for Global Health si propone come la naturale evoluzione della solida tradizione che la ricerca nell’ambito della salute pubblica ha presso l’Università di Siena. Il suo scopo – ha spiegato il rettore – è concentrare le migliori iniziative e i programmi di alta formazione, definendo una strategia unica che consenta di mettere a frutto sinergie internazionali e attrarre investimenti mirati. Grazie alle nostre competenze scientifiche e di didattica intendiamo offrire a studenti di tutto il mondo occasioni formative per dare impulso alla ricerca innovativa e allo sviluppo di competenze elevate nelle discipline della vaccinologia e della salute pubblica”. 
 
Nell’ambito della nuova iniziativa, è stato anche presentato il master in “Public Health, Pharmaceutical Biotechnology and Clinical Development”, organizzato in collaborazione con la coreana Incheon National University, alla presenza del suo rettore, il professor Dong-Sung Cho. Le lezioni del master, per il quale è stato recentemente firmato dalle due Università un accordo in Corea, partiranno nei prossimi mesi e si svolgeranno presso i due Atenei. 
 
L’Institute for Global Health, che ha sede nel Santa Chiara Lab, sarà presieduto dal professor Emanuele Montomoli e diretto dalla professoressa Sue Ann Costa Clemens, fondatori del progetto. Le iniziative di collaborazione internazionale che prevederanno il coinvolgimento di corsi di dottorato dell’Università di Siena, incubate dall’IFGH, verranno coordinate dal professor Pietro Lupetti, delegato del rettore e anch’egli fondatore dell’Institute. 
 
Tra le attività dell’IFGH, oltre ai master e ai dottorati, saranno attivati programmi di formazione e aggiornamento specifici, destinati a professionisti dei settori vaccinologico e farmaceutico, che saranno svolti anche all’estero, con particolare riguardo all’approfondimento di tematiche di interesse per i Paesi in via di sviluppo. 
 
Il sito della iniziativa è consultabile al link: www.ifgh.org 
 
Nella foto, da sinistra: Pietro Lupetti, Sue Ann Costa Clemens, Trevor Mundel, Francesco Frati, Dong-Sung Cho, Emanuele Montomoli  
 
FONTE (1) NOTA Svelato il rapporto che evidenzia l’occultamento delle morti infantili post vaccinali Due medici a Nuova Delhi hanno esposto un tentativo da parte di un produttore multinazionale di farmaci di nascondere morti improvvise nei neonati dopo la somministrazione del vaccino. Jacob Puliyel, un pediatra presso l’ospedale di Santo Stefano e C. Sathyamala, un epidemiologo, hanno riportato la loro scoperta nella rivista peer reviewed Indian Journal of Medical Ethics. Vedi anche: WHO eliminated death as a consequence of pentavalent vaccine; UK seeks to mandate vaccines
 
 
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venerdì 29 settembre 2017

Mondi Nascosti & Paesaggi Alieni

Credito d'immagine: John Spies

Un portale nascosto in un altro mondo
una grotta segreta sotterranea in Vietnam 

di Ivan Petricevic
19 settembre 2017
dal sito del codice antico

Questa grotta è probabilmente al di là di tutto quello che si è già visto, qualcosa che non si è mai incontrato! Mescolando, il mistero, il bello e il magico.

Scoperto - o meglio detto riscoperto - nel 1990 da un uomo che percorreva le giungle del Parco Nazionale di Phong Nha-Ke Bang, Ho Khanh stava cercando una zona per il legname e produrre cibo per fare soldi e sopravvivere.

Poco o niente sapeva del luogo che stava scoprendo, una scoperta oltremodo magica dove stava cercando legname e la possibilità di produrre del cibo.

Ho Khanh ha esplorato il posto in lungo e in largo, ma alla fine è tornato a casa. Pochi giorni dopo, quando pensava di tornare alla grotta misteriosa per esplorarla, non sapeva ricordare la posizione esatta in cui aveva trovato l'ingresso. Alla fine Khanh dimenticò ...

Alla fine, membri della British Cave Research Association (BCRA), Howard e Deb Limbert in una missione esplorativa nella zona, stavano esplorando Phong Nha.

Un giorno hanno parlato con Khanh che ha menzionato la grotta ipnotica che aveva scoperto.

