lunedì 23 febbraio 2015

Le due stazioni di passaggio



La vita: Un solo ininterrotto flusso di coscienza
Questo attaccamento al corpo genera un esagerato attaccamento al sesso, al denaro, al potere. Tutte le cose che possiamo godere solo con il corpo, solo nel corpo, solo qui, e solo ora. Il tutto in una rincorsa folle verso il fare, fare il massimo e subito, verso l'avere, sempre più esagerato, in una ricerca frenetica di vita, senza sapere cosa sia la vita, né il perché di essa.
Questa di seguito, è l'esperienza di chi ha vissuto l'avventura della morte, ma ancora di più il messaggio assai chiaro di tutti i grandi scritti di tutte le tradizioni. Le esperienze soggettive di morte che sono state studiate dai grandi psichiatri del secolo scorso come Raymond Moody ed Elizabeth Kubler Ross, non solo sono certamente simili yta lori, ma sono assolutamente in accordo con ciò che i veggenti di ogni epoca e di ogni tradizione ci dicono sulla morte:

1) La morte come noi la intendiamo come ci è stata insegnata e tramandata, semplicemente "non esiste".
2) Al momento della morte non vi è interruzione di flusso di coscienza. "La vita e la morte sono un solo ininterrotto flusso di coscienza".
E' una esperienza comune a tutti che al momento del passaggio non ci si accorga di essere morti, si abbia la consapevolezza di essere ancora ben vivi. Si vede, si sente, si parla, si tocca, si odora, ma i viventi non ci vedono, non ci sentono, non si sentono toccati.

Potrei riportare qui centinaia di esperienze ormai codificate e studiate a livello universitario, ma mi piace invece scrivere due esperienze fuori dal comune di due grandi esseri che non solo non si sono mai potuti incontrare ma che al momento della loro esperienza non avevano mai neanche letto un libro.

Ecco i loro racconti

"Tutto avvenne all'improvviso, Ero seduto in una camera al primo piano della casa di mio zio. Mi sentivo bene, come al solito. La mia salute era perfetta in quel periodo, ma improvvisamente fui sopraffatto da una fortissima paura della morte, in realtà non vi era nessuna ragione di quella paura. Non ebbi il tempo di pensare da dove quella paura venisse, quando divenni consapevole "sto per morire" e comincia a pensare cosa avrei dovuto fare. Non potevo consultare un dottore, i parenti e gli amici più stretti. Dovevo risolvere il problema da solo e immediatamente.

Lo shock della paura della morte guidò la mia mente all'interno e dissi a me stesso, senza realmente formulare parola: "Ecco, la morte è arrivata. Cosa significa? Cosa sta morendo? Il corpo sta morendo". Stavo osservando cosa accadeva con la mia morte. Le parti del mio corpo si stiravano e diventavano rigide. Il mio respiro era cessato, le mie labbra erano serrate. Nessun suono avrebbe potuto uscirne.

Bene dissi a me stesso, "questo corpo è morto. Ora lo potranno cremare, sarà ridotto in cenere. Ma con la morte di questo corpo, sono realmente morto? Questo corpo è realmente me? Il corpo è inerte e silenzioso, ma io mi sento ben vivo. Proprio ora, la mia personalità per intero e anche la voce del mio "Io" continua a parlare. Allora io sono lo "Spirito" che trascende questo corpo. Il corpo muore, ma lo Spirito che lo trascende non può essere toccato dalla morte. Questo significa che io sono lo Spirito che non muore.

Mi accorsi che non stavo parlando. Vi era qualche cosa al di là del pensiero che mi stava parlando. Era il mio "Io"che era diventato molto vero, l'unica cosa vera in quel momento, e tutta l'attività cosciente relativa al mio corpo era centrata in quel "Io"

Da quel momento in avanti l'Io o Sé, come lo chiamano le scritture, rimase focalizzato in se stesso in un processo di grande fascino. La paura della morte non poteva più esistere in quello stato e quindi è svanita all'istante e per sempre"


Esperienza di morte di Shree Ramana Maharshi
"io vengo dall'alto e sono divino. Questa è la mia seconda vita in questo mondo. Molti anni prima della mia attuale esistenza vivevo sulla Terra. In quell'epoca noi eravamo sul sentiero di guerra. Fui ucciso nel corso di una spedizione, ma a me parve soltanto di essere inciampato. Mi alzai e continuai a camminare diritto davanti a me fino a quando ebbi raggiunto la mia dimora.

La trovai mia moglie e i miei figli, ma non vollero guardarmi, Rivolsi allora la mia parola a mia moglie, ma lei non sembrò rendersi conto della mia presenza. "Cosa stava succedendo?", dissi a me stesso, "perché non si fa caso a me, perché non mi rispondono quando parlo?" Di colpo mi balenò l'idea che potevo essere morto.

Mi diressi allora verso il luogo dove potevo essere stato ucciso e naturalmente trovai lì il mio corpo. Capii che ero morto davvero" (uomo medicina, tribù Sioux Winninbago)
Quindi la morte non è contrapposta alla vita, non è la fine della vita. Se volessimo disegnare la realtà delle cose, sarebbe assai più giusto vedere la vita come un cerchio (vedi immagine sopra), di cui la nascita e la morte sono solo due stazioni di passaggio che attraversiamo per accedere a nuove esperienze di vita.

di Cesare Boni "Dove va l'anima dopo la morte"
estrapolazione non sequenziali delle pagine: 21-23-24-25

Un libro che ho letto dopo la perdita di mia moglie e che ho riletto dopo la perdita di mio figlio. Una "difesa" psicologica per continuare ...
wlady

Articolo correlato: 
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http://ningishzidda.altervista.org/

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