Gli esploratori britannici rimasero affascinati dal racconto di Khanh sulla Grotta e lo spinsero a cercare di riscoprirla ancora una volta.

Molti tentativi sono falliti mentre cercavano l'ingresso della grotta, e proprio quando pensavano che non l'avrebbero mai riscoperta, nel 2008 Ho Khanh trovò l'entrata del "mondo misterioso", una grotta supermassiva nascosta per secoli agli occhi dell'umanità.

Alla fine, Khanh ha guidato gli esploratori britannici nella grotta. Nel 2009, è stata fatta la prima spedizione per entrare in quello che sarebbe più tardi conosciuta come la grotta Hang Son Doong, o la "Grotta del fiume della montagna".

La grotta è enorme. È disarmante.
È così grande che molti sostengono che un Boeing 747 possa volare facilmente attraverso la sua grotta più grande.

Image Credit: John Spies

L'interno della grotta è diverso da quello che mai si è visto.
I suoi paesaggi "alieni" sono probabilmente esclusivi della grotta, come molti che sono entrati hanno detto che non hanno mai visto niente di simile in nessun altro posto del mondo.

La grotta è un enorme ecosistema, così grande che è come se tu sia entrato nel 'mondo interno'.

Infatti, è talmente suggestivo che dentro la caverna emergono intere giungle, un paesaggio talmente magico che non si può apprezzare la sua vera bellezza finché in realtà non ci si trova al suo interno.

 Il fotografo australiano John Spies, che ha trascorso una settimana vivendo al suo interno, lo descrive in un'intervista con The NYPost

"La grotta è un'esperienza umiliante e degradante", afferma John Spies.
"È sorprendente essere [cinque miglia] all'interno della grotta ed essere  abbagliati dalla luce del giorno e dalle formazioni della grotta. Le dimensioni della grotta sono incredibili ... Accamparsi per cinque notti nella grotta più grande del mondo non è qualcosa che la maggior parte di noi ha fatto nella sua vita."

Spies ha detto: "L'ingresso è abbastanza piccolo e la nebbia che pervade la grotta, è causata dall'aria più fresca che incontra l'aria calda all'esterno che sale dalla foresta circostante".

"Nella grotta è più difficile che entrare nella Batcave (sede segreta di Batman dell'omonimo fumetto)."

"Per entrare, i visitatori devono scalare una parete di 260 piedi, usando un cablaggio di corde, devono poi attraversare massicci mucchi di pietra e passare sotto i pezzi di calcare dalle dimensioni di piccole case". 

Ma le immagini (qui sotto esposte) descrivono meglio la caverna dove si può vedere il suo interno surreale:



Traduzione e adattamento: Nin.Gish.Zid.Da 

mercoledì 27 settembre 2017

INGERENZE ALBIONESI

 

Omicidi e stragi, la guerra segreta degli inglesi contro l’Italia

“Colonia Italia”. Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra. Sono cose che dobbiamo sapere. Quando si pensa alle ingerenze dall’estero nei confronti del nostro paese si pensa sempre agli Stati Uniti d’America. Ma basta aprire una cartina geografica e vedere dov’è l’Inghilterra, un’isola del Nord Europa, e dove sono stati per molti decenni – a ancora oggi – i suoi interessi economici, strategici, militari. In Nord Africa, nel Medio Oriente e in Estremo Oriente.

E cosa c’è tra la Gran Bretagna e i suoi interessi? C’è il Mediterraneo e, al centro del Mediterraneo, l’Italia. Quindi già dai tempi del Risorgimento, l’Italia per la Gran Bretagna era una postazione di fondamentale importanza, attraverso la quale poteva controllare i suoi domini e le sue rotte marittime. Poi l’Italia perde la Seconda Guerra Mondiale e, tra Gran Bretagna e Stati Uniti, c’è una visione molto conflittuale sul problema Italia: per gli Stati Uniti noi eravamo un paese cobelligerante, cioè che si era auto-liberato dal nazifascismo combattendo al fianco degli alleati.

Per la Gran Bretagna invece noi eravamo un paese sconfitto tout-court. Punto e basta. Quindi un paese soggetto ai vincoli, imposti attraverso trattati internazionali, dalle potenze vincitrici alle nazioni sconfitte. Questo ha determinato il corso degli eventi della storia successiva, praticamente fino ai giorni nostri. Al tavolo della pace, quando le grandi potenze vincitrici cominciarono a spartirsi il mondo in aree di influenza, all’interno del campo atlantico la Gran Bretagna pretese e ottenne, dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica, una sorta di diritto di supervisione sull’Italia.

Quindi l’Italia, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, è paese che appartiene all’area di influenza britannica. C’è una differenza importante tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Gli Usa hanno combattuto anche in Italia una guerra contro il comunismo. La Gran Bretagna non ha combattuto solo quella, ma anche una guerra contro l’Italia, in modo particolare contro quella parte della classe dirigente italiana del secondo dopoguerra – penso ai De Gasperi, ai Mattei, ai Fanfani, ai Vanoni fino ad Aldo Moro, sovranista – cioè, che pur nel contesto di un’alleanza internazionale, l’alleanza atlantica, si muoveva con una propria visione sulla base di un proprio interesse nazionale.

Era l’Italia del dopoguerra, uscita a pezzi, che però voleva crescere, riprendersi, ricostruire le proprie istituzioni, il proprio sistema economico. E per poterlo fare aveva bisogno di quella materia prima che è il sangue, l’ossigeno per ogni sistema, e cioè il petrolio, l’energia. Questo è stato all’origine di un conflitto con la Gran Bretagna che dura ancora oggi. La Gran Bretagna, che ha esercitato un controllo pressoché assoluto sul nostro sistema di informazione, ha usato la stampa, i giornali, gli opinion leader, gli intellettuali per orientare l’opinione pubblica e tentare di condizionare le scelte politiche dei partiti e dei governi.

Una di queste grandi scelte su cui la Gran Bretagna ha tentato di condizionarci è stata la politica mediterranea, la politica energetica e petrolifera dell’Italia. De Gasperi, presidente del Consiglio nel 1953, aveva il mandato britannico di sciogliere l’Agip. Mattei, nel 1953, era stato messo alla presidenza dell’Agip per scioglierla. E invece di sciogliere l’Agip lui fondò l’Eni, grazie anche a un decreto di De Gasperi. E dopo aver fondato l’Eni, Mattei cominciò ad attuare una propria politica. 

Non era accettata l’Italia di Mattei, dell’Eni, al tavolo delle grandi compagnie internazionali, in modo particolare di quelle britanniche, con pari dignità. Era ammessa a sedersi, tutt’al più, su uno strapuntino, ma Mattei e l’Italia di quegli anni non volevano assolutamente dipendere dal punto di vista energetico dalla Gran Bretagna. Per cui cercarono autonomamente le fonti di approvvigionamento, offrendo ai paesi produttori di petrolio, che erano quasi tutti controllati dalle compagnie britanniche, condizioni più favorevoli.

 C’era la famosa regola del fifty-fifty: 50% ai produttori, 50% alle compagnie petrolifere straniere. Questa era una regola imposta dalle “sette sorelle”. Mattei cambiò le regole dello scambio, proponendo il 25% alle compagnie e il 75% ai produttori: i paesi produttori trovarono più conveniente fare affari con l’Italia che non con la Gran Bretagna.

Questo disturbò parecchio gli inglesi. La rivelazione di questo libro è l’esistenza di una vera e propria macchina della propaganda occulta britannica. E questa macchina venne scagliata contro De Gasperi e contro il suo erede politico Attilio Piccioni, attraverso la macchina del fango. De Gasperi venne coinvolto in uno scandalo, il famoso scandalo Guareschi – De Gasperi delle lettere che poi risultarono false, fabbricate dalla propaganda occulta inglese, e Piccioni venne coinvolto in un altro scandalo, quello famosissimo di Wilma Montesi, la ragazza trovata morta su una spiaggia di Tor Vaianica.


Il figlio, Piero Piccioni, venne coinvolto in quello scandalo; e il padre, ministro degli esteri, sodale di De Gasperi e protettore di Enrico Mattei, venne travolto da quell’ondata di fango. Poi lo scandalo si rivelò infondato, perché le responsabilità del figlio di Piccioni non erano quelle che la campagna ispirata dalla macchina occulta britannica gli aveva attribuito, tant’è che Piero Piccioni qualche anno dopo fu prosciolto, risultò innocente.

Questo è solo un esempio di come la Gran Bretagna è intervenuta pesantemente nelle nostre vicende interne, e adesso ho citato due episodi che sono collegati alla guerra specifica energetico-petrolifera. L’Iran di Mohammad Mosaddeq, primo ministro, aveva nazionalizzato il petrolio britannico. La Gran Bretagna reagì imponendo l’embargo, e l’Italia dell’Eni e di De Gasperi violò quell’embargo. Winston Churchill, allora premier britannico – nel libro ci sono dei documenti desecretati inglesi – ordinò ai suoi apparati di “dare una lezione” agli italiani, perché avevano osato violare l’embargo imposto dagli inglesi contro l’Iran. 
Sono emersi nuovi documenti sulla guerra scatenata dalla macchina della propaganda occulta contro Enrico Mattei. Attraverso la sua politica, Mattei emarginò progressivamente le compagnie che curavano gli interessi britannici, in aree che gli inglesi consideravano, per importanza – sto citando testualmente un documento – seconde soltanto alla Gran Bretagna stessa. Aree come la Libia, come l’Egitto, come l’Iran, come l’Iraq che per gli inglesi erano di vitale importanza. Mattei andò a ficcare il naso, con la sua politica, in queste zone, disturbando, anzi addirittura emarginando, nel corso degli anni, la presenza britannica. 


In questi documenti Mattei venne definito dagli inglesi – cito testualmente – «un pericolo mortale per gli interessi britannici nel mondo».

E c’è un altro documento che fa venire la pelle d’oca. E’ del 1962. Gli inglesi dicono che Mattei «è una verruca, è un’escrescenza da rimuovere in ogni modo». Scrivono: «Abbiamo tentato di fermarlo in tutti i modi e non ci siamo riusciti: forse è giunto il momento di passare la pratica alla nostra intelligence».

Sei mesi dopo, Enrico Mattei morì in un incidente aereo che oggi sappiamo con certezza, anche sul piano giudiziario, essere stato causato da un atto di sabotaggio. Aldo Moro? La vicenda Moro si colloca esattamente nello stesso contesto della vicenda di Enrico Mattei. Aldo Moro è stato l’erede della politica mediterranea di Mattei.

Tra il 1969 e il 1975, Moro è stato l’ispiratore della politica estera italiana. Era ministro degli esteri in diversi governi, e riuscì a mettere a segno ulteriori colpi contro gli interessi inglesi. Certo, non è che gli italiani scherzassero, a loro volta. In Libia, nel 1969, con Moro ministro degli esteri, ci fu un colpo di Stato che rovesciò la monarchia filo-britannica e portò al potere il colonnello Muhammar Gheddafi, addestrato nelle accademie militari italiane.

E’ vero che Gheddafi cacciò via gli italiani, ma subito dopo nazionalizzò il petrolio, che era controllato dalle compagnie britanniche, espulse dalla Libia le basi militari britanniche e iniziò un rapporto privilegiato con gli italiani, grazie al quale l’Italia conobbe un periodo di grande benessere economico. E poi, negli anni successivi, ci furono altri colpi messi a segno, come in Iraq, dove il regime nazionalista aveva espropriato, nazionalizzato il petrolio controllato dalle compagnie britanniche.

E l’Eni era riuscita a penetrare anche lì, grazie ovviamente ai successori della politica energetica di Mattei, ma soprattutto grazie alla politica estera di Aldo Moro. Tra i documenti di “Colonia Italia“, ce n’è uno che veramente fa venire i brividi, riportato con tutti i suoi riferimenti archivistici, per cui chiunque voglia andare a controllare può farlo.

Nel gennaio del 1969, il responsabile della macchina della propaganda occulta a Roma dice: «Attraverso la macchina della propaganda occulta non abbiamo ottenuto grandi risultati contro questa classe dirigente italiana». Quindi invita il suo governo: «Dobbiamo adottare altri metodi». Quali metodi? Questa parte del documento è oscurata ancora oggi.
E’ ancora oggi coperta dal segreto. Io chiedo continuamente agli opinionisti, ai direttori dei giornali, alla stampa: ma perché non chiedete al governo britannico la desecretazione di quella parte del documento, in cui sono spiegati gli “altri metodi” da utilizzare contro l’Italia a partire dal 1969? Nel 1969 ci fu la strage di piazza Fontana e iniziò una stagione di sangue, lo stragismo, il terrorismo, che toccò il suo punto più alto con il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro.

E anche qui c’è da dire qualcosa a proposito dell’intervento britannico. Nel 1976 – questo è provato, perché lo dicono gli stessi documenti inglesi desecretati e conservati nell’archivio di Stato di Kew Gardens, a disposizione di tutti – ci fu un tentativo di colpo di Stato organizzato o progettato dagli inglesi nei primi sei mesi del 1976 per bloccare la politica di Aldo Moro.

Quel progetto venne sottoposto all’attenzione degli alleati francesi, tedeschi e americani. I francesi aderirono immediatamente, perché l’Italia era un concorrente temibile anche per i francesi, non solo per gli inglesi, mentre americani e tedeschi si mostrarono molto più scettici, e dissero agli inglesi: «Ma voi siete pazzi! Un colpo di Stato in Italia, a parte i contraccolpi negativi nell’opinione pubblica per l’alleanza atlantica, in Italia c’è una sinistra forte, c’è una organizzazione sindacale molto radicata, cioè ci sarebbe una reazione e quindi un bagno di sangue!» Gli inglesi allora misero da parte il progetto di un colpo di Stato vero e proprio, classico.

Però c’è un altro documento, pubblicato nel libro. Scrivono: «Visto che non è possibile attuare un colpo di Stato militare classico, per l’opposizione di Germania e Stati Uniti, passiamo al piano-B». Qual era questo piano-B? Purtroppo, anche in questo caso, come nel documento che ho citato prima, c’è soltanto il titolo. E il titolo è agghiacciante.

Testualmente: “Appoggio a una diversa azione sovversiva per bloccare Aldo Moro”. Quale poteva essere questa “azione sovversiva” naturalmente io non lo so, perché anche questa parte del documento è ancora oggi secretata, protetta dal segreto. A suo tempo venne oscurata persino agli americani e ai tedeschi.

E anche in questo caso non mi trattengo dal chiedere agli opinionisti italiani, alla stampa italiana: siamo in un paese in cui rivendichiamo tutti i giorni verità e giustizia; beh, quando ci troviamo di fronte a documenti di questo tipo, ma che ci vuole a chiedere agli inglesi di desecretare anche questo documento per capire quale poteva essere la “diversa azione sovversiva” contro Moro? 

Magari non c’entra nulla con il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, le cui responsabilità  ovviamente ricadono sulle Brigate Rosse italiane. Magari, attraverso la desecretazione di quel documento, scopriamo che la diversa azione sovversiva con cui gli inglesi volevano bloccare Aldo Moro era soltanto una scampagnata della regina Elisabetta in Italia…

Ci sono due documenti drammatici, che segnano due fasi drammatiche della nostra storia: piazza Fontana e l’assassinio di Aldo Moro. Entrambi questi documenti sono incompleti.

Sono ancora oggi secretati. E visto che la Gran Bretagna è un paese nostro amico, addirittura nostro alleato, sarebbe utile per noi sapere se questo paese amico ha avuto un qualche ruolo, oppure no, nella strage di piazza Fontana e nell’assassinio di Aldo Moro. Allo stato delle nostre ricerche, ho ragione di ritenere che oggi il controllo britannico sul nostro paese sia ancora più forte di prima. 

(Giovanni Fasanella, dichiarazioni rilasciate a Claudio Messora il 12 novembre 2015 per la video-intervista “I documenti Uk che fanno gelare il sangue, da Enrico Mattei ad Aldo Moro”, pubblicata su “ByoBlu” per presentare il libro “Colonia Italia”, Chiarelettere – 483 pagine, euro 18,90 – che Fasanella ha scritto insieme a Mario José Cereghino. Il possibile ruolo occulto della Gran Bretagna nella “sovragestione” dell’Italia è tornato drammaticamente in primo piano nel febbraio 2016 con l’uccisione al Cairo del giovane Giulio Regeni, ingaggiato in Egitto da una Ong collegata all’università di Cambridge; secondo molte fonti indipendenti, tra cui l’ex inviato di “Panorama” Marco Gregoretti, il lavoro di Regeni sarebbe stato utilizzato dall’Mi6, il controspionaggio inglese.

La stessa intelligence britannica, sempre secondo Gregoretti, avrebbe “sacrificato” Regeni, utilizzando killer egiziani, per creare un incidente diplomatico tra Italia ed Egitto in vista di un possibile intervento militare italiano in Libia. E Fulvio Grimaldi, ex giornalista Rai, segnala che l’Italia, tramite l’Eni, ha raggiunto un accordo strategico con l’Egitto per lo sfruttamento di un immenso giacimento di gas, nel Mediterraneo, in acque egiziane, fatto che ha sicuramente irritato e preoccupato gli inglesi).

Fonte attiva: http://www.libreidee.org/ 

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sabato 23 settembre 2017

L'antica Croce Solare

 

È stata trovata la "forma dell'universo"? 
Assomiglia ad un'antica "croce solare" 

Nel 2016 i ricercatori hanno scoperto che la forma di un leggero fotone somigliava all'antica croce solare mesopotamica (corsivo mio: croce solare mesopotamica). Alcuni anni prima gli scienziati hanno introdotto la teoria dell'Amplituhedro. Se duplichiamo e ruotiamo un Amplituedro forma una Merkabah e/o l'ombra di una Merkabah a forma una croce maltese, che è la forma di un fotone leggero.

Per secoli l'umanità ha cercato il senso della vita e il nostro posto nell'universo, chiedendosi se siamo soli nell'universo. 

Tuttavia, per capire dove ci troviamo nell'universo, dobbiamo imparare ciò che rappresenta spazio e tempo. 

Queste sono state alcune delle più grandi difficoltà per gli esperti che hanno tentato di scoprire per decenni i segreti dell'universo. 

Negli ultimi due anni, gli astronomi hanno compiuto grandi progressi nel comprendere dove noi-Terra, il nostro sistema solare e persino la nostra galassia-si trovano nell'universo. 

Non molto tempo fa gli astronomi trovarono parte di una grande strada intergalattica che fa parte di una umiliante SUPER-STRUTTURA interconnessa da oltre 800 galassie. 

  

Come mai prima, la razza umana è riuscita a sbirciare nel nostro quartiere cosmico e capire quanto sia grande lo spazio intorno a noi.
La nostra galassia non è sola, siamo parte di milioni - se non di miliardi di galassie nell'universo. 

Ma nonostante il fatto che ci siamo avvicinati per capire dove ci troviamo nell'universo, gli esperti non sono stati capaci di capire cosa sembra l'universo.  

Nel 2016 Radek Chrapkiewicz trovò la forma di un fotone chiaro in modo assurdo simile alla cosiddetta antica croce maltese. Tre anni prima, nel 2013, Nima Arkani-Hamed e Jaroslav Trnka calcolarono che la forma del nostro universo era un amplituedro, una struttura geometrica che permette un calcolo semplificato delle interazioni di particelle in alcune teorie del campo quantico. 

La teoria dell'Amplituedro rivoluzionò molti modi scientifici. La teoria sfida l'idea che la località spaziale e la unitarietà siano componenti necessarie di un modello di interazioni di particelle e invece vengono presentate come proprietà che emergono da un fenomeno sottostante. 

È interessante notare che se duplichiamo e ruotiamo un Amplituedro forma una Merkabah e l'ombra di una Merkabah forma una croce maltese, la forma di un fotone chiaro. 

  

Curiosamente, "Mer" a Merkabah significa luce.
E guarda caso, una strana coincidenza, la Chiesa della Cattedrale di S. Maria in Etiopia ha un dipinto di croce maltese all'interno di una Merkabah. 

Se andiamo a ritroso nella storia troveremo di come la croce maltese era di grande importanza. Infatti, l'ordine militare cattolico conosciuto come i cavalieri Templari indossava la croce maltese come simbolo sacro intorno al 1119 fino al 1312 d.C. 

Centinaia di anni dopo, il simbolo è ancora usato dalla Chiesa cattolica, e anche i Frammassoni hanno usato simboli simili a quelli dei Cavalieri Templari.
Le cose sono particolarmente interessanti quando si guarda l'antica Mesopotamia. Qui, migliaia di anni fa, è stato usato un simbolo simile alla croce maltese e chiamato "la croce solare". 

La storia dietro la croce maltese, che è in realtà la forma di un fotone leggero, è affascinante. 

Sono tutte queste coincidenze casuali? O è possibile che migliaia di anni fa, le antiche culture conoscessero la forma esatta della "luce" e della forma dell'universo? 

Fonte: 


Traduzione e adattamento: Nin.Gish.Zid.Da